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Da Giuseppe Manfuso, segretario territoriale della Slp-Cisl Taranto-Brindisi, riceviamo e pubblichiamo.
Egregio Direttore, sono venuto a conoscenza di uno spiacevole articolo a firma del dottor Mazzarino pubblicato sulla sua testata giornalistica di cui, tra l’altro, ho sempre pensato un gran bene. Il giornalista in questione, attraverso il suo articolo, offende pesantemente il suo postino di zona in quanto, a suo dire, non avrebbe provveduto a citofonare per consegnargli una raccomandata. Occorre precisare quali siano le disposizioni di consegna degli oggetti a firma al tempo del Covid. Per prevenire il contagio e ridurre al minimo il rischio per Portalettere e Clienti, non è previsto di avere contatti con gli utenti. Pertanto, in caso di raccomandata che non necessiti obbligatoriamente il contatto (come contrassegni ad esempio), il Portalettere deve citofonare, in caso di risposta del destinatario chiedere se intende accettare la raccomandata e se la risposta è positiva provvedere a postalizzarla direttamente nella cassetta della posta (qualora sia idonea ed abbastanza capiente da contenere il plico che si sta per ricevere). Chi non è del “mestiere”, probabilmente, non potrà mai capire che per un Portalettere, oggi, è molto più rapido “imbucare” la raccomandata rispetto a predisporne l’avviso che costringerà l’utente al ritiro dall’Ufficio Postale.
Inoltre, Poste Italiane è molto attenta e scrupolosa al corretto svolgimento di tali operazioni, tanto da aver predisposto, da diverso tempo, degli obiettivi sfidanti che giornalmente monitorano le attività del Portalettere, calcolandone l’effettiva percentuale di consegna andata a buon fine rispetto agli avvisi lasciati. Tali percentuali poi, consentono di disporre eventuali premi. Pertanto, tra la facilità di consegna e la possibilità di essere anche premiati, tutta la filiera del recapito, nascosta dietro il processo ultimo (la consegna del Portalettere), non ha alcun interesse ad emettere avvisi di giacenza, anzi, ritiene più redditizio e rapido consegnare. Da un Giornalista con la G maiuscola ci saremmo aspettati di più.
Ci saremmo aspettati che non avesse usato il proprio “mestiere” per sfogare tutta la sua rabbia per aver trovato un avviso di giacenza, che non avesse usato il vostro quotato giornale per uno sfogo personale e soprattutto che, prima di usare la propria “macchina da scrivere”, avesse preso informazioni sul nostro servizio postale.
Quanto premesso, a tutela di una intera categoria denigrata da questo ingiusto titolone di giornale che getta fango sugli addetti che, facendo parte di un servizio indispensabile per il nostro paese, hanno continuato ad unire l’Italia da sud a nord attraverso le vostre spedizioni e le nostre consegne.
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La Replica
Da vecchio sindacalista, oltre che giornalista, sono molto contento che i sindacati difendano i lavoratori; anche quando, come in questo caso, il lavoratore è in torto.
Il segretario dei postini Cisl espone considerazioni del tutto sottoscrivibili; però dimentica una cosa: alle 15,20 del 4 maggio io ero in casa, ed in casa con me c’era anche mio fratello, e non abbiamo ricevuto nessuna citofonata.
Non so se sarebbe stato più comodo citofonare, attendere una risposta e consegnare quello nel gergo burocratico delle poste si chiama “invio” invece di limitarsi ad emettere dall’apposita macchinetta un avviso di giacenza ed andar via.
So, per averlo controllato e ricontrollato, che il portalettere deve accertarsi – anche in questo periodo di pandemia, così almeno si legge sul sito delle Poste – che il destinatario dell’invìo sia in casa; e che in questo caso, per ridurre (giustamente) rischi di contagio, immetterà l’invìo nella cassetta delle lettere; “Per garantire il distanziamento sociale dovranno essere ritirati presso l’ufficio postale, previo rilascio dell’avviso di giacenza (…) gli invii non immessi in cassetta per assenza del destinatario e delle persone abilitate” (sito delle Poste).
So anch’io, e mi pare di averlo scritto, che autotrasportatori, corrieri e postini, “indispensabili”, hanno svolto e stanno svolgendo “un ruolo essenziale per consentirci di vivere” (sono le esatte parole che ho usato).
So anche che, pur essendo assolutamente reperibile (e con me era assolutamente reperibile in casa anche mio fratello, domiciliato da me fin dall’inizio dell’emergenza Covid-19), mi son dovuto assoggettare alla fila (per fortuna con persone civili e molto distanziate) per poter ritirare la corrispondenza, in un ufficio postale per fortuna non lontano da casa. Ad altri miei amici, conoscenti e loro congiunti, come si può verificare anche da quanto hanno scritto su Facebook, è capitata la stessa disavventura; e magari l’ufficio postale era più lontano, c’era una coda più lunga, o loro erano più anziani e meno “semoventi” di me.
Per completezza di informazione devo aggiungere che il personale delle Poste centrali è stato efficiente e veloce nel disbrigo della pratica.
Una sola osservazione: non è “a mio dire” che il postino di zona NON ha citofonato; e non è certo una questione personale, meno che mai un “gettare fango sugli addetti”, ai quali, in generale, va tutta la mia stima. Come va al segretario territoriale del Slp-Cisl, che dice cose largamente condivisibili e che fa benissimo a difendere la categoria, un po’ meno bene se vuole negare l’evidenza di quanto è capitato a me e mio fratello e ad altre persone a me note con precise generalità.
Giuseppe Mazzarino
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