Riceviamo e pubblichiamo:
«Il 4 marzo dalle urne è uscita un’Italia
profondamente cambiata. Gli elettori hanno
dato un’indicazione chiara. A causa del
sistema elettorale, però, sarà difficile che
la volontà popolare si traduca in stabilità
di governo. In ogni caso si apre una nuova
stagione.
Il Partito democratico ha perso. La sua
azione di Governo che pure ha conseguito
risultati importanti, accompagnando e sostenendo
la ripresa economica del Paese,
non è stata premiata.
Prendere atto con onestà intellettuale di
questa realtà, è il primo passo del nuovo
corso che necessariamente deve aprirsi.
Nel Partito democratico trovano sintesi
grandi tradizioni politiche del nostro
Paese, siamo un importante riferimento
in campo nazionale ed europeo.
Questa identità, questo patrimonio, questa
tradizione, sono il nostro Dna su cui deve
innestarsi un percorso nuovo. Non una
mutazione genetica, ma un’evoluzione
che metta di nuovo al centro della nostra
azione il cittadino.
Penso che prima ancora di avventurarci
in formule, ipotesi, congetture, occorre
ritornare a fare politica di servizio più
che servirsi della politica; occorre unirsi
più che dividersi; occorre responsabilità
più che serbare rancore.
Non è retorica,
ma un percorso obbligato se vogliamo
riconquistare la fiducia degli elettori.
Ho partecipato con entusiasmo alla campagna
elettorale, fiera di essere stata scelta
e di rappresentare il Pd, pur consapevole
che sarebbe stato un percorso in salita e
controvento. Il vento del populismo che
noi stessi abbiamo in qualche misura
alimentato. La politica è come un boomerang:
i comportamenti sbagliati, ti tornano
contro. E di errori ne abbiamo commessi.
Errare è umano, perseverare è diabolico e
in politica può risultare letale. Ammettere
la sconfitta e far finta che non sia successo
nulla, è grave. Assistere alla debacle
senza un’analisi, è sbagliato. Perdere il
contatto con il “paese reale” può portare
all’estinzione. Siamo entrati in una fase
dinamica, vorticosa per certi aspetti.
Per
questo dobbiamo trovare il ritmo giusto
per connetterci con la realtà. Soprattutto
ora, lo stallo e l’autoconservazione ci condannano
ad una sopravvivenza precaria.
La ricostruzione è una strada obbligata
che dobbiamo percorrere tutti insieme.
Ma è, allo stesso tempo, un’operazione
delicata che non può avvenire con il
mantenimento dello “status quo”. A livello
nazionale questo percorso è stato
già avviato, lo stesso deve accadere negli
organi dirigenti del partito regionale e
provinciale.
Sono convinta che il ricambio faccia bene
a tutti. Il Pd possiede al suo interno forze
nuove ed ha la capacità di autorigenerarsi
e di far prevalere una nuova consapevolezza,
una forte responsabilità e una buona
dose di umiltà, utili per comprendere il
presente e progettare il futuro».
Maria Grazia Cascarano
Già candidata Pd al Senato