Una giornata di incontri e discussioni. Di confronti. A Palazzo di Città ieri si è affrontato non solo il controverso rapporto tra Taranto e la Fabbrica, l’ex Ilva oggi Arcelor Mittal, ma si è provato a capire come – e se – questo rapporto debba proseguire. Andiamo per ordine. In mattinata spazio al tavolo tra l’Amministrazione comunale e i parlamentari ionici; tavolo che “ha raggiunto una generale sintonia sulle esigenze inderogabili della comunità ionica, sulle azioni da porre in essere a tutti i livelli istituzionali per assicurare il raggiungimento di tali obiettivi epocali, nelle more di comprendere quali atti formalmente il Governo intenderà adottare” si legge nella nota firmata dal sindaco Melucci e dagli onorevoli Cassese, D’Amato (europarlamentare), De Giorgi, Ermellino, Pagano e Vianello. Il tavolo “ritiene ormai che l’unica linea possibile per il bene di Taranto sia quella che conduce ad un accordo di programma come quello adottato a Genova, che non prescinda dalla valutazione dell’impatto sanitario preventiva. C’è dunque una visione condivisa sullo stop alle fonti inquinanti dello stabilimento siderurgico, sulle risorse da garantire alle bonifiche dell’area ionica, alla riqualificazione dei lavoratori e al redigendo Dl Taranto. Misure, queste ultime, che devono prescindere dagli esiti della attuale trattativa con ArcelorMittal.
Dovesse mancare la prospettiva dell’accordo di programma con siffatte caratteristiche, il tavolo concorda sulla irrimediabilità della chiusura definitiva della fabbrica ionica. Il tavolo tornerà a confrontarsi in maniera ricorrente man mano che la vertenza ex Ilva si evolverà”.
“Crediamo che per Taranto e per la Puglia, chiunque sia impegnato per la ricentralizzazione del territorio nel dibattito politico e sociale, a prescindere dalle personali appartenenze politiche e dal ruolo che riveste nel proprio quotidiano, debba perseguire gli stessi intendimenti. L’obiettivo ora dovrà essere comune perché già in passato, chi aveva potere decisionale su Taranto ha continuato ad appoggiare le becere politiche unicamente a vantaggio della fabbrica, il tutto a sfavore della città e dei suoi abitanti. Cosi come abbiamo messo fine all’odiosa immunità penale in maniera trasversale, ora occorre lavorare in sinergia per Taranto. Auspichiamo che tutte le forze politiche e sociali a prescindere dal ruolo convergano in questo percorso” hanno voluto specificare successivamente i deputati 5 Stelle che hanno partecipato all’incontro. “Intendiamo ribadire le nostre proposte, anche come esempio di chiarezza nei confronti di tutti gli interlocutori coinvolti, a cominciare dal nostro gruppo parlamentare”, aggiungono, elencando i punti per Ilva: “Si propone quindi la chiusura delle fonti inquinanti previo accordo di programma sul modello genovese, con l’intento di pianificare la chiusura dell’area a caldo; conseguentemente il rafforzamento dell’area a freddo con mantenimento dei livelli reddituali dei lavoratori in esubero tramite il reimpiego per le bonifiche, lavori di pubblica utilità, nuove opportunità lavorative e buonuscita. Occorre quindi una Valutazione del Danno Sanitario preventiva, realizzata in base alle linee guida VIS. Ovviamente non accetteremo nessun nuovo decreto Salva Ilva”. “Su Taranto – concludono – oltre alle singole proposte che abbiamo già rappresentato al Governo non solo nell’ambito del Cantiere Taranto, ribadiamo l’importanza di proseguire sulla linea della riconversione economica, grazie agli stimoli e all’impegno di un commissario straordinario che sia in grado di realizzare una pianificazione e quindi un cronoprogramma di breve, medio e lungo termine, il quale altresì possa reperire risorse attingendo a fondi in ambito Mef e ministero per il Sud. Inoltre il Fondo di transizione equa non dovrà essere usato per salvare l’Ilva ma per sostenere un processo di cambiamento socio-economico a lungo termine”.
“Se Taranto, attraverso il suo sindaco, chiede aiuto perché il Governo, sia in fase di accordo con Mittal che di predisposizione di un decreto per Taranto, tuteli la salute e l’occupazione dei tarantini, mi troverà sempre al suo fianco pronta a dare il massimo supporto all’obiettivo e a ogni costo. La Regione Puglia può e deve supportare questa richiesta e il M5s Puglia è pronto. Bisogna lavorare in sinergia, perché il bene di Taranto va oltre l’appartenenza politica” le parole della candidata presidente pentastellata alla Regione Puglia Antonella Laricchia e il consigliere regionale Marco Galante in seguito all’incontro.
