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Quel “Va pensiero” che ha chiuso il dramma dell’Olocausto ebraico

Il binario 21 alla stazione Centrale di Milano

“Diede una voce
alle speranze e ai lutti
pianse ed amò per tutti”
G. D’Annunzio – “Inno a Verdi”

Giorni or sono, in memoria della immane tragedia del popolo ebraico, condotto al massacro delle camere a gas, del quale i nazisti furono artefici inumani, la televisione italiana ha trasmesso col titolo di “Binario 21” stazione ferroviaria di Milano al piano primo, una elencazione non solo fortemente e storicamente educativa, ma al tempo stesso, serena e ferma nel ricordo di quella inumana tragedia che causò la morte di milioni e milioni di incolpevoli ebrei. Si voleva distruggere un popolo! Un ritorno del Caino uomo sulla terra, come ebbe a scrivere Primo Levi nel suo “Se questo è un uomo” e nel successivo “La tregua”.

La trasmissione televisiva è stata condotta con serenità ed amabile gusto da Fabio Fazio ed è stata narrata, proprio narrata, dalla senatrice Liliana Segre con parole drammatiche che, pur nella composta solennità della storia di tanti e sua, ha tracciato e testimoniato in modo alto e pacato tra un ricordo ed una nascosta lacrima, la feroce disumanità di quel partito tedesco che ha infierito con barbarico odio contro un popolo inerme e succube. La senatrice Segre ha, ripeto, saputo, attraverso una parola triste, ma senza rancore, dire il partecipe dramma di lei giovinetta a quell’inaudito scempio di innocenti vittime di una perversa e senza limiti violenza, ideologica di superiorità e intolleranza. Il silenzioso e raccolto uditore presente ha seguito la memoriale e ferma testimonianza della senatrice e la grata partecipazione del conduttore Fabio Fazio. Intorno una atmosfera di silenzio meditativo e di unione di mente e di cuore nel mentre il racconto dell’Olocausto si svolgeva nel trasporto dei tanti convenuti al supplizio dei campi di sterminio. Primo Levi, che già prima abbiamo nominato, fu arrestato nel 1943 e condotto a morire, come scrisse nel suo “Se questo è un uomo” ad Auschwitz. Un italiano che non volle accettare la vergogna delle leggi razziali, un italiano-ebreo, scrittore e poeta che fortunatamente salvo dall’infamia nazista, volle raccontare nel suo libro citato, la testimonianza del suo patire ed il suo poter finire l’esistenza tra angherie di inaudita violenza. Volle che il suo scritto rimanesse a monito eterno di chi avrebbe letto quelle sue pagine allucinanti dei brutali crimini nazisti e al principio della sua opera scrisse queste parole di impareggiabile bellezza espressiva.

“Voi che vivete sicuri / nelle vostre tiepide case, / voi che trovate tornando a sera / il cibo caldo e visi amici: / considerate se questo è un uomo / che lavora nel fango / che non conosce pace / che lotta per mezzo pane / che muore per un sì o per un no. / Considerate se questa è una donna / senza capelli e senza nome, / senza più forza di ricordare. / Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore./ Ripetetele ai vostri figli, / o vi si sfaccia la casa / la malattia vi impedisca, /i vostri nati torcano il viso da voi”. Alla fine della trasmissione Binario 21, con atto di geniale fraternità fra la pagina della storia trascorsa ed attuale, il coro della Scala di Milano, ha cantato con perfetta ritmica adesione alle soavi e vigorose note verdiane, il celebre coro “Va pensiero”. Un canto triste e di speranza, di care memorie belle e fatali, di una patria “bella e perduta” nella quarta parte della terza visione del “Nabucco”, sulla sponda del fiume Eufrate, anche allora degli ebrei, costretti ai lavori forzati dai vincenti babilonesi, anche allora, si eleva un canto sfuggente nel quale si piange il destino di una patria sconfitta e si invoca l’aiuto del cielo, dell’onnipotente Signore.

“Va pensiero” che ha chiuso la commovente trasmissione televisiva è una pagina eterna del genio verdiano con quelle struggenti parole: “o mia patria, “arpa d’oro”, “o ti ispiri, il Signore”. Parole e musica che ormai sono nel cuore di tutti noi, e che furono per noi momenti di riscatto risorgimentale. È un coro polifonico, un dramma corale come è stato giustamente scritto. Con “Va pensiero” si è chiusa la indimenticabile testimonianza del martirio ebraico; ed il coro che è di spirituale elevazione morale e poetica, di artistica fusione melodica, ricorda a noi, a monito, ieri come oggi e sempre, che la furia della guerra e l’odio del nemico trascorre, passa nel tempo che passa e lascia negli uomini che sono nella vita il ricordo senza fine di una brutalità che non ha fine. Il detto latino: “meminisse iuvat”, cioè giova l’aver ricordato, è sempre presente a significazione che la redenzione dell’uomo è una luce del sole nella tenebra della notte oscura e perversa.