Con la terribile strage di Cutro, forse abbiamo definitivamente imboccato la parabola discendente delle tesi per le quali gli immigrati sono tutti nemici, disgraziati e delinquenti, che arrivano in Italia per sottrarci lavoro, mezzi, risorse e tranquillità. Forse riusciremo anche ad accantonare la storiella che la soluzione per l’immigrazione clandestina, sia il fantomatico blocco navale, e la strampalata teoria: “aiutiamoli a casa loro”.
Questa parabola discendente delle false teorizzazioni, a dire il vero inizia già quando Salvini va in Ucraina a recitare la retorica del politico con il Rosario in mano, pronto a schierarsi contro l’invasore, e trova un Sindaco a ricordargli che l’invasore è quel Putin, con il quale condivide una dichiarata amicizia, espressa orgogliosamente su magliette e felpe. Era il Salvini che a forza di invocare Madonne mentre incitava subdolamente all’odio, finiva per raccogliere, alle ultime politiche, un risicato 8% di consenso, ben diverso da quel 35 % incassato alle europee del 2019. Oggi la terribile strage di Cutro, diventa un inesorabile evidenziatore di tutta la falsità e grossolanità delle tesi allarmiste e populiste riguardo l’immigrazione. Oggi non si può più tacere di fronte alle responsabilità che hanno portato il nostro Stato a piangere la morte di 72 persone e, questo, ha risvegliato la sensibilità e l’empatia degli italiani, i quali hanno preferito aderire al sentire dei calabresi, resisi immediatamente disponibili, aperti e generosi ed a manifestare, invece, indignazione e dissenso nei confronti di un Governo che, ancora oggi, non riesce neanche a garantire il rimpatrio delle salme o la degna sepoltura di quei corpi.
Non si può far finta di non vedere che l’opinione pubblica ha preso nettamente le distanze da questo Governo che non ha sentito neanche la necessità di partecipazione e commozione. Un Governo che nega l’evidenza delle tante responsabilità ed inadeguatezze che hanno determinato questa tragedia. Oggi il nostro Paese ha deciso di contrapporre alla logica di un becero egoismo, quella della solidarietà e tutti comprendono l’inutilità e l’ipocrisia di quel “prima gli italiani” che non può che sgretolarsi di fronte all’urgenza di certi bisogni ed al rispetto della vita. Non si possono chiudere gli occhi e far finta di non vedere la disperazione che fa sfidare l’ignoto ed il mare , per fuggire da fame, miseria, abusi e privazione della libertà . Oggi le idee di esercitabili blocchi navali s’infrangono contro la maturata consapevolezza che, lasciare che qualcuno muoia in mare senza prestare soccorso, per il diritto si chiama reato e per la coscienza si chiama indegnità. Oggi sappiamo che è un dovere non solo salvare vite, ma lo è anche accogliere adeguatamente, offrire un valido contributo; che è un dovere aiutare i migranti a formarsi ed a reperire lavoro e che ciò, non solo non interferisce con alcun diritto, ma costituisce anche un bene per le nostre aziende, per le persone anziane, per i malati.
E’ triste pensare che sia stata necessaria una strage per comprendere che non è più tempo per l’esibizione di fittizia forza alimentata da preconcetti e false ideologie e che l’amor di “Patria” non si esprime alzando muri e barriere, ma rendendo la propria nazione degna di essere amata e percepita come “casa” da chiunque la abiti. Oggi non è più tempo di discriminazioni di razza, esercitate con la viltà di non chiamarle per quello che sono: razzismo, ed è la fine di quel populismo che ha creato nemici inesistenti ed alimentato paure che non hanno ragioni. