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Cambiare il Sistema Sanitario

PENSARE PER SISTEMI GOVERNARE PER PROGETTI
Medici in corsia

Il fenomeno pandemico, accanto alle decisioni propedeutiche alla riattivazione del sistema produttivo del Paese, impone di mettere mano alla riprogrammazione del Servizio Sanitario Nazionale, facendo tesoro dell’esperienza emergenziale sinora attraversata. Purtroppo continua a prevalere una scarsa consapevolezza della gravità dei suoi problemi. Sta riesplodendo, in tutta la sua drammaticità la questione dell’ineguaglianza dei cittadini rispetto all’esercizio del diritto costituzionale alla salute. Le cause sono note, ma i rimedi sono una sfida ancora terribilmente incerta, perché la crisi è sistemica, e risolverla richiede una svolta insieme politica, finanziaria, organizzativa che ancora non si vede.

Le risorse del Fondo Sanitario nazionale, sono state e restano insufficienti ad assicurare una crescita normale della spesa sanitaria, richiesta anche dall’invecchiamento della popolazione e relativo incremento del bisogno di cure specialistiche e terapie riabilitative lunghe e costose. Una mancata consapeolezza confermata dalle previsioni del DEF 2022 e della NaDEF 2022 che nel triennio 2023- 2025 prevedono una riduzione della spesa sanitaria media del’1,13% per anno e un rapporto spesa sanitaria/PIL che nel 2025 precipita al 6,1%, ben al di sotto dei livelli pre-pandemia. Nonostante le maggiori risorse investite, il confronto internazionale restituisce risultati simili a quelli dell’era pre-COVID: nel 2021 la spesa sanitaria totale in Italia è sostanzialmente pari alla media OCSE in termini di percentuale di PIL (9,5% vs 9,6%), ma inferiore come spesa pro-capite ($4.038 vs $ 4.435). Soprattutto, la spesa pubblica pro-capite nel nostro Paese è ben al di sotto della media OCSE ($ 3.052 vs $ 3.488) e in Europa ci collochiamo al 16° posto: ben 15 Paesi investono di più in sanità, con un gap dai $ 285 della Repubblica Ceca ai $ 3.299 della Germania.

Con 37 miliardi offerti dal Mes sanitario, a tasso inferiore rispetto a quello di mercato si può dare vigore a un’azione di riqualificazione, rigenerazione, rilancio delle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale. Lo strumento federativo dei poteri delle regioni meridionali diviene fondamentale e necessario per un sistema di scelte che siano collegate fra loro. Il percorso non deve partire da mediocri compromessi al ribasso, ma da convergenze delle coscienze e degli interessi in una scelta consortile e pattizia. Queste convergenze avvengono nella definizione dei progetti, nella loro elaborazione e nella loro realizzazione; si manifestano nella unità di contenuti e di metodo e nella loro interregionalità. Questo percorso contribuisce a determinare la formazione di una classe dirigente che assume coscienza di sé attraverso la costante continuità con il fare e può legittimamente proporsi come tramite politico-istituzionale, costituito mediante il perfezionamento di un apposito patto, rispettoso quindi della Costituzione vigente, capace di mettere insieme le istanze delle regioni meridionali per ricondurle ad istanza unica. Le Regioni del Mezzogiorno devono essere ricondotte ad una riorganizzazione della gestione sanitaria su base funzionale, non limitata nei confini amministrativi regionali.

Questo attraverso una collaborazione sistemica regionale, ed interregionale resa possibile dalla applicazione convinta delle norme sancite dall’art.117 della Costituzione Italiana. La salute degli abitanti non può prescindere dal tenere uniti i due aspetti della salute e del sociale, base fondante del nuovo stile di una medicina di iniziativa intesa come il passaggio da un’offerta di servizi passiva e non coordinata ad un’assistenza integrata in cui ogni soggetto coinvolto svolga il proprio ruolo senza sovrapposizioni, garantendo ai cittadini interventi adeguati e differenziati in rapporto al livello di rischio per la salute. La nostra, pertanto, non è solo, per quanto necessaria, una documentata denuncia del disservizio. La costruzione del Mezzogiorno Federato ed il riconoscimento degli interessi attivi, avviene attraverso il disegno strategico del quale i progetti sono la materia. Essi devono avere contenuti, finalità e tempistica che siano compatibili con il linguaggio tecnico e gli obiettivi progettuali del contraente UE, che sarà l’interlocutore permanente per l’uso di tutte le risorse disponibili sui diversi fondi comunitari monitorati attraverso il nuovo strumento di controllo sull’avanzamento degli investimenti del Ministero dell’Economia, il sistema ReGiS rivolto alla rilevazione e diffusione dei dati di monitoraggio del PNRR che mira a supportare gli adempimenti di rendicontazione e controllo previsti dalla normativa vigente. La scelta di accedere al Mes sanitario riteniamo sia ineludibile e richiede il superamento di pregiudiziali politiche nell’interesse più generale del Paese. Bisogna correre ai ripari per la sanità. Se il Governo crede nella sanità pubblica e vuole salvarla dovrebbe mostrare coraggio.