Una domenica di fine febbraio. Una domenica segnata dal dolore per uno dei tanti viaggi della speranza che, nel Mediterraneo, sulla costa crotonese, si consumava in tragedia. In presenza e da remoto, a Taranto nella cornice del Salina Hotel, nell’ambito dell’iniziativa promossa da Enzo Maraio, Segretario Nazionale del PSI, Livio Valvano, Ugo Intini, Bobo Craxi, Ivana Veronese, Maria Pisani, Lino Patruno, Gabriella D’Angelo, Pietro Folena, Claudio Signorile, toccano le corde di uno strumento colpevolmente trascurato dalla politica dei nostri giorni, eppure considerato strategico dall’Europa della NextGeneration.
Un tempo la questione meridionale, insieme alla politica internazionale, era la premessa di apertura di ogni analisi economica. Era il tempo in cui il socialismo meridionalista provava, con qualche successo e qualche sconfitta, ma lasciando il segno dell’identità riformista, socialista e meridionalista a cambiare il Paese invertendo la rotta. Signorile, da storico meridionalista, protagonista degli “itinerari turistici e culturali del Mezzogiorno”, del Piano generale dei trasporti, del Master Plan comunitario, asse strategico dei corridoi comunitari e del Ponte sullo Stretto, fra memoria, analisi della realtà, nuovi scenari internazionali e prospettive, riesce a scaldare l’orgoglio dei presenti. Il conflitto in essere e le sue conseguenze sul piano geopolitico, la prevalenza dei blocchi d’influenza che governano il mondo, il mantra della globalizzazione che sembrava inarrestabile a cui la sinistra si è colpevolmente piegata, l’Italia capovolta, l’Italia Mediterranea. il ruolo nuovo che il Mediterraneo assume nel continente EuroAfroAsiatico sulle cui coste si affacciano 450 milioni di persone.
Il Sud, Mezzogiorno dell’Europa, se vuole contare davvero e rappresentare con successo 20 milioni di cittadini, in grado di competere non solo con il Nord-Est e il Nord Ovest, ma con tutte le altre grandi Macroregioni del Vecchio Continente, deve cominciare a pensare per sistemi e governare i nostri territori con progetti funzionali e riconoscibili. Una possibilità prevista dall’art.117 della nostra Costituzione. Una scelta coraggiosa che va concretamente praticata dalle Regioni meridionali ormai incapaci di produrre uno sviluppo sistemico del Mezzogiorno. La piattaforma Logistica, manifatturiera, culturale, dell’energia sostenibile che deve invertire la dipendenza degli approvvigionamenti, sono l’alternativa di progetto per realizzare la perequazione. I livelli delle prestazioni non basta che siano essenziali. Senza il mezzogiorno non c’è Nazione, le prestazioni devono essere uniformi. Non serve una generica lettura di progressismo, bensì occorre il riformismo forte dotato di capacità progettuale e visione sistemica sulla società nella quale si vive, in grado di far diventare il pensiero sistemico una proposta di governo reale. Il Socialismo, che naturalmente appartiene a una visione del mondo di sinistra, è diventato una civiltà nell’arco temporale bicentenario estendendosi nella dimensione mondiale, rappresentando ovunque i fondamenti essenziali di una volontà di cambiamento, di riforma, di intervento nel presente, avendo memoria del passato e consapevolezza del futuro che si vuole costruire. Abbiamo vissuto una lunga stagione di globalizzazione economica finanziaria nella quale la tendenza dominante dal punto di vista culturale è stata il neoliberismo. Siamo stati tutti, in qualche modo, vittime o partecipi di questo. Siamo entrati ora in una globalizzazione della sopravvivenza nella quale è il Socialismo quasi necessariamente il punto di riferimento culturale ideologico. Quello che è morto è il Socialismo classista, antagonista, autoreferenziale. Quello che sta crescendo è, invece, un Socialismo umanitario, comunitario.
È la globalizzazione della sopravvivenza e non per il puro profitto. La globalizzazione comunitaria sul piano sanitario, sociale, ambientale. Un mondo nuovo. Nucleo caratterizzante della civiltà del socialismo è la convinzione che vi sia la possibilità di dirigere il corso della storia rendendo protagonista il popolo attivo e costruendo una democrazia del lavoro fondata sui principi di solidarietà, giustizia sociale, libertà dal bisogno, eguaglianza delle opportunità. Nella lunga transizione che stiamo vivendo, questa concezione politica è in decadenza, mentre cresce con forza il ruolo dell’individuo sociale e si afferma il valore federativo nella realizzazione del processo sociale. Nella civiltà del Socialismo si cercano di individuare quali nuove risposte possano essere date alle domande che irrompono da una società in profonda e impetuosa trasformazione. Noi abbiamo il compito di costruire il progetto e la squadra dei riformatori da contrappore alle ambizioni dei nuovi conservatori.