TARANTO – Continuano e sono stati intensificati i blocchi agli ingressi dell’Eni. Da giorni infatti a protestare sono i dipendententi dell’appalto che non sono stati assorbiti dalle nuove ditte.
Questa mattina hanno tenuto un sit-in anche al varco 2, fermando le autobotti in arrivo con i rifornimenti. Una raffineria, dunque, interamente presidiata ed una protesta che si sta facendo sempre più forte e decisa; con presidi 24 ore su 24, con tre turni al giorno per sollecitare le autorità competenti e l’azienda ad un intervento forte e tempestivo per la risoluzione elle vertenza. Al varco 2 la manifestazione persisterà fino a riscontri concreti, ma i blocchi sono stati allentati dopo l’incontro informale, sempre stamattina, tra sindacati e direttore dell’Eni. Quest’ultimo ha promesso il suo interessamento alla vicenda.
Circa 25 le persone che stamattina hanno manifestato. Una quarantina, invece, i lavoratori che rischiano la cassaintegrazione o la mobilità.
Cgil, Cisl e Uil hanno convocato per oggi tutte le categorie interessate per definire una strategia. «La Uilm – spiega il segretario Roberto Basile – punta ad una clausola sociale che tuteli le professionalità del territorio perché riteniamo che, in un momento di crisi come questo, tutte le aziende fanno di tutto per partecipare a gare, al massimo ribasso, e poi lavoratori professionisti non trovano la giusta collocazione».
Al momento dunque presidi ai varchi 1, 2 e 3 dell’Eni. «Da più di una settimana – spiega Salvatore Galasso, dello Slai Cobas – gli operai dell’appalto Eni sono in sciopero. Abbiamo sollecitato anche il Prefetto a convocare un tavolo sulla vertenza. Attendiamo riscontri».