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«Uno sportello per le famiglie in difficoltà»

#tarantocittaviva si arricchisce di contributi di idee e di proposte. Oggi pubblichiamo l’intervento di Francesco Tagliente, un uomo di Stato (fra le altre cose è stato questore di Roma e prefetto di Pisa), nativo di Crispiano, sempre legato a Taranto e al territorio ionico.

Quando il direttore Enzo Ferrari mi ha chiesto un contributo al manifesto per la rinascita di Taranto, l’iniziativa del giornale per raccogliere idee e opinioni di chi crede ancora nella possibilità di una ripresa della città, gli ho detto che preferivo astenermi perché i problemi di Taranto li conosco solo grazie ai racconti dei miei amici e dalla lettura dei giornali. Ho cambiato idea quando il direttore ha posto l’accento sullo spirito civico, sui miei legami con il territorio e sull’avvenire della città e dei nostri giovani. Ha toccato le mie corde più vive. Gli ho manifestato quindi la mia disponibilità a fornire un contributo limitato però a come, secondo me, si potrebbe intervenire per ridurre la percezione della insicurezza intesa nel senso più ampio.

Penso che uno dei problemi da affrontare sia quello delle fragilità. Anche l’ultimo rapporto su ‘sicurezza e insicurezza sociale in Italia e in Europa’ realizzato dalla Fondazione Unipolis, Demos&Pi e Osservatorio di Pavia, mette in evidenza che è la crisi a dominare i pensieri dei cittadini e che una persona su due mette in cima alla lista delle priorità da affrontare un tema di natura economica. Il futuro Sindaco secondo me, a prescindere dalla sua militanza o orientamento politico, dovrebbe intanto porre grande attenzione alle sofferenze economiche incolpevoli delle famiglie e delle imprese. Le Istituzioni e le amministrazioni hanno il dovere di promuovere tutte le iniziative possibili per garantire il diritto alla sicurezza a cittadini, turisti ed operatori economici e in particolare a rivolgere particolare attenzione a chi si trova in una condizione di fragilità.

E non parlo solo dei bambini, degli anziani, e delle donne vittime di reati di genere. Penso a tante persone, famiglie, esercenti ed imprenditori colpiti da una crisi economica incolpevole o vittime della burocrazia. Suggerirei di prendere in considerazione la possibilità di istituire, a costo zero per le casse dello Stato e del Comune, un Servizio che sia punto di riferimento anche se solo per essere ascoltato ed orientato. Sono fortemente convinto della necessità di garantire un ascolto specializzato, soprattutto per quelle categorie sociali che versano in una condizione di sofferenza economica “incolpevole”, tale da non potersi nemmeno permettere di rivolgersi ad un avvocato o ad un commercialista, con il rischio concreto di pagare somme non dovute, cadere in mano ad usurai o, ancora peggio, in pericolose situazioni di solitudine e scoraggiamento, che in alcuni casi sono sfociate in tragedie familiari.

Per farlo, penso sia necessario rilanciare e ridefinire il ruolo degli Sportelli territoriali di ascolto e monitorare le attività svolte, anche al fine di verificare l’esigenza di nuovi interventi, corrispondenti alle aspettative e alle necessità degli utenti. Per la gestione dei casi complessi non risolvibili a livello di Sportello territoriale, sarebbe utile istituire un Servizio di ascolto e sostegno dei soggetti che versano in situazioni di disagio originate da motivi economici o comunque riconducibili alla situazione di crisi economica. Il ‘Servizio’ potrebbe essere utile anche per combattere le piaghe del racket e dell’usura della piccola imprenditoria. La crisi economica in cui versano persone, famiglie, operatori ed imprese, ha peraltro effetti negativi sulle forze sociali ed economiche, che possono favorire i circuiti dell’illegalità e, spesso, alimentare pericolose situazioni di disagio e di scoraggiamento, che possono sfociare in imprevedibili comportamenti, anche autolesionistici, come quello di farsi coinvolgere da falsi benefattori, che possono poi rivelarsi usurai.

