Vinile, andata e ritorno. E’ ufficiale, fra corsi e ricorsi storici, c’è anche quello del disco. Il supporto più amato e più volte inutilmente sostituito, ora da minidisc e compact, ora da chiavetta e file compressi in computer o palmari, è tornato. Lo dicono le classifiche . Lo dicono, viva il Cielo, i negozi di dischi che non si sono mai arresi all’avanzare della tecnologia. Certo, negli ultimi anni qualche negozio ha diversificato l’offerta, ma non appena il disco, quello nero col buco al centro, tanto per intenderci, trentatré piuttosto che quarantacinque giri, è tornato di moda, non si è lasciato prendere alla sprovvista. Perfino “Tv Sorrisi”, un tempo il settimanale più venduto in assoluto diretto dal grande Gigi Vesigna (ricordate l’accusa di “nazionalpopolare” a Baudo?), tre milioni e mezzo di copie stampate in una settimana, si è piegato alle richieste del mercato allegando alle copie in vendita i 33 giri classici, sistema che consente alle edicole la vendita del vinile tanto richiesto. Ma, come si dice, questa è un’altra storia. Partiamo dal “dove eravamo rimasti” di tortoriana memoria, tornando indietro nel tempo per fare mente locale su cosa accadeva proprio nel boom del disco. Periodo nel quale funzionavano i 45 giri (ribattezzati “singoli”), roba per mangiadischi e juke-box.
Ne abbiamo parlato con Linda De Fazio, mamma di Fabio De Fazio, nel frattempo diventato imprenditore a tutto tondo, una sorta di “globe trotter” dell’impresa di famiglia, anche se personalmente la sua specializzazione è la vendita di strumenti musicali su vasta scala. Fabio, figlio di Giulio, a sua volta erede della “Bottega della musica”, stabilimento musicale aperto nel lontano 1910 da Emanuele De Fazio, diplomato al conservatorio e direttore d’orchestra, immortalato da uno scatto che appartiene, ormai, più che alla famiglia al popolo di nostalgici internauti tarantini. Dal 1950, il trasferimento in via Di Palma, dove da settant’anni, ovviamente suonati, è passata tutta la musica leggera. Nel frattempo, da “bottega” si è trasformata in “Casa del disco”. Quando Celentano e la Pavone erano divi. Tempi di “Stai lontana da me” e “Cuore”.
DA CELENTANO AI PINK FLOYD
«Le foto del nostro archivio – dice Linda De Fazio – raccontano una Taranto, ma sostanzialmente un’Italia diversa, più ingenua e con la voglia di divertirsi con poco, così i 45 giri, come i mangiadischi, erano alla portata di tutti; l’alta fedeltà arriverà successivamente e con quella anche il rimpianto del suono disco che gracchia o “legge” anche qualche graffio, a testimonianza di quanto fossero vissuti quei supporti che facevano musica…».
«Il vinile è tornato di moda – spiega Tonio Farina, storico collaboratore del negozio di via Di Palma – forse non sarà il boom dei 45 giri di un tempo, ma registriamo numerose richieste a 33 giri per gruppi Anni 70, dai Pink Floyd ai Led Zeppelin, proseguendo con i Queen fino ad arrivare agli Ottanta dei Depeche Mode; oggi funzionano anche “Mina Fossati” e il “Best of” di Cremonini, ma anche De André, lo stesso Dalla e, naturalmente, l’inesauribile Vasco…». «Dimenticatevi le copertine di una volta – completa la titolare – oggi avrebbero costi proibitivi, anche se c’è qualcuno che gioca con le tasche dei fans, pubblicando confezioni dai colori diversi che molti collezionisti non si lasciano sfuggire». Non lo dice la titolare di “De Fazio”, ma a guardare gli scaffali, i compact più colorati – non si sfugge – sono quelli di Zero e Vasco. La discografia lavora e rilancia gli ultimi divi; Dalla, per esempio, è diventato un caso discografico, anche a causa della sua scomparsa, la gente in qualche modo per il futuro investe su un passato inossidabile: oggi quei dischi equivalgono a un piccolo capitale.
Ma torniamo alla Taranto di un tempo. «Negli Anni Settanta solo in via Di Palma c’erano Rossetti, De Florio, poi Aprico e per poco Music Hall, che alla fine si dedicò all’alta fedeltà: bei tempi; e che concorrenza, leale s’intende, finché possibile…».
SCONTI E CONCORRENZA
Nei Settanta c’erano anche “Fiusco” (tutt’ora in attività) e “Gigante”, in via Mazzini. Facevano a braccio di ferro. Lanci pubblicitari, prima sulla stampa, successivamente sulle prime radio private, con sconti di cinquecento lire sullo stesso prodotto, una corsa a vendere l’ultimo dei Pooh o di Baglioni. «Nel ’78 – ricorda Linda De Fazio – era già esploso il fenomeno Julio Iglesias, tanto che la casa discografica pensò bene di pubblicare un doppio album, “Da Manuela a Pensami”: un successo senza eguali, tanto da non dormirci la notte; fra commercianti si giocava sul filo delle poche centinaia di lire di sconto: chi espose a 10.000, chi a 9.500 lire, così un giorno non ci vidi più e una nostra vetrina diventò un “muro” di Iglesias, con un cartello 70×100 con su scritto “Da Manuela a Pensami, solo 8.000 lire!”; roba da rimetterci le penne, ma era il momento di dare un segnale forte ai colleghi: veniva gente dalla provincia a comprare anche più di una copia, a quei tempi 2.000 lire di sconto erano soldi, più o meno il risparmio per andare in pizzeria o al cinema il sabato sera». Sulla parete del negozio, gli scatti in bianco e nero, con la signora Concetta Cuomo, vedova di Emanuele De Fazio, con accanto Nilla Pizzi. Poi Edoardo Vianello, Gino Paoli, Giacomo Rondinella, Gegé Di Giacomo, il famoso batterista di Renato Carosone. Altri tempi. «Tempi in cui ogni giorno compravamo decine di pacchi di 45 giri – conclude Linda De Fazio – in ognuno 25 copie: andavano via come il pane, una sorta di firmacopie odierno, solo che al posto dei libri gli artisti ospiti del nostro negozio autografavano le coloratissime copertine di dischi che oggi, commercialmente, hanno un valore enorme».