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La gravidanza è uno dei momenti più felici e al tempo stesso più complicati della vita di una donna. Alla felicità di sapere che una nuova vita cresce dentro di sé, si associano mille paure, insicurezze e ansie legate alla salute propria e del bambino.
Una gravidanza e un parto vissuti durante la pandemia da Covid aumentano maggiormente i timori della futura mamma.
Lo sa bene Marisa, una giovane donna della provincia di Taranto che nei giorni scorsi ha dato alla luce il suo secondogenito. “Ho vissuto dei mesi non semplici, tra ansie, preoccupazioni e mille incertezze. Le mie uniche sicurezze sono state la mia casa, le braccia affettuose della mia primogenita e quelle sicure di mio marito, e il conforto telefonico di mia madre”.
I primi mesi di gravidanza hanno avuto un decorso del tutto normale, ma gli ultimi hanno coinciso con l’arrivo in Italia del Coronavirus, con il diffondersi del contagio e con l’attivazione delle misure di prevenzione che ben conosciamo. “Il mio ultimo controllo in compagnia di mio marito risale al primo marzo. I successivi, munita di mascherina e guanti, li ho fatti da sola con il mio piccolo. Questa nuova situazione – continua Marisa – e la paura del contagio, hanno amplificato le mie paure. Ma grazie anche al supporto della mia ginecologa, che mi ha sempre incoraggiata e rassicurata, sono andata avanti e mi sono fatta forza, riducendo al minimo i pensieri negativi e accettando l’idea che avrei dovuto affrontare tutto da sola”.
Come lei altre donne hanno vissuto le stesse emozioni, condizioni e preoccupazioni e con loro Marisa ha potuto condividere il suo percorso, del tutto nuovo rispetto a quello vissuto durante la prima gravidanza.
La misurazione della temperatura corporea all’ingresso della struttura, la sala d’attesa in cui rispettare la distanza di sicurezza, i volti nascosti dalle mascherine, le visite e i controlli senza accompagnatore: esperienze di madri nell’era del Covid, accomunate dallo stesso destino che le vede costrette a vivere in solitudine uno dei momenti più belli della loro vita. Perché in questo periodo, la maggiore restrizione per i neo genitori è rappresentata proprio dall’assenza dei familiari durante il parto e la degenza ospedaliera.
Marisa è stata sottoposta ad un cesareo programmato, pertanto suo marito non avrebbe potuto assistere comunque al parto, “ma almeno avrei potuto vedere lui o i miei familiari uscendo dalla sala operatoria e avrei potuto contare sul loro supporto. Invece devono rimanere fuori dall’ospedale, anche mio marito, in attesa di ricevere una chiamata, un messaggio o una foto che annunci loro la nascita del mio bimbo. L’immagine di mio marito lontano da me, da noi, costretto a vedere suo figlio solo attraverso il cellulare è quella che in questi mesi mi ha fatto più male. Solo il pensiero di abbracciare il mio piccolo mi ha dato la forza necessaria per affrontare questa esperienza così particolare”.
Il parto è andato bene, mamma e figlio sono stati ricoverati per due giorni, durante i quali non hanno potuto ricevere alcuna visita, neanche quella di papà Michele. Anche per lui questa esperienza non è stata facile. “L’emergenza sanitaria mi ha tenuto lontano da mia moglie e mio figlio nel momento più importante. Ho dovuto aspettare due giorni per poterli avere accanto. È stato difficile da accettare, ma mi rendo conto che questa misura ha reso l’ospedale più sicuro per i pazienti e anche per i miei cari”.
In merito ai giorni di degenza in ospedale Marisa racconta: “Sono stata sola, ma ho avuto il conforto e l’aiuto di tutto il personale sanitario che mi ha assistita durante il mio ricovero. Mi mancava la mia famiglia, però, e non vedevo l’ora di tornare a casa per condividere, non più a distanza, la mia grande gioia e dire al mio piccolo Giuseppe che è andato tutto bene”.
Congratulazioni a questa famiglia per il lieto evento. Benvenuto al mondo Giuseppe e buona vita!
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