Anche um medico tarantino è coinvolto nella operazione antiassenteismo scattata all’ospedale di Monopoli.
Si tratta di un ortopedico, per il quale il gip ha emesso un provvedimento di obbligo di dimora.
Ieri mattina i carabinieri del comando provinciale di Bari hanno notificato ordinanze di misura cautelare, agli arresti domiciliari, a otto medici ad un tecnico a due impiegati e a una infermiera. Quarantasei le persone indagate, diciotto medici tra cui otto primari. Contestati i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato commessa in violazione dei doveri inerenti un pubblico servizio, false attestazioni e certificazioni sulla propria presenza in servizio commesse da dipendente della pubblica amministrazione, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico. Provvedimenti di obbligo di dimora per dieci medici tra i quali l’ortopedico tarantino, cinque infermieri, un operatore tecnico e tre autisti di ambulanza. Indagato anche un parcheggiatore abusivo, il quale, in più occasioni, è stato sorpreso a timbrare il badge per una dipendente dell’ospedale San Giacomo.
A tre indagati viene contestato anche il reato di peculato in quanto avrebbero utilizzato per fini diversi da quelli istituzionali, ambulanze ed autovetture di servizio della Aal Bari. Secondo l’accusa gli indagati sarebbero andati all’ufficio postale, al centro commerciale o nella casa al mare dopo aver timbrato il cartellino di presenza, o non si sarebbero presentati sul posto di lavoro, risultando però in servizio facendo timbrare il cartellino da qualcun altro. Il gip ha accolto le richieste avanzate dalla Procura barese al termine delle indagini condotte dai carabinieri di Monopoli attraverso riprese filmate, servizi di appostamento e pedinamento. Sarebbero emerse nei mesi di ottobre, novembre, dicembre 2018 e gennaio 2019 sistematiche e diffuse condotte di assenteismo. Viene contestato l’allontanamento arbitrario dalla struttura ospedaliera per alcune ore o anche per tempi più limitati, eventualmente ripetuta nel corso della giornata, ovvero con falsa registrazione dell’entrata e dell’uscita avvalendosi anche della collaborazione di terze persone (familiari, colleghi o conoscenti). Durante il periodo di allontanamento dal luogo di lavoro gli indagati avrebbero svolto attività ed incombenze private.