Ha voluto segnare il passo anche in tempo di Covid la XVIII edizione del Premio Paisiello, il prestigioso riconoscimento dell’Associazione Amici della Musica “Arcangelo Speranza” è stato assegnato quest’anno al noto critico musicale Sandro Cappelletto nel corso di una serata-concerto svoltasi venerdì scorso presso il Teatro Comunale Fusco.
LA MOTIVAZIONE
Il direttore artistico Lorenzo Mattei nell’assegnare il premio che quest’anno è stato interamente ridisegnato da Valentina De Florio, ha letto la seguente motivazione: “La XVIII edizione del premio Paisiello è risultata essere assegnata al musicologo Sandro Cappelletto, saggista prolifico, instancabile divulgatore, già direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana, della Scuola di Musica di Fiesole, autore di varie trasmissioni per Radio 3, Rai 5, ideatore di drammaturgie nate sulla suggestione di alcuni dei massimi capolavori della musica europea, tra questa la “Notte delle dissonaze sui quartetti mozartiani”, è inoltre direttore scientifico del volume Musica per la collana dell’Enciclopedia Treccani, il Contributo italiano alla storia del pensiero, un poderoso volume che insieme alla recentissima monografia sul viaggio in Italia di Mozart, dà forma a due contributi in cui, con acume critico e profondità, tratta anche del nostro Giovanni Paisiello evidenziandone i legami con la cultura dei lumi e la rete di rapporti artistici che ne fecero una figura artistica di respiro internazionale.
L’alto spessore di queste operazioni editoriali e la loro ampia diffusione, testimoniano uno sforzo di condivisione di cultura che oggi è riconosciuto dal nostro premio”.
L’EVENTO
Una serata ben costruita che ha seguito un triplice scopo: assegnare il premio a Sandro Cappelletto, presentare il suo ultimo libro, ascoltare alcure arie arie mozartiane ispirate a opere paisielliane alternandole con la lettura di alcune lettere di Mozart a cura dello stesso Sandro Cappelletto, lettere che sono oggetto della sua ultima fatica letteraria: Mozart 1770: 250 anni dal viaggio in Italia e l’incontro con Paisiello. Nel testo, già alla seconda ristampa in pochi mesi l’autore ha cercato di spiegare cosa spinse Mozart, ragazzino quattordicenne, a venire in italia insieme a suo padre, cinquantenne che lascia il suo lavoro per puntare tutto su questo ragazzo. La risposta sta nel genio di Mozart naturalmente che portò la famiglia a vivere proprio dei guadagni derivanti dal giovane musicista, Il viaggio in Italia è la parte finale di tutti i loro viaggi in Europa, un viaggio di scopo perchè saper scrivere un’opera italiana voleva dire avere successo, guadagni e fama di compositore.
Questo il progetto ed il fine dei tre viaggi in Italia, 720 giorni, due anni spesi, oltre tremila chilome tri percorsi su di una carrozza a cavalli, duecento cambi di posta entrando dal passo del Brennero per percorrere tutta l’Italia fino a Napoli. Proprio in Italia avviene la metamorfosi di Mozart da bambino prodigio ad artista consapevole, tre soggiorni italiani che ne segnarono profondamente la figura.
L’INCONTRO FRA MOZART E PAISIELLO
L’incontro con Paisiello avvenne più volte: a Torino e a Milano. Paisiello ha il doppio degli anni di Mozart che trae solo profitto dalla figura di artista consolidato quale era già quella di Paiesiello, non lo dimenticherà più. Quando si trasferirà da adulto a Vienna scriverà infatti delle variazioni per pianoforte su un’aria di Paisiello e un’aria con dei versi tratti da un’opera di Paisiello (Il Sismano del Mogol che lui aveva visto in prima esecuzione a Milano mentre si faceva il suo Lucio Silla.
Un incontro dunque avvenuto in più circostanze che ha portato ad una amicizia che è rimasta anche negli anni successivi a conferma della dimensione europea di Paisiello. Cappelletto è un musicologo specializzato nel muoversi in un terreno che non è accademico ma neppure di divulgazione facile, con questo libro ci permette a nostra volta di affrontare un viaggio nel tempo del Mozart ragazzino, nel 1770 per mostrarci come hanno interagito queste due personalità in un rapporto tra un maestro affermato e un ragazzo di talento che voleva farsi strada come operista, vista la profonda ammirazione di Mozart per Paisiello.
IL CONCERTO
Pregevolissimo il soprano Valeria La Grotta accompagnata da Selim Mahrez al fortepiano, uno strumento del 1809 in quelle tre difficilissime arie che Mozart compose in quel 1770 durante il viaggio a Roma e durante la permanenza a Milano.
La prima aria è stata tratta dal Demofoonte, precisamente l’aria di Dircea che si rivolge a Creusa. Dircea è condannata a morte per essersi sposata in segreto con Timante, l’uomo che amava quando questi invece era stato destinato a sposare Creusa. “Se tutti i mali miei” è un’aria patetica dominata da un senso di profonda malinconia, venne composta a Roma in un sol giorno il 25 aprile 1770 su versi di Pietro Metastasio: “Se tutti i mali miei io ti potessi dir, Divider ti farei per tenerezza il cor. In questo amaro passo si giusto è il mio martir che, se tu fossi un sasso, ne piangeresti ancor.”
La seconda è stata l’aria di Aspasia tratta dal Mitridatere di Ponto, la prima opera scritta in Italia da Mozart allora quattordicenne che inaugurò il 26 dicembre 1770 la stagione del Teatro Regio Ducale di Milano. In quest’aria Aspasia si rivolge a Dio esprimendo tutta l’angoscia di un destino che la vuole in sposa contro la sua volontà a Mitridate: “Al destin, che la minaccia,togli, oh Dio! quest’alma oppressa, prima rendimi a me stessa e poi sdegnati con me. Come vuoi d’un rischio in faccia, ch’io risponda ai detti tuoi? Ah conoscermi tu puoi. E ‘l mio cor ben sai qual’è”.
Un’aria di virtuosismo in cui si coglie tutta la disperazione di Aspasia. Il terzo pezzo in ascolto è stato un Rondò scritto da Mozart per un italiano, Filippo Ceccarelli, evirato cantore, precisamente l’aria di Zeira tratta dal Sismano nel Mogol di Paisiello opera che Mozart vide a Milano in quanto seconda opera in cartellone dopo il suo Lucio Silla. Zaira esprime la sua gioia nel vedere l’amato Siface, che ritorna dalla battaglia contro Sismano, re di Persia: “Or che il ciel a me ti rende, cara parte del mio cor, la mia gioia, ah, non comprende chi non sa che cosa è amor! Sono all’alma un grato oggetto le sue barbare vicende, ed in sen dolce discende la memoria del dolor”. Lunghi applausi del pubblico.