Con le primarie di domenica 26 febbraio si conclude il congresso del Partito Democratico e si apre la fase costituente di un nuovo partito progressista e riformista. L’elezione di Elly Schlein, decisamente inaspettata, sancisce uno spartiacque tra il prima e il dopo.
Non si tratta solo della reazione di una intera comunità alla sconfitta elettorale del 25 settembre, che ha portato al governo per la prima volta, dal dopoguerra ad oggi, una coalizione di destra e a Palazzo Chigi una erede diretta del partito post-fascista. Elly è stata eletta segretaria nazionale del Pd perché la sua proposta politica incrocia una richiesta di impellente e radicale cambiamento e meglio si coniuga con un’agenda di radicale opposizione al governo delle destre. A me preme qui sottolineare un altro aspetto che considero decisivo per capire cosa accade nella sinistra in questo tempo difficile. La politica è la dimensione del “dover essere” e il profilo politicoculturale di Elly corrisponde al “dover essere” di questo passaggio storico. Siamo dentro una crisi internazionale dettata da una guerra, nel cuore dell’Europa, che sconvolge radicalmente le chiavi di lettura geopolitiche che avevamo immagazzinato dalla presunta “Fine della Storia” del 1989 e facciamo i conti con gli effetti della fine di una visione ottimistica della globalizzazione che ci riportano ad una caduta verticale delle garanzie nel mondo del lavoro, ad una crescita delle marginalità sociali e ad un’espansione delle ingiustizie territoriali, climatiche, generazionali e di genere. Il bisogno di pace, di redistribuzione della ricchezza e di riequilibrio sociale e ambientale crea necessariamente una nuova chance per la sinistra europea e internazionale, per una nuova agenda dei progressisti capace di impattare frontalmente e radicalmente le ricette delle destre ideologiche sparse in Europa, quella italiana compresa.
Identità chiara, scelte politiche nette, visione precisa dei ceti sociali a cui parlare, possono rappresentare un colpo di frusta alla grave crisi democratica che stringe il Paese e alla crisi di rappresentanza che comprime il nostro campo politico. Il popolo del centrosinistra e del Pd che ha preso parte alle primarie di domenica ha segnalato la necessità di superare una “smania governista senza politica” che ha affievolito identità e vocazione del Pd. Emerge la necessità di una politica forte ancorata a un solco fecondo di valori, ad una piattaforma ideale e ad una coraggiosa visione di obiettivi di giustizia e libertà e di strumenti per realizzarli. Con l’elezione di Elly Schlein a leader del Pd, il Governo italiano delle destre avrà un’opposizione dura e senza sconti che dovrà avere come obiettivo la costruzione di un’alternativa democratica, in Parlamento e nella società. Autonomia differenziata, reddito di cittadinanza, salario minimo, sviluppo sostenibile sono solo alcuni dei temi su cui incardinare il lavoro per un maggiore radicamento negli strati sociali subalterni, nell’universo giovanile e femminile, nel mondo della formazione e dei ceti intellettuali. In questo senso il Mezzogiorno e Taranto potranno essere teatro di battaglie politiche in linea con la proposta e la piattaforma della nuova segretaria. Il bisogno di una politica più marcatamente legata all’identità e il superamento del partito-programma rende il cosiddetto “partito degli amministratori” una mera suggestione senza pertinenza con questa fase.
La politica ha una dimensione di elaborazione e di azione di gran lunga più vasta dell’attività amministrativa. La sovrapposizione simmetrica tra attività politica e attività istituzionale rischia di arrecare nocumento proprio all’azione amministrativa. Su questa piattaforma ora bisognerebbe costruire una grande coesione interna al partito fuori sterili schemi geometrici e anacronistiche logiche di divisione dei compiti. La straordinaria partecipazione di popolo registrata alle primarie segnala ancora una volta che l’unico partito in grado di orientare il quadro politico italiano è il Pd. L’elezione di Elly Schlein ci dice chiaramente in quale direzione.
Michele MAZZARANO
Consigliere regione Puglia