Il comitato civico “Talsano U’ Calavrèse” lancia un appello per la salvaguardia del vecchio mulino ubicato in via Settembrini, a pochi metri dal corso principale. Costruito verso la fine degli anni trenta, è l’unico impianto in zona a conservare i macchinari originari che, con una manutenzione adeguata, potrebbero essere messi in condizioni di funzionare.


Primo proprietario fu Francesco Perrini il quale, verso metà degli anni quaranta, lo cedette a Giovanni Viccari, suo parente, trasferitosi appositamente da Massafra per continuare l’attività. In quel tempo numerosi erano gli agricoltori provenienti dai paesi vicini che si servivano di quel mulino (l’unico rimasto in attività in zona) per macinare il grano dei propri terreni, portandolo alla lavorazione con i carretti trascinati dai cavalli. Il tutto durò fino alla fine degli anni settanta, con la cessazione dell’attività. Alla morte del proprietario, il manufatto passò in eredità ai figli, Nicola, Francesco, Maria Teresa e Antonio, che recentemente l’hanno posto in vendita. C’è quindi il rischio che l’eventuale acquirente (già diverse le richieste pervenute) possa deciderne l’abbattimento in favore di una nuova costruzione. E Talsano perderebbe così un’altra porzione della sua storia. Perciò il comitato civico “Talsano U’ Calavrèse” ha inviato una lettera al sindaco Rinaldo Melucci e alle autorità competenti affinché l’amministrazione civica possa valutarne l’acquisto con annessa l’attrezzatura. Il mulino (viene suggerito) potrebbe diventare sede della biblioteca di quartiere e di un piccolo museo della civiltà contadina, con la possibilità, altresì, di effettuare dimostrazioni pratiche, alle scolaresche in visita, delle fasi di lavorazione una volta in uso.
Inoltre il comitato civico sensibilizza i talsanesi e le locali associazioni culturali ad attivarsi per non perdere un’altra importante porzione della propria storia, costituita dalle masserie del ‘600 e dai “casini” (ville signorili) dell’800, sparse su tutto il territorio di Talsano – Lama e San Vito, concentrate per la maggior parte nelle contrade di San Donato e Palumbo., alcune delle quali abbandonate e prossime al crollo.
