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Il Capitano Pietro nel libro di Mario Guadagnolo

Il volume sarà presentato venerdì 10 febbraio a Palazzo di Città in occasione della celebrazione del partigiano ed eroe tarantino della Resistenza
Il Capitano Pietro Pandiani

Organizzata dalla sezione tarantina dell’A.N.P.I, con il patrocinio del Comune di Taranto, venerdi 10 febbraio si svolgerà la celebrazione di Pietro Pandiani, partigiano tarantino, eroe della Resistenza, fondatore della brigata Giustizia e Libertà “Montagna”, uno dei protagonisti della lotta di liberazione che ha combattuto contro i nazifascisti sui monti dell’Alta valle del Reno, in Emilia Romagna, medaglia d’argento al valor militare. Il programma: alle 10 in piazza Pietro Pandiani sarà deposta una corona sul cippo dedicato al Capitano e ai caduti della Resistenza.

Oltre all’ANPI, parteciperanno i familiari di Pandiani e le associazioni d’arma; ore 17,30 – nel Salone degli Specchi di Palazzo di Città sarà presentato il libro di Mario guadagnolo dal titolo “Il Capitano Pietro-il contributo del Sud nella lotta di liberazione. Pietro Pandiani e la Brigata Giustizia e Libertà “Montagna” sui monti dell’Alto Reno in Emilia-Romagna”. Conduce e modera, Nicla Pastore. Sono previsti gli interventi di Piero Massafra (direttore editoriale della Scorpione Editrice), Riccardo Pagano (presidente provinciale dell’ANPI), Piergiorgio Ardeni (professore ordinario di Economia politica e dello sviluppo-Dipartimento di Scienze Economiche, Università degli Studi di Bologna). Testimonianze: Demo Bernardo, Gabriella e Tommaso Pandiani (nipoti di Pietro Pandiani). Nel corso della serata sarà proiettato il video “Pietro Pandiani-il Capitano Pietro tra Gaggio Montano e Taranto-28 settembre 1986-Taranto 25 Aprile 1987”; Mario Calzolaro leggerà alcune testimonianze di partigiani che hanno combattuto con Pietro Pandiani.

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Il volume di Mario Guadagnolo su Pietro Pandiani dà la possibilità di guardare il fenomeno della Resistenza da un osservatorio molto particolare: Sud-Nord e viceversa. Che cosa voglio dire? È noto che la Resistenza si è svolta al Nord d’Italia, ma non è molto conosciuto il contributo che gli uomini del Sud hanno fornito alla lotta di Liberazione. Il tarantino Pietro Pandiani trovatosi ricoverato a Bologna viene in contatto con il CLN dell’Emilia-Romagna e così per lui, da uomo fedele al re, ha inizio il suo impegno nella Resistenza alla guida della brigata Giustizia e Libertà Montagna. Dicevo del contributo degli uomini del Sud come Pietro Pandiani, ma non va dimenticato che dopo l’8 settembre il Sud è travolto dalla nuova fase della Seconda guerra mondiale. La Sicilia ha sostenuto l’urto della guerra dopo l’armistizio, ha resistito ai bombardamenti ed ha accolto con la sua nota generosità e ospitalità gli “invasori” alleati . È noto che vi furono sbandamenti nell’esercito (vedi l’episodio della resa della fortezza di Augusta-Siracusa), diffidenza nei confronti dei soldati di colore, rabbia per la violenza alle donne, ma la Sicilia nel giro di poco tempo seppe passare da una resistenza istintiva ad una reazione più consapevole antitedesca e antifascista.

Ben presto anche Bari conobbe un episodio tragico con decine di vittime a seguito dell’intervento dell’esercito italiano che, applicando le indicazioni presenti in una circolare del Capo di Stato Maggiore Mario Roatta, spara sulla folla radunatasi sotto la Federazione del Fascio per chiedere la rimozione dei simboli fascisti (60 feriti e 23 morti). E che dire poi dell’eccidio dell’8 settembre di Acquappesa, provincia di Cosenza, nel quale 5 soldati furono fucilati per diserzione nonostante la firma dell’armistizio. La storiografia ha ormai acquisito che la Resistenza non è stata soltanto la lotta armata dei partigiani in montagna, ma anche delle tante “resistenze” da parte dei militari che si opposero al nazifascismo, degli ebrei, di donne, famiglie intere che nelle città e nelle campagne combatterono spianando la strada ai partigiani. Insomma, la Resistenza è un fenomeno collettivo sorto nei giorni attorno all’armistizio e in quelli successivi in cui andavano maturando valori nuovi che avrebbero poi dato vita alla nuova Italia. “La storia d’Italia tra l’8 settembre ’43 e l’inizio della resistenza organizzata, è ricca di fatti d’arme, rivolte popolari, casi minori, e non per questo meno eroici, di reazione alle prepotenze tedesche; tutti spontanei e quasi tutti poco noti”.

