Otto anni dopo i sequestri del 26 luglio 2012 cosa è cambiato? Lo abbiamo chiesto a Valerio D’Alò, della segreteria nazionale della Fim Cisl.
Segretario, dal 2012 ad oggi: otto anni, ma la questione Ilva resta irrisolta…
A distanza di otto anni è doveroso fare una riflessione e porsi qualche domanda, per fare un punto di chiarezza con la città e con i lavoratori.
Bene, facciamo qualche riflessione. Perché siamo sempre lontani da una soluzione?
Al netto delle mancanze aziendali, credo che la più grande responsabilità sia da attribuire alla trascuratezza e alla inefficienza della politica. Questa vicenda è stata caratterizzata dai ricorsi al Tar, poi bocciati, che però hanno intralciato ogni tentativo di percorso.
Le ingarbugliate vicende giudiziarie sono state infatti una costante di questa vicenda.
Il problema vero è che non c’è mai stata certezza normativa, abbiamo registrato una assenza di regole certe e la raffica di decreti è emblematica di questo vuoto.
Una incertezza che ha pregiudicato anche il rapporto con Arcelor Mittal, non crede?
Su questa incertezza normativa si è proseguito infatti anche con Arcelor Mittal: due mesi dopo la firma dell’accordo del settembre 2018, gli abbiamo cambiato l’Aia e poi la normativa di riferimento.
Si riferisce allo scudo penale?
Sì. Lo scudo penale è stato uno strumento di propaganda elettorale. Lo abbiamo tolto, poi però c’è la clausola che dice: se ti cambio le regole sei libero di andartene. Ad Arcelor Mittal abbiamo fornito così un alibi formidabile.
A suo avviso si corre davvero il rischio di allontanare gli investitori dal nostro Paese?
Con questo modo di fare l’Italia ha piantato un cartello davanti agli occhi dell’Europa e del mondo e sopra ci abbiamo scritto: “Se volete investire fate attenzione, perché qui dopo aver firmato gli accordi cambiamo le carte in tavola”.
Otto anni dopo c’è ancora da essere fiduciosi?
Vogliamo essere propositivi. Il ministro Patuanelli parla di ingresso dello Stato e di riconversione green? Bene, ma affinché questi non siano solo slogan abbiamo bisogno di conoscere modi e tempi certi di intervento e comprendere con precisione quale sarà il ruolo dello Stato. Altrimenti vorrà dire che il passato non ci ha insegnato nulla.
Intanto la situazione è peggiorata.
La situazione è sicuramente peggiorata. Ma vogliamo continuare a essere attenti. La svolta green, ad esempio: occhio a non cadere in un grande tranello. Un percorso di questo tipo richiede tempi lunghi, lunghissimi. Quindi bisogna avere la consapevolezza di dover accompagnare i lavoratori con ammortizzatori sociali per tempi lunghi. E se non si hanno idee chiare e modalità certe di intervento corriamo il grosso rischio di buttare solo tanti soldi al vento.
Enzo Ferrari
Direttore Responsabile