«Un lavoratore di 45 anni, mentre era impegnato in attività di sostituzione dell’Aspo, avvolgitore del rotolo di lamiera (coils), ha subito lo schiacciamento di una mano. Soccorso e trasportato presso il Santissima Annunziata di Taranto, ora rischia di perdere tre dita.
L’incidente sul lavoro si è verificato intorno alle 11.30 di venerdì presso il Laf (Laminatoio a Freddo), nello specifico al Decapaggio 2 nello stabilimento siderurgico di Taranto». A darne notizia il Coordinamento provinciale Usb Taranto. «Era inevitabile che, prima o poi, si verificasse un infortunio grave, in quanto le condizioni all’interno della fabbrica sono assolutamente precarie, e poche sono le unità lavorative in attività per gli alti numeri di cassa integrazione. Scarsi manutenzione e controlli sugli impianti, perché spesso ad essere in cassa sono proprio gli addetti alla manutenzione, e inoltre gli attrezzi di lavoro messi a disposizione sono usurati e adattati. Tutto questo si consuma in un ambiente di lavoro tutt’altro che sano, dominato da un clima di timore» dicono dal sindacato, sottolineando come «sono stati gli stessi lavoratori a comunicare l’accaduto ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza» e stigmatizzando come «le relazioni industriali sono praticamente azzerate». In precedenza, era stato Franco Rizzo, dell’esecutivo confederale dell’Usb, a sottolineare che «aumenta la cassa integrazione per gli ex Ilva in As, ma per l’adeguamento ai dati Istat della cassa integrazione, diminuisce ed in taluni casi si azzera del tutto, l’integrazione salariale a causa di un sistema di calcolo che determina questo come inevitabile conseguenza.
Questo quindi evidenzia che non deriva dall’adeguamento alcun beneficio per i lavoratori. Abbiamo sollecitato sull’argomento sia il passato Governo, che quello attuale e, pur avendo ricevuto rassicurazioni, nulla è cambiato». Per Rizzo «va assolutamente reimpostato il ricalcolo dell’integrazione salariale; la nostra proposta è quella di calcolare il 10% sull’imponibile contributivo. Da qui la richiesta ai parlamentari di terra ionica, a lavorare perché venga inserita questa modifica nel primo decreto utile. Peraltro dei 15 milioni annui previsti per coprire l’integrazione salariale, viene spesa puntualmente solo una piccolissima parte. Su altro piano intanto, i corsi di formazione destinati alla ricollocazione della stessa platea di lavoratori, sembrano ancora lontani dalla partenza, nonostante l’ultimo incontro in Regione. Chiediamo lumi sui forti ritardi: sono ormai anni che si parla di questi percorsi formativi, senza che diventino realtà. Sollecitiamo quindi la Regione perché si possa recuperare il tempo perso. In ultimo, ma assolutamente importante, auspichiamo che si possa velocemente aprire un tavolo di discussione con Ministero del Lavoro, e Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per parlare seriamente di un accordo di programma che davvero vada a tutelare i lavoratori sotto ogni punto di vista: occupazionale, sanitario/ambientale e della sicurezza».
La versione dell’azienda – In merito all’evento verificatosi durante regolari attività di manutenzione in corso nel reparto laminazione meccanica a freddo, Acciaierie d’Italia sottolinea in una nota “che l’attività è disciplinata da una pratica operativa specifica e i rischi connessi sono valutati compiutamente all’interno dei documenti di valutazione del rischio di reparto. Gli operatori coinvolti hanno regolarmente ricevuto la formazione necessaria per l’operazione specifica. Inoltre, l’azienda ha informato gli RSL di sito al termine delle operazioni di soccorso dell’operatore e di accertamento della dinamica dell’evento, pur in assenza di qualsivoglia previsione normativa in tal senso”. “Sono in corso verifiche sul rispetto delle procedure di protezione e sicurezza da parte degli addetti” sottolinea AdI.