Episodi di rivolte spontanee nel Meridione ce ne sono veramente tanti, addirittura prima ancora dell’armistizio ci furono avvenimenti poco conosciuti, ma significativi. Il 3 agosto 1943 a Mascalucia, alle pendici dell’Etna, il paese insorge contro i tedeschi e dà luogo alle “quattro ore di Mascalucia”. Le rivolte furono tante dopo l’8 settembre: Rionero in Vulture, Matera, Moschito (Potenza). Il Sud dall’8 settembre mostra una notevole capacità reattiva ed emblematiche sono le “quattro giornate” di Napoli (27 e il 30 settembre 1943) che assumono un significato importante con connotazioni diverse rispetto alla Resistenza del Nord. Veramente la rivolta durò quasi per un mese a partire dall’11 settembre a Castellamare di Stabia. Le “quattro giornate” sono considerate dalla storiografia più matura come “un episodio di lotta armata da inscrivere nella guerra partigiana. L’antifascismo propriamente inteso arriva dopo” . Anche Taranto fu teatro di rivolte presso l’Arsenale Militare e i Cantieri navali, così come anche in provincia ci furono episodi importanti; per tutti ricordiamo la strage di Castellaneta (In base a quanto descritto nel volume “L’8 settembre 1943 in Puglia e Basilicata. Documenti e testimonianze” (V. A Leuzzi, G. Esposito, Edizioni del Sud Modugno, 2003); l’uccisione delle 23 vittime di Castellaneta (22 civili e 1 militare) che avvenne ad opera di un reparto tedesco non identificato, che aprì il fuoco contro la popolazione durante la ritirata, al fine di ostacolare e ritardare l’avanzata dei reparti britannici.

Secondo il racconto dell’allora podestà Gabriele Semeraro (citato nello stesso volume su riportato), a causare la morte dei 23 cittadini di Castellaneta furono più genericamente gli scontri a fuoco tra truppe tedesche e alleate. Una ricca, qualificata e non sempre molto conosciuta ricerca storica “locale” Tarantina ha ben messo in evidenza il contributo che la gloriosa città dei due mari ha dato alla lotta di liberazione con uomini che hanno sacrificato la loro stessa vita. Oltre a P. Pandiani citiamo il tarantino d’adozione Ugo De Carolis, il palagianese d’adozione Francesco Carucci, il palagianese Rocco Mappa e tanti altri che ancora non sono noti perché la ricerca, lunga e laboriosa, presso l’Archivio di Stato di Taranto deve ancora dare i suoi frutti. Il volume di Mario Guadagnolo su “Il capitano Pietro” contribuisce ad arricchire la storiografia sulla Resistenza e compie questa operazione meritevole focalizzando l’attenzione su Pietro Pandiani, un figlio del Sud morto per la liberazione dell’Italia intera. Non mi dilungo oltre su P. Pandiani, già lo fa egregiamente il prof. Ardeni, e mi limito a riprendere e a sottolineare questo rapporto Nord-Sud nella guerra di Liberazione con i relativi risvolti politici. Come Presidente provinciale A.N.P.I. nel particolare momento storico che stiamo vivendo a livello politico nazionale, con le annunciate riforme su “presidenzialismo e “autonomia differenziata” che intaccherebbero la Carta costituzionale frutto della Resistenza, ritengo che un libro come quello di Mario Guadagnolo non serva soltanto a recuperare la memoria storica di un eroe della Resistenza. Esso, infatti, consente una riflessione più ampia, ovvero è un richiamo a quella idea presente nella Carta costituzionale di Italia unita e non divisa tra zone ricche e zone povere come potrebbe ridurla l’autonomia differenziata. Pietro Pandiani, un figlio del Sud, ha sacrificato la propria vita per tutti gli italiani. Lo ha fatto senza se e senza ma, è una grande lezione per tutti noi eredi di quella Resistenza che qualcuno vorrebbe ora porre tra parentesi proponendo un’Italia divisa. Ecco perché è meritoria l’opera ricostruttiva di M. Guadagnolo, soprattutto in questo momento storico.

La ricerca storica ci deve aiutare a conoscere sì il passato, ma per leggere il presente e proiettarci nel futuro. Dalla figura di Pietro Pandiani abbiamo la possibilità di capire che cosa vuol dire combattere per un ideale, mettere a repentaglio la propria vita per un bene superiore, non indietreggiare di fronte alle difficoltà. L’A.N.P.I. raccoglie e rilancia il messaggio di Mario Guadagnolo. La memoria è la nostra identità, senza memoria non si può vivere, si ricomincerebbe sempre da zero. La memoria, però, così come suggeriscono i documenti congressuali dell’A.N.P.I., deve essere attiva, deve promuovere cittadinanza responsabile e consapevole. Per tutto questo diciamo grazie a Mario Guadagnolo.

Riccardo Pagano
Presidente provinciale A.N.P.I. Taranto