Nel ricorso che l’Italia ha presentato alla Corte Suprema sulla vicenda dei marò si sostiene che “nel comportamento indiano è configurabile una figura di offesa al massimo tribunale” perchè per un anno non è stato fatto nulla di quanto da questo raccomandato.
Lo si è appreso oggi da fonte giudiziaria indiana. Le indagini non si sono concluse, si dice, il processo non è cominciato, e potrebbe essere applicata una legge antiterrorismo (Sua Act) che non è fra quelle indicate dalla Corte Suprema.
Nel ricorso presentato alla Corte Suprema indiana sulla vicenda dei marò, l’Italia chiede che "si presentino subito i capi d’accusa senza l’utilizzazione della legge antiterrorismo (SUA Act)", già esclusa dall’Alta Corte del Kerala, o in alternativa che "si autorizzino i marò a rientrare in Italia per attendere i tempi del processo indiano".
La Corte Suprema, il massimo tribunale indiano, dovrebbe esaminare l’ammissibilità del ricorso italiano sul caso dei due marò "nei primissimi giorni della prossima settimana".