TARANTO – La lite per uno sguardo di troppo e qualche parola poco piacevole. Un’aggressione, che fece finire la vittima in coma e l’autore, Raffaele Micelli, 24 anni, grottagliese, in carcere.
Una vicenda drammatica, quella avvenuta nel centro della città della ceramica, sfociata in un processo. In primo grado Micelli fu condannato per il reato di omicidio tentato a 6 anni di reclusione. La condanna fu ritenuta troppo lieve dalla pubblica accusa che nel corso del giudizio di primo grado, nelle forme del rito abbreviato aveva chiesto una pena di 10 anni.
Il giudizio di appello si concluse successivamente con una sentenza che accolse la richiesta della pubblica accusa di aumento della pena, che fu comminata in 9 anni di reclusione.
La difesa rappresentata dall’avv. Luigi Danucci ha sempre fatto leva sulla assenza della volontà di uccidere dell’imputato. Micelli non ha mai negato il litigio, ma ha sempre chiarito che mai aveva agito con l’intento di uccidere e che solo per tragica fatalità il ‘rivale’ cadde a terra e battendo forte il capo patí l’ematoma che determinó il coma. La battaglia legale fu celebrata a suon di perizie e consulenze, ma sempre con la vittoria della pubblica accusa: le sentenze di primo e secondo grado hanno sempre sancito che quella aggressione fu effettuata da Micelli accettando il rischio di ucidere il rivale.
L’avv. Danucci formulando il ricorso aveva fortemente censurato la decisione di entrambi i giudici di primo e secondo grado, evidenziando come l’azione fosse del tutto ordinaria e che non presentasse elementi inequivoci che svelassero la volontà di uccidere e che tale tragico evento fu deteerminato da una caduta accidentale. Durante il giudizio dinanzi alla suprema corte di Cassazione l’imputato è stato rapresentato dall’avv. Franz Pesare, che illustrando i punti a favore della difesa ha determiniato il convicimento degli ermellini, che emettevano sentenza di annullamento con rinvio della sentenza emessa dalla corte di appello. Un punto a favore della difesa. E per l’imputato attualmente ai domiciliari potrebbe arrivare la remissione in libertà