Tutti vogliono il Papa.
Lo vogliono a Latiano, per celebrare il beato Bartolo Longo; lo vuole la città di Taranto che vive il suo momento più buio dal dopoguerra ad oggi. Sin dal suo arrivo a Taranto, l’arcivescovo Filippo Santoro – come egli stesso ha ricordato nella intervista rilasciata a TarantoBuonasera qualche giorno fa – ha invitato Francesco a dare una parola di speranza alla Città dei Due Mari con la sua viva presenza a Taranto.
Un invito rispetto al quale lo stesso arcivescovo si è detto – sue parole – «fiducioso».
Ecco invece che proprio l'altro ieri il Comune di Taranto, sindaco Stefàno in testa, si è fatto sostenitore di una richiesta avanzata da una associazione culturale brindisina per portare il papa a… Latiano.
«Una iniziativa fuori dai campanilismi», è stato detto. Ma agli osservatori più attenti non sarà sfuggito che è l’unico tra quelli di questa provincia ad aver aderito all’iniziativa, sostenuta dalla Provincia di Brindisi, dai consigli comunali di venti comuni del brindisino, del leccese e del barese, compresi il Comune di Bari e quello di Lecce.
Nessun altro dei comuni della provincia di Taranto ha preso parte all’iniziativa, all’infuori, appunto, del Comune guidato da Ippazio Stefàno. Non è neppure sfuggito che tale iniziativa si sia svolta in assenza di quello che, a norma di logica e buon senso, avrebbe dovuto essere l’interlocutore privilegiato: la Chiesa. L’arcivescovo Santoro era peraltro impegnato nel convegno ecclesiastico a Firenze, proprio alla presenza del Papa.
A Palazzo di Città, in compenso, c’era il cantante Al Bano, felice e sorridente perché diventa testimonial dell’evento. Sarà proprio lui, infatti, a consegnare in Vaticano l’invito partito ieri da Taranto per far arrivare il Papa a… Latiano. Va bene fare gioco di squadra, ma ogni tanto proviamo a far gol per Taranto e non solo per gli altri. Qui, invece, primeggiamo negli autogol. Forse a qualcuno andrebbero spiegate le regole del gioco.