Prima la visita al Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri, poi il bagno di folla al Delfino dove ad attenderlo c’erano centinaia di militanti arrivati da tutta la provincia, guidati dall’on. Gianfranco Chiarelli, vice coordinatore regionale e riferimento territoriale della Lega. Da lontano arriva l’eco dei contestatori fermati a distanza di sicurezza sul viale Virgilio letteralmente blindato e chiuso al traffico. L’incursione tarantina di Matteo Salvini apre di fatto la campagna ellettorale della Lega per le prossime elezioni regionali. E il leader del Carroccio chiarisce subito quali sono le sue idee sull’identikit del candidato che il centrodestra dovrà schierare per la presidenza della Regione. L’affondo a Raffaele Fitto, la figura sulla quale punta Fratelli d’Italia, è piuttosto esplicito: «Mi interessa una squadra vincente, non il nome e il cognome, che comunque avremo a breve, entro febbraio. Parlo di squadra concreta con volti nuovi perché i pugliesi mi chiedono di guardare avanti e non solo indietro. Serve una squadra che cancelli il nulla di Emiliano. Se i tarantini e i pugliesi vogliono provare il cambiamento, la Lega è pronta». Niente nomi, quindi. Ma il richiamo a volti nuovi e l’invito a non guardare indietro sono messaggi chiarissimi sul gradimento della Lega rispetto a una candidatura Fitto. Accanto a Salvini, a seguirlo come un’ombra, c’era Nuccio Altieri, ex fittiano, ora presidente di Invimit, la società di gestione del risparmio che fa capo al Ministero dell’Economia. È lui l’uomo sul quale punta la Lega per sfidare Emiliano e il centrosinistra.
A Salvini non si può certo addebitare la mancanza di chiarezza. Chiarissimo, infatti, anche il suo pensiero sull’Ilva: «In un paese civile si tutela la salute e l’ambiente, perché il diritto alla vita è sacrosanto, senza tuttavia licenziare migliaia di persone. Non posso immaginare Taranto, la Puglia e l’Italia senza acciaio perché le imprese italiane devono poter competere. Se qualcuno domattina chiudesse l’Ilva sarebbe drammatico perché perdi il lavoro e perdi le bonifiche, perché se chiudi l’Ilva nessuno farà più le bonifiche. L’unica cosa che non possiamo fare ai danni dei tarantini, che di danni ne hanno già subiti parecchi, è far perdere il lavoro e non fare le bonifiche.
Spero che si convincano gli imprenditori a restare in Italia perché se facciamo scappare gli imprenditori qui resta il deserto. Turismo? L’italia ha bellezze straordinarie, ma non può perdere l’industria. Penso anche all’Arsenale, al rilancio del porto, all’agricoltura, alla manifattura. Non è pensabile chiudere fabbriche che danno migliaia di posti di lavoro».
Dalle questioni tarantine a quellea nazionali, a cominciare dai tentativi dell’attuale governo di sgretolare i decreti sicurezza: «È un fatto che mi preoccuopa. Stasera sono passato dal Comando dell’Arma per rendere omaggio alle forze dell’ordine. C’è bisogno di più sicurezza, telecamere, cani antidroga, più poteri ai sindaci. chi vuole cancellare i decreti sicurezza fa male all’Italia e agli italiani. Oggi sono comununque contento perché Taranto fra qualche giorno avrà centinaia di ragazzi in divisa in più perché a marzo tornano gli allievi che diventeranno uomini e donne dell’Arma». Ma non sarà mica pentito di aver mandato in fumo il Conte 1? «No, Sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto in un anno: quota cento, pace fiscale, flat tax, decreti sicurezza, legittima difesa, codice rosso. Poi era diventato impossibile lavorare con i Cinquestelle che sono il partito del no a tutto e quindi abbiamo preferito lasciare i ministeri invece che tirare a campare, cosa che il Pd evidentemente non ha la stessa dignità di fare perché sono attaccati alle poltrone. In questo governo litigano su tutto e non combinano niente. Un governo che non fa nulla è un dramma per cui spero che si voti il prima possibile e non esistono governicchi e trucchetti di palazzo. Prima si vota e meglio è».
Enzo Ferrari
Direttore responsabile