“Apprendiamo da fonti di stampa che il Mise e i Commissari di Ilva SpA in AS sarebbero pronti a sottoscrivere con ArcelorMittal, in vista dell’udienza del prossimo 6 marzo presso il Tribunale di Milano, un accordo le cui basi non sembrano garantire gli interessi della comunità ionica, né mai sono state oggetto di un minimo di confronto con la città di Taranto” aveva in precedenza dichiarato il sindaco Rinaldo Melucci: “Non sembra, per quanto circola in queste ore sul punto, che alcuna delle parti di cui si compone questo accordo sia volta ad accogliere la richiesta sentita dai cittadini di Taranto e anche da una gran parte dei lavoratori dello stabilimento siderurgico di chiusura rapida di tutte le fonti inquinanti, di predisposizione di un accordo di programma mutuato dall’analogo strumento adottato per Genova già venti anni fa, di reimpiego dei lavoratori in esubero in attività di bonifica del territorio o socialmente utili. Oggi l’Amministrazione comunale e la comunità tarantina invitano il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli a non procedere ad una siffatta stipula, senza un previo serio confronto con la cittadinanza su temi così sensibili. Al pari, l’Amministrazione comunale e la comunità tarantina chiedono pubblicamente al Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri di fornire adeguata e urgente informazione sulle coperture del presunto ‘Dl Taranto’ e garantire che esse non siano subordinate agli esiti di un accordo capestro per la città sullo stabilimento siderurgico”.
“Il sindaco Melucci investa preventivamente il Consiglio Comunale su tutte le decisioni riguardanti i delicati rapporti tra città, Ilva in A. S. e ArcelorMittal” è quanto chiedono, in queste ore decisive per il futuro della città e dello stabilimento siderurgico, i consiglieri comunali Stefania Baldassari e Marco Nilo, “a maggior ragione dopo l’ordinanza emessa dal primo cittadino che impone all’azienda di eliminare le emissioni nocive entro 30 giorni pena la chiusura”. I commissari di Ilva in Amministrazione Straordinaria hanno subito annunciato l’impugnazione del provvedimento. “L’ordinanza del sindaco – spiegano Baldassari e Nilo – quanto alle finalità ci trova pienamente d’accordo. La difesa da qualsiasi tipo di emissione potenzialmente inquinante non ha colore: ognuno di noi deve essere impegnato in tal senso utilizzando tutti gli strumenti normativi a disposizione. Quello che non comprendiamo è come possa coesistere lo strumento della ordinanza contingibile ed urgente con la previsione di rinviare l’applicazione e la efficacia della stessa alla esecuzione dei diversi interventi e attività previste. Se c’è l’urgenza ed il pericolo grave ed imminente, segnalato e corroborato da indicazioni scientifiche e tecniche univoche, occorre intervenire subito”.
A riunirsi nel pomeriggio di ieri, sempre a Palazzo di Città, è stato poi il tavolo per lo sviluppo, che ha visto la partecipazione, oltre al civico ente, della Provincia di Taranto, della Camera di Commercio di Taranto, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio e delle confederazioni sindacali provinciali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb e Confsal. L’esito è apparso meno ‘drastico’ rispetto al tavolo del mattino. Probabilmente, avrà inciso la presnza del sindacato. Luci puntate sulle questioni relative al cosiddetto “cantiere Taranto”, con i partecipanti che hanno dichiarato “la disponibilità a ricercare una solida posizione unitaria in vista della convocazione del Cis Taranto del prossimo 5 marzo e, naturalmente, hanno discusso lungamente dell’attualità delle iniziative di Governo in relazione alla vertenza ex Ilva, ponendo l’accento sulla centralità delle istanze provenienti in questo momento dal mondo del lavoro e delle imprese”. Non è escluso, peraltro, che alla vigilia del 5 marzo, venga sottoscritto l’accordo tra governo e Arcelor Mittal per mettere fine alla causa civile e porre le basi per i futuri assetti industriali dell’azienda. Dal Comune si sottolinea che “pur necessitando il tavolo di ulteriori approfondimenti sui contenuti e sulle soluzioni, che non potranno che vedere da subito il coinvolgimento delle singole categorie, nella previsione di eventuali intese, è stato espresso l’unanime richiamo al Governo ad un preventivo confronto e alla condivisione, oltre che con le parti sociali, anche con la comunità ionica e gli enti locali” è quanto comunicato dallo stesso Comune in una nota che porta le firme, oltre che del sindaco, di Antonio Castellucci (Cisl), Giancarlo Turi (Uil), Paolo Peluso (Cgil), Franco Rizzo (Usb), Salvatore Mattia (Confsal), Alessandro Calabrese (Ugl), Sergio Prete (Autorità di Sistema Portuale), Luigi Sportelli (Camera di Commercio), Piero Bitetti (ente Provincia di Taranto). A protestare è stata la Fim, sigla metalmeccanica della Cisl: “Il sindaco ha escluso dal confronto le categorie di Fim, Fiom e Uilm, chiamate dalle rispettive sigle confederali per offrire un supporto adeguato al tavolo. Dal sindaco di Taranto non ci saremmo mai aspettati un atteggiamento simile, considerata la trasparenza più volte richiesta dallo stesso primo cittadino. Impegnarsi per la risoluzione di una vertenza così complessa come quella dell’ex Ilva è nostro dovere. Non accettiamo che un sindaco escluda dal confronto chi la fabbrica la vive quotidianamente, accanto ai lavoratori e ai cittadini” ha dichiarato Michele Tamburrano, segretario generale Fim Cisl Taranto.