“Non è per spirito di polemica che il Tdm si appresta ad intervenire nuovamente nella questione UTIN, ma per spirito di verità e di trasparenza a cui tutta l’amministrazione ha il dovere di rispondere soprattutto quando in campo ci sono i diritti fondamentali delle persone e dei più fragili”. Così, in una nota, Silvana Stanzione per il Tribunale per i Diritti del Malato.
“Cerchiamo di riportare il problema alla sua essenza nella consapevolezza della sua complessità e delle difficoltà per risolverlo. Oggi l’UTIN di Taranto non è in grado di assistere i neonati che hanno bisogno di cure intensive, quelli di età gestazionale inferiore alla 34 settimana e tutti i neonati, anche a termine, che presentano una criticità tale da richiedere cure intensive. In merito alla situazione verificatasi alla UTIN del Ss. Annunziata, il Tribunale per i diritti del malato intende fare alcune considerazioni di ordine normativo ed organizzativo. L’ospedale di Taranto registra un numero di parti all’anno elevato e che supera i 2000 parti, e per tanto la legge in materia di sicurezza per la mamma e per il bambino, impone, che l’ospedale abbia un centro di Terapia Intensiva Neonatale già con 1300 parti.
L’UTIN, acronimo di unità di Terapia Intensiva Neonatale è cosa ben diversa dalla Neonatologia e nido; infatti si avvale di personale specializzato, vale a dire di pediatri specializzati in terapia intensiva neonatale.
Ci apprestiamo a chiedere e a chiederci quali interventi urgenti siano stati messi in campo per impegno diretto del governatore Emiliano , che riveste anche il ruolo di assessore regionale alla salute, che aveva rassicurato i tarantini che la situazione dell’UTIN si sarebbe riorganizzata entro il 31 di agosto.
E quali dal management aziendale che ha il dovere, per quello che è il proprio ruolo, di consentire a tutti i cittadini del territorio tarantino di ricevere le cure di cui necessita in loco e di buona qualità e nel tempo che il proprio stato di salute richiede.
Dal fronte regionale non è giunta nessuna nuova notizia e da parte della Asl si apprende che si sta cercando di assumere dei medici neonatologi con un contratto annuale e non ripetibile. Se queste sono le soluzioni ci sentiamo di dissentire completamente perché temporanee, inefficaci e poco rispondenti ai bisogni delle mamme e dei neonati del nostro territorio.
Ogni giorno stiamo assistendo a grida di aiuto di mamme costrette a privarsi dei propri piccoli nati con difficoltà di ogni genere e ricoverati in altri ospedali in cui funzionano le Utin. Taranto non ha bisogno né di pannicelli caldi e nemmeno di soluzioni tampone. Taranto ha bisogno di conservare i suoi servizi di eccellenza, invero pochi, anche come risarcimento dei danni subiti e che continua a subire. Non mi fermerò a sgranare tutte le difficoltà che i tarantini hanno per potersi curare in loco così come stabilisce la Costituzione che considera anche i Tarantini italiani.
Voglio solo elencare alcune difficoltà che stanno sorgendo proprio a causa della carenza di personale, il pronto Soccorso ultima emergenza che non può essere colmata con il ricorso alla guardia medica, la radiologia, cuore pulsante di un ospedale e mi fermo a questi due servizi essenziali per una sanità.
Dobbiamo poi riflettere su una questione che non è da sottovalutare e che riguarda l’esodo senza fine di personale medico verso strutture private o addirittura verso altri ospedali. Questo fa sorgere il dubbio che in questi anni non si sia fatta una corretta politica di salvaguardia del personale, richiamando l’attenzione che un sistema aziendale si basa su tre caposaldi: il capitale umano, il capitale tecnologico e le risorse economiche.
Pensiamo che le risorse economiche ci siano e che forse siano state impegnate e disperse in rivoli poco necessari, che le tecnologie esistono e lavorano al minimo per carenza cronica di personale.
Come persona che vive e si impegna in questo territorio penso che ci vorrebbero meno contenitori e più contenuti. Ma i contenuti sono frutti e figli di una corretta programmazione ed organizzazione .
Invece in questi ultimi anni insieme alla chiusura di ospedali e di servizi si è assistito ad un continuo depauperamento delle risorse umane.
Personale in continuo esodo, e mai sostituito, personale vincitore di concorsi nella nostra Asl e poi in mobilità presso al tri ospedali. Le soluzioni il Tribunale per i Diritti del malato potrebbe anche proporli, ma c’è bisogno di attivare percorsi virtuosi a cominciare da quelle leggi sulla partecipazione di cui la regione si è fornita e che non ha mai attivato, delle leggi sulla trasparenza di cui tutti ci beiamo e che non sappiamo nemmeno cosa sia. Ormai la gente non sa più a che santo votarsi per esercitare il sacrosanto diritto a Curarsi in sicurezza, in loco e a carico del S.S.N. questo anche a causa della chiusura forzata nei mesi dell’emergenza Covid ma appesantita anche dal periodo feriale. L’ultima spiaggia è il ricorso alle prestazioni private che sono sempre disponibili nel giro di due o tre giorni oppure il ricorso ad altre Asl limitrofe, eppure sappiamo che la mobilità passiva è tra le criticità della nostra Asl. Non ci resta che sperare in tempi migliori”.