TARANTO – “Profili di dubbia costituzionalità”. E’ su questo che farà leva la Procura nella controffensiva – che ci sarà, eccome – al decreto salva Ilva e salva acciaio che sarà presentato oggi dal governo per poi passare da una ovvia e scontata approvazione nel consiglio dei ministri di domani. Se la disposizione è quella del riserbo, del silenzio totale e assoluto, da Palazzo di Giustizia trapela la linea che si terrà una volta che l’asse Monti-Clini varerà il decreto che dà all’Ilva ‘licenza di produrre’, e di vendere quanto prodotto, nonostante arresti, sequestri, conferme del Riesame e facoltà d’uso più volte negate.
Il provvedimento legislativo cesellato da Corrado Clini (ministro dell’Ambiente che Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, a Ballarò ha chiamato ministro dell’Industria) per i magistrati tarantini rischia di considerarsi come “un provvedimento ad aziendam, che viola il principio di uguaglianza previsto dall’articolo 3 della Costituzione, e l’articolo 32 sul diritto alla salute”, come si sussurra in via Marche. Il decreto, è la tesi, assorbe l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, ma di fatto è un lasciapas-sare per la commissione di reati. Considerazioni che i magistrati tarantini sarebbero pronti a mettere nero su bianco in un ricorso da presentarsi alla Consulta, che segnerebbe un conflitto tra poteri della Stato (esecutivo e giudiziario) senza precedenti per l’importanza della posta in gioco – la salute, l’indirizzo economico nazionale, il lavoro – e per il grado di contrapposizione, fortissima, tra due pilastri di un sistema democratico. Chi è già pronto con un ricorso, in questo caso al Tar, è Angelo Bonelli, presidente dei Verdi. Bonelli, candidato sindaco di Taranto alle scorse elezioni comunali, parla di “vero e proprio golpe nei confronti della legislazione ambientale e a tutela della salute nel nostro ordinamento”, stigmatizza “che il soggetto che dovrà controllare le emissioni del Polo siderurgico è l’azienda stessa”, sottolinea che “nel decreto del governo non c’è nemmeno un rigo per affrontare l’emergenza sanitaria della città”.
Giovanni Di Meo