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L’ex assessore all’Ambiente Vozza: «Vi racconto perché sono stata cacciata»

«Riguardo all’Ilva, in qualità di assessore all’Ambiente, sono stata messa da parte. Se ne occupava sempre e soltanto il sindaco».

Quando mancano meno di sei mesi alla fine del secondo ed ultimo mandato del sindaco Stefàno, la città attende l’ennesimo rimpasto della Giunta comunale. Tra indiscrezioni ed ipotesi, l’unica certezza è rappresentata dall’estromissione dal nuovo Esecutivo di Vincenza Vozza, ormai ex assessore in quota al gruppo Udc. Nel corso dei suoi 23 mesi a Palazzo di Città, l’avvocatessa ha avuto modo di occuparsi di Ambiente, Cultura, Pubblica Istruzione e Risorse Umane ma alla fine ha pagato per la nomina degli scrutatori.

O almeno così pare, visto che il primo cittadino ha azzerato la Giunta proprio a seguito del mancato sorteggio di una consistente quota di scrutatori per il referendum del 4 dicembre. Ma le frizioni tra Stefàno ed il gruppo di riferimento della Vozza vengono da lontano. «I dissapori con il consigliere Salvatore Brisci sono stati tanti e di difficile risoluzione – racconta Vozza a TarantoBuonasera. L’altro componente del gruppo Udc, il consigliere Valerio Lessa, poi, ha recentemente votato positivamente alla mozione per la revisione dell’Aia. Diciamo, quindi, che la mia esclusione dalla Giunta ha una matrice squisitamente politica».

Nel corso del suo mandato da assessore, si è occupata dalla questione rigurdante il canile sanitario. «Non ho mai condiviso la scelta dell’amministrazione, una sorta di gestione diretta che non tutela affatto la salute degli animali che si trovano all’interno della struttura. Ho cercato fino all’ultimo di migliorare la situazione. Avevo proposto anche di creare un’area di sgambamento perchè gli animali non hanno via d’uscita. Poi, però, il sindaco mi ha cambiato delega. Da assessore all’Ambiente ho svolto un grosso lavoro per la deblattizzazione, di concerto con i tecnici dell’Acquedotto e con l’assessore ai Lavori Pubblici». Sull’Ilva, invece, Vincenza Vozza chiarisce: «sono stata messa da parte. Se ne occupava sempre e soltanto il sindaco». Come detto, però, l’ex assessore paga a caro prezzo i criteri per la nomina degli scrutatori.

«Innanzitutto mi preme sottolineare che, dalle verifiche effettuate all’interno del mio ufficio ma anche di quelli della direzione, non c’è traccia della lettera che il sindaco dice di aver inviato 35 giorni prima per caldeggiare il sorteggio. Probabilmente, se l’ha inviata, non era indirizzata a me. In ogni caso – spiega Vozza – l’8 novembre si è insediata la commissione elettorale che come tutti sanno è presieduta dal sindaco. Mezz’ora prima dell’avvio dei lavori, Stefàno mi ha fatto comunicare che avrei dovuto sostituirlo. La commissione quindi si è riunita per decidere i criteri di scelta degli scrutatori. Per farlo si è basata sul verbale di aprile, quando la commissione (presieduta dal sindaco) ha fissato i criteri per la selezione degli scrutatori per il referendum sulle trivellazioni in mare. Un’ora prima della chiusura della riunione ho inviato al sindaco, via email, il verbale della seduta con la convocazione dell’aggiormanento al 14 novembre».

Da Stefàno, però, non sarebbe giunta alcuna comunicazione. «Dall’8 al 14 novembre sono trascorsi ben 6 giorni nel corso dei quali se il sindaco avesse avuto qualcosa da dire, sui criteri stabiliti dalla commissione, avrebbe potuto dirlo. Invece nulla. Lunedì 14 novembre, stessa storia. Mezz’ora prima della riunione della commissione elettorale mi viene comunicato che avrei dovuto sostituire il sindaco. Successivamente ho avvisato con un messaggio il sindaco che alle ore 16 la commissione avrebbe proseguito con la nomina degli scrutatori ma, in tutta risposta, mi è arrivata la chiamata del Capo di Gabinetto che mi ha detto che il sindaco era contrariato e quindi potevo andare via. Quando è arrivato Stefàno mi ha congedato con: “Si può accomodare”».

Messa letteralmente alla porta, Vincenza Vozza ha quindi deciso di dare le dimissioni: «Ho chiamnato il Capo di Gabinetto dicendogli che, di li a poco, sarei andata a Palazzo di Città per dimettermi. Ho comunicato direttamente questa decisione al sindaco spiegando che non avevo alcuna responsalità e che non capivo le ragioni del suo malcontento. Ma lui mi ha detto che erano già pronti i provvedimenti per la revoca delle deleghe di tutti gli assessori. A mente fredda credo ogni cosa sia stata cercata e voluta. Non sono se fosse stata studiata a tavolino ma sicuramente io sono stata il capro espiatorio».