Un «potenziale gigantesco»,
«asset di prima categoria»
anche se ora «dobbiamo intervenire
sulla manutenzione, sui ricambi»,
perchè se «fino ad oggi la sfida è
stata sopravvivere, da domani la sfida
è cambiare».
In una intervista a Il Sole24 Ore,
Mathieu Jehl, ceo di ArcelorMittal
Italia, parla del futuro industriale e
produttivo del siderurgico di Taranto
targato “Am”, e lo fa in termini
positivi, dopo «cinque anni molto
difficili» per la fabbrica d’acciaio più
grande d’Europa, mettendo sul piatto
«520 milioni di euro per i primi
interventi dell’anno prossimo» per
quanto concerne il piano industriale.
Per Jehl, il primo utile in bilancio
potrà arrivare proprio «già dal
prossimo anno», puntando su clienti
come Fca e Fincantieri, già nell’orbita
di Mittal.
«La nostra idea è certamente produrre
acciaio per auto, con focus su
Novi (un altro dei poli italiani, ndr)
i cui impianti sono fatti per l’automotive.
La nostra prima necessità
è lavorare per rilanciare i livelli di
servizio e qualità. Senza quello
non possiamo nemmeno parlare di
volumi. Il processo è la priorità, il
prodotto non ancora (…) credo che
il ritmo da sei milioni di tonnellate,
tutti prodotti a Taranto, lo potremo
avere dal primo o secondo trimestre
del 2019. Abbiamo poi previsto di
fare arrivare anche coils e bramme,
già tra dicembre o gennaio. I coils,
in particolare arriveranno dal sito di
Fos sur Mer, in Francia».
Jehl ha parlato anche delle similitudini
tra l’impianto di Taranto ed i
suoi nuovi ‘fratelli’ in Europa, come
quello di Gent, e lo ha fatto utilizzando
uno storytelling “operaista”: «Ci
sono delle similitudini. L’ho visto a
Gent, a Einsenhuttenstald, a Liegi,
a Taranto, a Genova, ovunque sono
stato: l’orgoglio degli operai dell’acciaio.
Sono fieri, e c’è una volontà
immensa di andare avanti e trovare
una soluzione».