TARANTO – Caso Stano: alcuni avrebbero ammesso e si sarebbero detti pentiti, altri hanno respinto le accuse.
Ieri gli interrogatori di nove indagati (sei minorenni e tre maggiorenni) accusati di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio ai danni del 66enne di Manduria, Antonio Stano, deceduto il 23 aprile scorso. Minorenni e maggiorenni sono stati ascoltati alla presenza dei loro difensori, gli avvocati Franz Pesare, Nicola Marseglia, Lorenzo Bullo, Armando Pasanisi, Antonio Liagi e Cosimo Micera. Lunedì prossimo sono previsti altri interrogatori. Le violenze, com’è noto, erano state riprese con i telefonini e i filmati divulgati tramite una chat chiamata “Gli orfanelli”. Ed era stato proprio l’esame
dei video a consentire ai poliziotti della Squadra Mobile di Taranto e del Commissariato di Manduria di stringere il cerchio a più riprese attorno agli indagati, Dopo diciotto giorni di agonia nell’ospedale “Marianna Giannuzzi” Stano il 23 aprile era morto. Era stata accertata la presenza sulla vittima, al momento del suo ricovero, di evidenti tracce di sangue coagulato sul volto, sulle labbra e fra i denti, nonché varie ecchimosi in entrambi gli arti inferiori. A fornire un utile contributo, per identificare dei giovani visibili nei video, anche le dichiarazioni rese da un’altra minorenne, conoscente degli aggressori, che si è presentata spontaneamente presso il Commissariato di Manduria, ha sostenuto di essere a conoscenza di alcuni fatti che potevano risultare rilevanti, affermando peraltro di essere a sua volta in possesso di altri filmati in cui il malcapitato veniva colpito al volto da un pugno e trascinato per terra. Circostanze che hanno trovato poi conferma nelle dichiarazioni rese da una professoressa, anche a lei a conoscenza dell’esistenza del video.
L’attenta ricognizione dei video compiuta dagli investigatori della Polizia di Stato e quanto emerso in sede di consulenza tecnica hanno consentito di attribuire a ciascun fermato le singole e gravi condotte, nonché gli espliciti commenti (connotati da esaltazione e talvolta soddisfazione) che seguivano ad ogni episodio di aggressione; commenti che hanno in ultimo lasciato spazio, appresa la notizia delle gravi condizioni di salute dello Stano, alla preoccupazione di essere scoperti. Intanto proprio ieri la Polizia di Stato ha sottolineato che: “Le azioni vessatorie di cui risponde la banda degli orfanelli possono considerarsi “concausa” della patologia che ha provocato la morte di Cosimo Antonio Stano. Gli accertamenti disposti dalle due Procure sulla documentazione clinica e sugli esiti dell’esame autoptico compiuto sul corpo della vittima, consentono di mettere in correlazione l’esito fatale e le azioni criminose addebitate agli indagati. L’analisi della documentazione clinica, come pure degli ulteriori elementi acquisiti ed evidenziati dalla Polizia di Stato nel corso dell’indagine (contenuti audio e video, nonché le chat da cui si ricava con altrettanta evidenza la natura delle vessazioni cui veniva sottoposta la vittima) ha consentito di ritenere le condotte addebitate agli indagati una “concausa” nella comparsa della patologia di cui era affetto l’uomo”.