Il ricorso di ArcelorMittal contro la sentenza del Tar di Lecce che ordina lo spegnimento degli impianti sarà trattato dal Consiglio di Stato l’11 marzo e il 13 maggio prossimi.
Il Consiglio di Stato ha fissato le date della trattazione della richiesta della multinazionale di sospensione della sentenza del Tribunale amministrativo Regionale di Lecce, in sede collegiale nella camera di consiglio del’11 marzo e nell’udienza di merito del 13 maggio. Lo spiega l’azienda in un nota. ArcelorMittal aggiunge che “in particolare il presidente della IV Sezione ha chiarito che, allo stato, non sussistono ragioni di estrema urgenza di adottare misure cautelari atteso che, prima della data dell’11 marzo 2021, non sussiste l’obbligo di avviare le “operazioni di fermata dell’area a caldo e degli impianti connessi”.
“Non risultano e non sono stati comprovati elementi tali da far ritenere che l’eventuale accoglimento della domanda cautelare in sede collegiale non sarebbe idonea a soddisfare gli interessi dell’appellante”. Questo è quanto scrive, in un provvedimento di cinque pagine, il presidente della quarta sezione del Consiglio di Stato, Luigi Maruotti, respingendo l’appello di
ArcelorMittal circa la sospensiva, con un atto monocratico del presidente della sezione, della sentenza del Tar di Lecce dello scorso 13 febbraio relativa allo spegnimento, entro 60 giorni, degli impianti dell’area a caldo dell’acciaieria di Taranto.
Ieri il Consiglio di Stato ha infatti rinviato la pronuncia sulla richiesta di sospensiva all’udienza collegiale dell’11 marzo
Secondo il Consiglio di Stato “non sussistono i presupposti per incidere in questa sede sugli effetti degli impugnati provvedimenti sindacali dovendo la sezione – nella ordinaria sede collegiale – pronunciarsi sulle delicate questioni controverse tra le parti”, scrive ancora il presidente Maruotti che, inoltre, aggiunge: “Già nel giudizio di primo grado l’appellante” riferito alla società ArcelorMittal, “ha già formulato un’analoga istanza volta alla emanazione di un favorevole decreto monocratico e che il presidente del Tar – con decreto n. 210 del 3 aprile 2020 – ha respinto tale istanza, similmente rilevando che la domanda cautelare poteva essere esaminata nella ordinaria sede colle-giale, in una data anteriore alla scadenza del “secondo” termine di trenta giorni, fissato per l’avvio delle operazioni di fermata
dell’area a caldo e degli impianti connessi”.
Sempre non ravvisando la presenza di un danno, il provvedimento del presidente della quarta sezione evidenzia anche un altro aspetto: “Non risulta e non è stata comprovata la circostanza – sostiene infine il presidente della quarta sezione del Consiglio di Stato – che, in assenza di immediate misure cautelari, per l’appellante si produrrebbe uno specifico danno irreperibile, prima della data dell’11 marzo
2021, anche perché prima di questa data non sarà decorso il “primo termine” di trenta giorni, con la conseguente insussistenza, prima di essa, dell’obbbligo di avviare le “operazioni di fermata dell’area a caldo e degli impianti connessi” “
Alla decisione del Consiglio di Stato plaude il Codacons: “Il Consiglio di Stato “ha accolto la richiesta del Codacons, intervenuto in giudizio e ha rinviato la decisione in sede collegiale al prossimo 11 marzo, contestando le tesi dell’azienda. E’ stata così vinta la prima battaglia contro ArcelorMittal, ma non la guerra”. Codacons annuncia ulteriori iniziative in direzione della chiusura delle fonti inquinanti: “Proseguiremo nel contrastare le richieste della società in ogni sede. La sentenza del Tar – prosegue il Codacons- non può essere disattesa con accordi sindacali”.
Il procedimento amministrativo in cui lo stabilimento siderurgico tarantino rischia la chiusura per le emissioni inquinanti scorre parallelamente ad un altro procedimento della massima importanza per il futuro della fabbrica, il processo “Ambiente Svenduto”. Il pubblico ministero Mariano Buccoliero, come riferito giovedì scorso, contestualmente alle condanne, ha chiesto anche la confisca degli impianti dell’area a caldo, già sottoposti a sequestro del gip Patrizia Todisco dal 26 luglio 2012. Sulla richiesta si esprimerà la Corte d’Assise la cui sentenza è prevista molto probabilmente a maggio considerando che l’attuale calendario delle udienze prevede la conclusione della discussione della difesa e le repliche entro il 21 aprile prossimo. Poi inizierà la camera di consiglio i cui tempi potrebbero non essere brevi considerando la complessità della vicenda.