Si alisciassum rem Aldo Moro è tornato a Taranto, per un giorno, in quella chiesa di San Pasquale che era stata un punto di riferimento formativo per il futuro statista, vittima di una violenza stupida e di una sordità acritica che finirono per penalizzare, con lui, tutto il Paese. Vi è tornato nell’interpretazione che l’attore Massimo Cimaglia ha voluto offrire a un pubblico “distanziato”, nell’anniversario della sua nascita (avvenuta a Maglie il 23 settembre 1916), attraverso un video realizzato a conclusione di un percorso teatrale, che i minimi di San Pasquale, fedeli custodi della memoria degli anni giovani di Moro, e che già in occasione del centenario avevano contribuito in vario modo alle celebrazioni, hanno voluto presentare, in collaborazione con il Centro di cultura dell’Università cattolica del Sacro Cuore, con la cura e le conclusioni di Luigi Ricciardi.
Non era facile riassumere in un docu-spettacolo di circa un’ora, la vicenda umana, politica e storica di Moro, partendo dal suo rapimento. Tanti erano i possibili punti di attacco e tanti i temi legati alla figura dello statista che più di ogni altro ha lasciato segni duraturi nella storia democratica del Paese, così come sottolinea il titolo stesso del lavoro presentato: “Aldo Moro. Una vita per la democrazia compiuta”. Ma la scelta convincente è stata quella di ricostruire i dati salienti del suo percorso attraverso flashback che si inseriscono all’interno del filo conduttore del lavoro, che è rappresentato da un memoriale ideale di Aldo Moro (basato sugli scritti autografi relativi ai 55 giorni e su lettere, discorsi e articoli di giornale di quel periodo), attraverso il quale si è cercato di far vivere non solo la figura istituzionale dello statista rapito ma anche i suoi pensieri più intimi, la sua fragilità, i suoi dubbi di uomo.
“Il video che vi presentiamo – ha spiegato Massimo Cimaglia – nasce dal reading teatrale/mise en espace “Aldo Moro. Una vita per la democrazia compiuta”, che è stato rappresentato a Roma, a Taranto, a Torino, ma non coincide con lo spettacolo stesso.
Il teatro, lo spettacolo dal vivo, non può essere rappresentato in uno schermo, filmato, consegnato ai monitor. Per questa ragione abbiamo pensato di creare qualcosa di nuovo, quello che abbiamo definito un Moro 2.0, un video che, mantenendo al centro lo spettacolo teatrale come un cuore pulsante, si avvalesse di un linguaggio diverso: quello della ricerca documentaria, dell’esperienza diretta di luoghi legati ad Aldo Moro che sono incisi nella memoria storica italiana: via Fani, via Caetani, via Montalcini, il cimitero di Torrita Tiberina”.
Sono proprio questi luoghi che il lavoro ha rimarcato con insistenza, per dare un segnale chiaro: la memoria è fatta anche di luoghi e tra questi il cimitero di Torrita Tiberina, dove Moro fu sepolto e dove, da luglio scorso, è sepolta anche l’amata moglie Eleonora, che non aveva voluto funerali di stato: il luogo è ignorato o dimenticato da tutti, mentre meriterebbe maggiore attenzione, anche nelle ricorrenze ufficiali, oltre che nel ricordo di ognuno di noi.
Al percorso teatrale del reading sono astate aggiunte delle immagini di repertorio di quegli anni e alcune riprese originali dei luoghi della vicenda.
Ricordiamo che il video è tratto dal testo teatrale di Salvatore Toma e che vi compare, accanto a Cimaglia che interpreta in maniera convincente un Moro tormentato e increduto, ed è anche il regista, Pierfrancesco Nacca, nei panni del brigatista, che interloquisce con il recluso. La consulenza artistica e la supervisione è di Barbara Gizzi, le musiche sono di Andrea Paciletti e Alessandro D’Oronzo. Peccato che i problemi di amplificazione abbiano reso un po’ faticosa la comprensione di tutti i dialoghi e in particolare di talune sfumature interpretative, ma è chiaro che si tratta di un problema facilmente emendabile, per un lavoro molto utile per far conoscere Moro anche alle giovani generazioni e che perciò andrebbe visto anche nelle scuole.