Chiude l’Unità di terapia intensiva neonatale del Santissima Annunziata? A rivelare la circostanza è l’ANAAO-Assomed, l’organizzazione sindacale dei medici. In un lungo intervento diramato dal segretario aziendale Giancarlo Donnola, l’organizzazione sindacaledi un quadro “desolante” della sanità pugliese e di quella di Taranto, mentre vengono inaugurati “servizi organizzati alla meno peggio con personale insufficiente e, molte volte, in strutture che non sembrerebbero essere a norma, come il trasferimento dei fisioterapisti del Centro Ambulatoriale Riabilitativo in tre stanze nel Presidio Sanitario San Marco poste nel corridoio che porta al Reparto di Riabilitazione, zona di transito per chi accede al reparto, o il nuovo ospedale di Mottola che, al proprio interno, sembrerebbe raggruppare RSA, post covid e Hospice. Il tutto con quale personale non è ancora molto chiaro”.
“S’inaugurano nuovi servizi – incalza l’Anaao – chiedendo ai dipendenti di rinunciare a soldi, che per legge sono loro dovuti, per pagare straordinari e sedute aggiuntive. Ormai la programmazione sembrerebbe essere fatta sperando che i sanitari di questa ASL, come ogni giorno da decenni a questa parte, sappiano fare il miracolo, restando in corsia ben oltre l’orario di lavoro, rinunciando alle ferie e ai riposi e mettendo pezze laddove chi dirige non sembra avere in mente un’organizzazione precisa”.
La situazione: “Abbiamo due ospedali di I° Livello e più posti letto del passato ma, sembrerebbe, solo sulla carta. Nei due ospedali non esistono tutti i reparti previsti per legge ma, soprattutto, non sembra possibile aprirli, come sbandierato ai quattro venti, perché manca il personale. La fotografia dell’ASL di Taranto è quella del suo ospedale più grande: un parcheggio ormai ridotto a un deposito auto, un ingresso ormai ridotto a deposito barelle, funzionanti e rotte, in esposizione, un’Osservazione Breve a distanza dal PS e dove si passa per accedere alla Nefrologia. Spazi che non ci trovano per i servizi e gli ambulatori, basta vedere il nuovo PS Oculistico alloggiato nell’ex biblioteca e, sembra, senza neanche un bagno, anche se, salvo smentite, non ci sono problemi ad ospitare suore e preti, non si sa a quale titolo”.
L’organizzazione dei medici accusa il direttore generale della Asl, dal punto di vista dei rapporti sindacali, di “Convocazioni mancate, obblighi di contrattazione disattesi”.
La questione Utin: “Di ieri la notizia che, se confermata, sarebbe di una gravità assoluta, la chiusura della Terapia Intensiva Neonatale del “SS. Annunziata” per mancanza di medici, ora cinque a ottobre tre. Questo mentre la pediatria dello stesso ospedale sembra abbia solo sei medici. Certo gli specialisti mancano. Allora come mai due pediatri di Taranto lavorano “in comando” presso il Policlinico di Bari? In un reparto che sembrerebbe avere tanti di quei medici da permettersi di autorizzarli ad andare a lavorare, con uno straordinario lautamente retribuito, presso un ospedale laziale a quasi 500 km da Bari. Questo mentre noi paghiamo pediatri di altre ASL quando non erano Pediatri di Base, altrettanto lautamente con tariffe da 60 euro all’ora e, si dice ma non abbiamo avuto risposte dalla Direzione, rimborso delle spese, per mantenere aperto il reparto di Pediatria di Castellaneta. Qualcuno si è chiesto cosa voglia dire trasferire un neonato, in urgenza, presso l’UTIN di Bari o di Acquaviva delle Fonti? E chi dovrebbe accompagnarlo? Un pediatra che non c’è o un ginecologo di cui non abbiamo certo abbondanza? O dobbiamo preventivare il tempo necessario per l’arrivo dell’ambulanza STENT dal Policlinico di Bari?”.
“Forse sarebbe il momento opportuno per il Direttore Generale – conclude l’Anaao – di chiedersi come mai già dal giugno scorso i Sindacati Medici hanno proclamato lo stato di agitazione, ignorati da tutte le autorità preposte, e ora hanno iniziato a protestare anche quelli del Comparto. In tutto questo questioni irrisolte da tempo che, forse, richiederanno l’intervento dei magistrati. I problemi sono sotto gli occhi di tutti. Solo la Direzione Strategica non riesce a vederli? Una collezione di circa un migliaio di foto di pazienti affetti da ulcere cutanee riflette la qualità dell’assistenza offerta”.