Condanne pesanti per i presunti capi del clan giudicato nel processo antimafia “Feudo”.
Il Tribunale di Taranto ha condannato con il rito ordinario a
ventiquattro anni Mimmo Bello e a ventitrè Carlo Mastrochicco.
Per i giudici Belllo e Mastrocchicco sarebbero stati gli esponenti
di spicco del gruppo mafioso che avrebbe dettato legge a Statte.
La sentenza di primo grado ha confermato quindi l’associazione
mafiosa.
Pena pesante anche per Cosimo Morrone che è stato
condannato a ventidue anni. Undici anni per Carmelo Dimauro,
nove per Salvatore Bonavota, sei anni e otto mesi per Giacarmelo
Vitacco, due anni e mezzo per Pietro De Vincentis e Giulio Castagna, due anni e quattro mesi per Catello Infante, due anni per
Valentino Buonomo.
Assolti Annamaria Buongiorno, Cosimo Caroli, Cataldo Marzella
ed Ettore Suppressa, difeso dall’avvocato Antonello Giannattasio
e Domenico Cugliari, assistito dall’avvocato Franz Pesare. Infine
per Pietro De Vincentis l’avvocato Giuseppe Sernia è riuscito a
dimostrare l’estraneità all’associazione dedita al contrabbando.
L’operazione “Feudo” era scattata nel 2016.
Carabinieri e Guardia
di Finanza avevano eseguito una raffica di ordinanze di custodia
cautelare. I provvedimenti erano stati emessi dal gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Procura da presso la Direzione
Distrettuale Antimafia. Arresti perquisizioni e sequestri tra Statte,
Massafra e Taranto, precisamente in Città Vecchia e nei quartieri
dei Tamburi e Paolo VI. L’operazione era stata denominata “Feudo in quanto le attività investigative avevano evidenziato come il
territorio di Statte fosse stato assimilato ad un vero e proprio feudo
del gruppo criminale.
L’attività d’indagine, durata tre anni, era nata da un controllo
eseguito nei confronti di un professionista titolare di uno studio
contabile.