Perseguitata dall’ex fidanzato che, per vendetta, aveva anche pubblicato su facebook filmati e foto hard. Una studentessa universitaria tarantina, assistita dall’avvocato Giuseppe Lecce, ha denunciato il suo ex, uno studente lucano, e lo ha fatto arrestare con l’accusa di stalking cibernetico.
La difesa del ragazzo, finito ai “domiciliari” e poi tornato in libertà, ha presentato ricorso in Cassazione ma i giudici della Suprema Corte hanno ravvisato i gravi indizi di colpevolezza stabilendo il principio secondo cui la persecuzione attraverso l’invio di video e messaggi tramite facebook è idoneo a configurare il reato di stalking.
Con la sentenza la Cassazione ha stabilito che i comportamenti persecutori che erano già ricorrenti durante la relazione, sono divenuti intollerabili e si sono concretizzati in e-mail e messaggi internet tali da provocare alla partner un grave stato di ansia e di vergogna.
“Questa circostanza delinea come la condotta persecutoria e assillante effettuata attraverso il social network integri perfettamente l’ipotesi del cosiddetto ciberstalking prevista dall’articolo 612 bis del codice penale – sottolinea l’avvocato Giuseppe Lecce- il ragazzo con foto e video e messaggi continui attraverso facebook perseguitava la ex fidanzata e in particolare aveva inviato una serie di filmati con contenuti osceni e fotografie personali.
A seguito di ciò era stata applicata una misura cautelare confermata in sede di riesame e sulla quale successivamente si è pronunciata la Corte di Cassazione – prosegue il difensore della vittima- lo stalking è considerato in diversi Paesi del mondo e, ovunque, le norme antipersecuzione sono volte a tutelare le vittime di tutti gli atti persecutori, che per la propria caratteristica di ripetività e perduranza, nel tempo provocano nelle persone colpite stati d’ansia e paura per la propria incolumità tali da alterare, in modo significativo, le proprie abitudini di vita”.