In questo mese di Ottobre nasce su binari paralleli, la speranza di un mondo migliore e la certezza che, nel mondo “reale”, ci sono ancora tanti passi da compiere se in Italia le massime cariche dello Stato, hanno un passato imbarazzante e pericolosamente antiprogressista. Non ci sono fantasmi a fare da spauracchio, ma affermazioni e comportamenti che hanno compromesso il corpo di una politica che, oggi, si ripresenta – dopo l’era dei tecnici – con profili istituzionali discutibili e fa parlare dell’Italia nel mondo come di un esempio negativo. Non ci sono idee giuste o sbagliate, sia chiaro, ci sono comportamenti giusti o sbagliati. Unica consolazione, che la letteratura abbia risposto con libri degni di costruire un corpo politico nuovo e lo faccia già da tempo, a prescindere dal Nobel meritatissimo vinto da Annie Ernaux.
ANNIE ERNAUX – “L’evento” – L’Orma Editore
Ottobre 1963: una studentessa ventitreenne è costretta a percorrere vie clandestine per poter interrompere una gravidanza. In Francia l’aborto è ancora illegale – la parola stessa è considerata impronunciabile, non ha un suo «posto nel linguaggio». L’evento restituisce i giorni e le tappe di un’«esperienza umana totale»: le spaesate ricerche di soluzioni e la disperata apatia, le ambiguità dei medici e la sistematica fascinazione dei maschi, la vicinanza di qualche compagna di corso e l’incontro con la mammana, sino al senso di fierezza per aver saputo attraversare un’abbacinante compresenza di vita e morte. Calandosi «in ogni immagine, fino ad avere la sensazione fisica di “raggiungerla”», Ernaux interroga la memoria come strumento di conoscenza del reale. Dalla cronistoria di un avvenimento individualmente e politicamente trasformativo sorge una voce esattissima, irrefutabile, che apre uno spazio letterario di testimonianza per generazioni di donne escluse dalla Storia.
ANNIE ERNAUX – “La vergona” – L’Orma Editore
Resoconto dell’infanzia e dei suoi abissi, “La vergogna” ricostruisce con spietata lucidità una presa di consapevolezza: quella di una bambina di dodici anni testimone della «scena» spartiacque, rimasta a lungo indicibile, che le fa scoprire di colpo di essere dalla parte sbagliata della società. Inventariando i linguaggi, i riti e le norme che delimitavano il suo pensiero e la sua condotta di allora, Ernaux sprofonda nella memoria intima e collettiva – fatta di usanze, espressioni e modi di dire – e scompone l’habitat del mondo in cui era immersa: la scuola privata, i codici della religione cattolica, il culto della «buona educazione», le leggi non scritte ma inviolabili della gerarchia sociale. Come nessun altro, Annie Ernaux riesce a mettere a fuoco con bruciante distacco – da esemplare «etnologa di se stessa» – la più indifesa delle età, raccontando quel violento e reiterato sconcerto che è l’ingresso nella vita adulta.
Antonio Mandese
Libraio ed editore