Il Servizio potrebbe rappresentare pure una risorsa per la tutela dei cittadini, in difficoltà economiche, contro gli errori degli uffici esattoriali e degli istituti bancari. Un secondo consiglio darei al futuro Sindaco. I cittadini pretendono dalle istituzioni e dalle Amministrazioni, anche accessibilità ai servizi e disponibilità da parte degli operatori a fornire risposte il più rispondenti possibile ai bisogni e alle aspettative. Per provare a garantire queste esigenze penso a “sfogatoi” territoriali. Sono convinto che per conoscere a fondo le problematiche della città e individuare le cause di situazioni devianti o che determinino semplici percezioni d’insicurezza, si debba andare nelle aree periferiche o ritenute a rischio, dove l’occhio e le orecchie dei rappresentanti delle istituzioni e dell’Amministrazione, non riescono ad arrivare.

Penso a una sorta di partenariato territoriale con periodici incontri con i rappresentanti del Comune, delle società partecipate in servizio nei quartieri, delle associazioni delle categorie economiche a rischio, dei rappresentanti del mondo del volontariato e dei residenti e dei cittadini. I periodici incontri territoriali potrebbero essere integrati da una “App” con la quale cittadini e dipendenti del comune e delle imprese partecipate in servizio su strada possano segnalare situazioni di degrado urbano e disagio sociale e orientare così gli interventi prioritari. Una terza riflessione riguarda invece il rischio di corruzione. Le Amministrazioni potrebbero porre in essere ogni iniziativa per prevenire possibili infiltrazioni della criminalità e dei fenomeni di corruzione nei vari settori dell’Amministrazione.

Al riguardo suggerirei al futuro Sindaco di blindare l’Amministrazione prevedendo una rete in grado di prevenire la corruzione e scoraggiare gli appetiti della criminalità organizzata. Il contributo dell’Amministrazione comunale ai fini della lotta alla corruzione e alle mafie potrebbe essere decisivo, oltre che con il supporto alla magistratura e agli altri agli organismi governativi, con una azione diretta a prevenire ogni possibile forma di condizionamento degli amministratori locali, funzionari e impiegati comunali o addirittura di collegamenti diretti o indiretti degli stessi con la criminalità, nonché con più incisive misure per favorire la prevenzione e il contrasto di usura, gioco illegale, riciclaggio, traffico di stupefacenti e altre forme di illegalità. Il Sindaco potrebbe istituire un desk anticorruzione, un organo collegiale idoneo a mettere a fattore comune tutte le conoscenze delle varie articolazioni interessate del Comune e sviluppare azioni congiunte, volte alla prevenzione e al contrasto delle possibili infiltrazioni della criminalità nei vari settori commerciali ed imprenditoriali ritenuti sensibili, anche attraverso il continuo monitoraggio dei subentri e delle volture ripetute per la medesima licenza commerciale.

Alle riunioni del Desk potrebbero partecipare rappresentanti dell’Amministrazione interessati, gli Enti e le Società partecipate che fanno capo al Comune, i rappresentanti delle associazioni delle categorie economiche e altri organismi di volta in volta ritenuti utili nonché, in veste di consulente, un rappresentante dell’Avvocatura del comune. Penso che con la partecipazione e il coinvolgimento anche della comunità civile anche il chiacchiericcio potrebbe rappresentare occasione di approfondimento. Si potrebbero valutare collegialmente anche i sospetti per segnalarli agli organi deputati a sviluppare le indagini. La sola conoscenza del ruolo del Desk anticorruzione potrebbe scoraggiare gli appetiti della criminalità. Per il resto mi limito a ripetere quanto già detto in occasione di una precedente intervista al direttore Ferrari: Taranto è una città con un grande passato che sta pagando un prezzo altissimo, con una crisi senza precedenti, in termini di salute e occupazione.

E la causa va ricercata nelle scelte inadeguate con la conseguente insufficiente tutela dei diritti. Sono stati commessi gravi errori nella pianificazione della prevenzione del degrado e dello squilibrio ambientale e non solo. Al centro dei problemi di Taranto infatti oltre all’inquinamento ambientale ci sono la disoccupazione, il disagio sociale e declino urbano. Io, senza cognizione di causa, da ottimista, voglio pensare che ci sia ancora spazio per intervenire. Lo sanno tutti, Governo centrale compreso, che la comunità tarantina ha pagato un prezzo troppo alto. Tutte le componenti pubbliche, economiche e sociali hanno il dovere di agire senza esitazioni per restituire, almeno, la speranza di un futuro dignitoso a Taranto, per i nostri figli.

Francesco Tagliente