TARANTO – “Passaggio del testimone”, in una sorta di staffetta, domenica scorsa alla Regina Pacis di Lama fra don Mimino Damasi, che ha guidato la comunità per 24 anni, in partenza per il Guatemala, e il nuovo parroco don Luigi Pellegrino, proveniente proprio dalla nazione centroamericana, dov’è stato in missione per diversi anni.
Per don Luigi, 47 anni, si tratta in pratica di un ritorno a casa, in quanto a Lama è stato già vicario parrocchiale per diversi anni. “L’esperienza guatemalteca – ha detto – mi ha arricchito notevolmente, in quanto mi ha consentito di vivere in una comunità ricca di fede e dinamica, in cui si sperimenta in modo particolare, molto più che da noi in Italia, un modello ben definito di essere Chiesa, chiamata a perdersi come lievito nella massa, che rappresenta il mondo, non limitandosi alla cura del proprio orticello. La Chiesa del Guatemala è inoltre caratterizzata da un considerevole impegno dei laici a trecentosessanta gradi, non da semplici collaboratori del parroco ma parte attiva di un progetto pastorale che si rinnova dipendentemente dalle esigenze del tempo. I laici si distinguono per l’impegno generoso nell’annuncio del Vangelo, pur tra le problematiche della quotidianità, che non sono di poco conto: il basso reddito delle famiglie, i modelli economici e di vita imposti da altre nazioni che si basano sullo sfruttamento delle ingenti risorse del sottosuolo e le terribili e crescenti violenze derivanti dal narcotraffico”.
Il legame fra la parrocchia di Lama e la realtà ecclesiale centroamericana è cominciato circa 20 anni fa grazie all’amicizia di don Mimino Damasi con il guatemalteco padre Edwin Portillo, negli anni in cui entrambi erano alle prese con gli studi di teologia a Roma. Successivamente tali rapporti si sono evoluti a livello diocesano con l’invio, quali sacerdoti “fidei donum”, di don Luigi Pellegrino (in due periodi di sei e tre anni) e di don Ezio Succa (per tre anni). E adesso tocca a don Mimino, che già diverse volte si è recato nella nazione centroamericana.
“Conosco bene la situazione della mia nuova destinazione – spiega don Mimino Damasi – So che troverò una comunità vivace, fattore di promozione e di crescita integrale, dove si vive con quello che si ricava dalla terra e caratterizzata da uno spiccato senso di solidarietà che consente di venire in aiuto alle tante situazioni di bisogno. Le parrocchie sono molto grandi e comprendono, oltre ai popolosi centri urbani, un elevato numero di villaggi, sparsi nelle montagne boscose, dotati di cappelle dove si fa catechesi, preparazione ai sacramenti e si celebra la liturgia della Parola. La partecipazione alla santa messa è possibile quando è il turno della visita del sacerdote, che raggiunge i villaggi attraverso sentieri sterrati al limite della percorribilità, approfittando della circostanza per compiere una sorta di visita pastorale, ascoltando i fedeli e amministrando i sacramenti”.
“In Guatemala – evidenzia – un posto importante nelle attività pastorali è dato dallo svolgimento di momenti di religiosità popolare legati alle processioni e alle feste patronali, che si svolgono come nel nostro meridione tra bande musicali e fuochi d’artificio. Registrano una certa crescita le vocazioni sacerdotali ed è buona è la partecipazione alla vita di fede dei giovani, anche se non sono esenti dagli allettamenti della tecnologia (anche qui è diffusissimo l’uso dei social con gli smartphone). Cosa porterò in Guatemala delle mia esperienza alla Regina Pacis? Il grande affetto della comunità, che ha dato forte esempio di disponibilità e di collaborazione, unitamente alla gioia di averla vista crescere nella fede e nella fraternità”.