Studiare non soltanto per gli esami: quest’anno, a ragione veduta, sono stati ridimensionati. Ma per voi stessi! Per capire l’importanza dello studio per la crescita di ciascuna/o di voi.
Uno degli itinerari più fecondi per soddisfare la vostra vorace curiosità è sapere, conoscere, e non soltanto informarsi, quindi capire il perché delle cose, dei gesti, degli atti, del mondo e, soprattutto, essere pronti per il discernimento, soglia delle scelte immediate e future.
Certo, studiare è applicazione intesa a intelligere, richiede modi mirati, fino a essere un’arte, come precisava Francesco Bacone nei suoi Saggi: «Alcuni libri vanno assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti». Quando si scopre uno di questi ultimi, la mente il cuore, l’anima, persino i sensi sono trasfigurati. Lo si legge, lo si sottolinea con colori diversi, con note a margine, chiose alla fine delle pagine, in quella zona che la stampa ha lasciato bianca. E talvolta si copiano frasi, lacerti di paragrafi, si fotocopiano pagine, si fanno foto che si conservono nel proprio archivio.
Sottolineare due aspetti che lo studio scolastico dissocia o semplifica.
Uno: lo studio come dovere, impegno, esercizio, persino fatica («Sudare scholis mandatur tota iuventus»); penso alla strumentazione linguistica e letteraria, oltre quella scientifica, che si deve acquisire prima per capire eppoi per intuire tutte le sfumature, i colori, le allusioni di un testo. Per non parlare ancora delle difficoltà e della “barba” di alcuni manuali. Ci sono libri che vengono vissuti come sofferenza: testi che intisichiscono lo spirito. Anche se continuo a credere che l’accumulo delle conoscenze avvenga così (e se si vuole: l’istruzione si costruisce così): attraverso buone partenze, pit-stop, ma anche falsi sorpassi, penalità, ripartenze, e non pochi recuperi: grazie a schemi che accecano e fanno vedere nello stesso tempo. Non posso non esservi, come si dice oggi, “empaticamente” vicino. Anche se – si badi bene – fanno parte del percorso di crescita: specialmente “quegli odiosi saperi inutili!” di cui ha scritto splendidamente Nuccio Ordine in un testo di qualche anno fa: L’utilità dell’inutile (Bompiani, Milano 2013). Implausibili oggi; li capirete in seguito.
L’altro aspetto dello studio è il piacere, il godimento spontaneo della mente e dello spirito che, mentre leggete, vi fa dimenticare persino il tempo e vi fa viaggiare o, meglio, vi fa quasi volare. Alcuni libri rivelano una sorta di forma mentale aperta a tutte le declinazioni possibili: il loro universo non è posseduto da un pensiero algido e monolitico, ma vivace e generativo; la loro è una ampiezza semantica che non si chiude nella mera coerenza di una significazione isolata, ma si proietta sull’armonia del confronto di idee e del contrappunto di temi ulteriori. Uno scrittore popolare come Daniel Pennac, che si è dedicato non poco a restituire a ragazzi e adulti il piacere di leggere, nel saggio Come un romanzo ( 1992), è perspicuo: «Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere».
Confesso che ho cercato nella mia vita di non scindere mai queste due aspetti, anche se non mi è stato sempre facile: pertanto comprendo benissimo le e i giovani costretti al primo polo, quello del dovere (in vista dell’esame di maturità), ed esortati raramente alla gioia del verbo latino sàpere che indica «il gustare, l’assaporare» prima ancora del “sapere”. Quest’anno, però, avete la possibilità di fermarvi su quello che vi affascina: lasciatevi appassionare! Fermatevi su paragrafo, su un passo, rileggetelo, se necessario non una sola volta per poi sottolinearlo, glossarlo, anche trascurando il testo oscuro o la stessa “materia” oscura. Cercate in ogni cosa che leggete il dono di una ri velazione, prestando alla pagina l’ascolto che merita. Talora il testo (spesso quello poetico, ma non solo!) diviene come uno spartito:occorre saperlo suonare.
Aggiungo per chiudere che voi avete, sempre quest’anno, una grande chance: quella di confrontarvi, grazie all’online, parlando, dibattendo, criticando. E, dunque, scoprire significati, rivisitare concetti, correggere convinzioni. Tutto quel formicolare di idee e contraddizioni, di pensieri e giochi di parole, rieditando così l’antico precetto, da noi, in passato, non poche volte non compreso, di “imparare discutendo”.
Provate: capirete non solo di più, ma soprattutto meglio.
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