Diventa un caso la paventata dislocazione delle famiglie delle case parcheggio dal rione Tamburi al quartiere Paolo VI. In particolare non si vorrebbe che le case destinate ad ospitarle fossero costruite a ridosso di università e altre abitazioni private, nella zona nord del quartiere a poche centinaia di metri dall’ospedale Moscati. È stata persino avviata una petizione per scongiurare che i 32 nuovi alloggi previsti per accogliere i residenti nelle case parcheggio vengano costruiti in quella zona, tra via De Gasperi e viale del Turismo.
«Un’area – scrivono i residenti di quella porzione di Paolo VI – che, invece, sarebbe destinata a ‘piastra commerciale’, questa sì davvero utile per i tanti residenti nella zona costretti a muoversi per non meno di un chilometro per raggiungere il primo centro commerciale del quartiere. Una destinazione che sarebbe utile anche per gli studenti universitari, i quali sono già costretti a sentirsi isolati per la totale mancanza di servizi a supporto».
A sostenere questa battaglia è un comitato spontaneo che afferma di aver già raccolto circa cinquecento firme «affinchè l’Amministrazione comunale prenda in considerazione altra area del quartiere, peraltro esistente e già segnalata agli organi competenti, più consona ad accogliere i 32 alloggi e anche dotata dei servizi di urbanizzazione».
Al sindaco Melucci è stata inviata una lettera con la quale si chiede di rivedere l’orientamento dell’amministrazione rispetto alla localizzazione dei nuovi alloggi, anche in considerazione del fatto che quell’area del quartiere Paolo VI contiene «realtà abitative realizzate da privati con enormi sacrifici personali e senza l’ausilio di fondi pubblici o sovvenzioni qualsiasi».
«Le abitazioni esistenti – scrivono i residenti al sindaco – sono frutto di mutui ventennali, ed oltre, che hanno gravato e gravano ancora sulle spalle dei contraenti e delle loro famiglie che con le loro scelte personali (e non perché il terreno glielo abbia regalato qualcuno) hanno pensato di poter vivere in una realtà migliore qualificando un rione da sempre definito quartiere dormitorio o, esageratamente, ghetto. Ciò che continua comunque a mancare sono i servizi e negozi di primaria necessità che costringono le oltre mille famiglie in zona ad usufruire dei propri mezzi di trasporto per raggiungere i più vicini centri commerciali ubicati, in media, ad un chilometro di distanza». Non a caso viene fatto rilevare che «nel Piano Particolareggiato n° 1 nel quale viene ubicato l’intervento edilizio suddetto, il suolo prescelto risulta essere destinato alla realizzazione di una piastra commerciale che soddisferebbe, in parte, le necessità reali di quanto già esistente. Ne consegue che la realizzazione di 32 appartamenti, come ipotizzato, aggraverebbe la situazione con l’aggiunta di nuovi volumi abitativi (senza nessuna logica urbanistica) sacrificando quanto intelligentemente previsto dai progettisti del Piano Particolareggiato vigente in zona». Oltretutto la piastra commerciale andrebbe incontro alle esigenze degli studenti universitari che «in mancanza di una loro mensa e di propri mezzi di trasporto nell’ora di interruzione delle lezioni destinata ai pasti, sono spesso costretti a digiunare». Peraltro si fa rilevare come nelle vicinanze ci siano altre strutture importanti
come la Cittadella della Carità e l’azienda aerospaziale “Leonardo”. Dove individuare allora l’area per i 32 alloggi da costruire? La risposta la offrono gli stessi residenti del quartiere: «Nell’intero quartiere Paolo VI, vi sono numerosissimi suoli, di proprietà comunale, destinati ad edilizia economica e popolare, mai utilizzati anche se serviti delle primarie opere di urbanizzazione ad esempio le aree antistanti la Motorizzazione dove il piano prevede la costruzione di oltre 100 alloggi di case a carattere economico e popolare». Al sindaco viene dunque chiesto un confornto urgente per individuare la soluzione migliore.
Io non ci credo proprio ha se case conumale e da anni che dico che andrà a terra simo un vita noi qui