Prima il raid al Paolo VI, con il conseguente assalto alla caserma dei carabinieri per liberare gli arrestati, poi il 26enne folgorato davanti ad un hotel dismesso mentre manometteva un cabina elettrica e, nelle ultime ore, il grosso furto dei cavi elettrici al teatro TaTà, nel quartiere Tamburi, che ha provocato grossi disagi alla compagnia teatrale Crest e alla adiacente università.
Una escalation senza precedenti di furti di “oro rosso” che sta spingendo carabinieri e polizia a intensificare i controlli per incastrare chi poi acquista i carichi di rame.
In azione dei veri e propri specialisti del settore. Prima hanno iniziato con i metri di cavi in fibra ottica, le trecce di rame e i cavi di alimentazione delle linee ferroviaria e i cavi dell’illuminazione pubblica, poi hanno allargato l’azione con gli impianti fotovoltaici, i cantieri, le aziende.
Stanno crescendo le bande specializzate nel furto del cosiddetto “oro rosso” che è arrivato a fruttare sul mercato nero oltre 7mila euro la tonnellata. Tra Taranto e la provincia sono decine di incursioni. L’ ultima operazione in grande stile è stata condotta un paio di anni fa dai carabinieri.
Il blitz denominato “Oro Rosso” aveva preso spunto dalla recrudescenza del fenomeno dei furti di rame nella provincia tarantina, che, negli ultimi anni, ha assunto proporzioni allarmanti ai danni soprattutto delle aziende che operano nel settore dell’energia e delle telecomunicazioni. I militari del Nucleo investigativo dopo aver accertato decine di furti tra il 2010 e il 2011 con danni che superavano un milione di euro, avevano eseguito ben 32 perquisizioni nei confronti di persone sospettate di ricettare rame.
Le statistiche parlano chiaro: negli ultimi due anni in Puglia i furti si sono verificati soprattutto lungo gli oltre 800 chilometri di linea ferroviaria centinaia di furti che causano interruzioni e rallentamenti della circolazione ferroviaria e che conseguentemente provocano disagi ai viaggiatori. Questa rapida escalation di furti di rame è diventato una vera e propria emergenza. Dietro il fenomeno c’è un business miliardario gestito dalla criminalità organizzata che si serve di bande specializzate. Le forze dell’ordine utilizzano nuclei specializzati che controllano le centrali del riciclaggio e delle spedizioni del rame che con i container vengono inviati nei Paesi dell’Est asiatico.