Per due mesi ho seguito rigorosamente le prescrizioni e precauzioni per circoscrivere la pandemia.
Sono uscito da casa una volta a settimana, e in ogni uscita ho messo insieme la spesa alimentare, quella di detersivi e prodotti per l’igiene, la spesa farmaceutica, e una volta ogni 15 giorni circa i prelievi bancomat.
Sono stato a rispettosa distanza – molto più di un metro – da chiunque incrociassi per strada o anche nel supermercato; ho sempre indossato la mascherina al chiuso o in coda.
Ora dovrò assembrarmi, ed assoggettarmi ad un coda ancora più lunga di quelle già usualmente inaccettabili, alla Posta.
Perché il 4 maggio un postino molto poco per bene ha ritenuto di fare una toccata e fuga dalle parti di casa mia, infilando nella cassetta della posta un “avviso di giacenza” di una raccomandata. Piccolo particolare: alle 15,20 del 4 maggio eravamo in casa tanto io quanto mio fratello. Se il postino si è degnato di citofonare, deve averlo fatto per non più di un nanosecondo, per evitare il fastidio di aspettare una risposta e, magari, di dover perdere qualche minuto del suo prezioso tempo per consegnare la raccomandata.
Non solo. Il mio condominio dispone di un portiere, che fra le altre incombenze svolge quella – preziosa, specie prima dell’era Covid-19 – di ricevere corrispondenza e pacchi postali quando gli inquilini dovessero essere assenti. Oltre alla responsabilità individuale del postino mascalzone in questione, perché chi organizza il lavoro di distribuzione non tiene in considerazione per le consegne gli orari di portineria?
In questi due mesi abbiamo elogiato l’attività di medici, infermieri, farmacisti, professionisti della sanità, costretti ad un superlavoro in condizioni di emergenza. Sappiamo, forse non tutti, che un ruolo essenziale per consentirci di vivere lo hanno svolto anche, insieme con le forze dell’ordine, agricoltori, contadini e lavoratori dell’agroalimentare, lavoratori delle aziende elettriche e delle reti infrastrutturali, professori catapultati nei problemi della didattica a distanza, esercenti e commessi di centri commerciali, tabaccherie e negozi di alimentari; nonché, indispensabili, autotrasportatori, corrieri, postini.
Non voglio quindi generalizzare, ma un po’ troppo spesso (e non solo a me, ma anche a molti amici e conoscenti) capita che un postino “pigro” (la definizione esatta sarebbe delinquente, perché è uno che delinque) ci consideri in partenza destinatari assenti, preferendo lasciare nella cassetta della corrispondenza un avviso che costringe noi (o, per i più anziani, un “congiunto”, munito beninteso di delega, come se tutti gli anziani, poi avessero un casa uno scanner ed una stampante) ad uscire da casa per incrementare file, comunque indegne di un Paese civile, negli uffici postali.
Il postino suona sempre due volte: un tempo. Adesso non suona neanche una volta sola. Arrangiatevi. Arrangiamoci. Noi però continueremo a denunciare questo indecente disservizio.
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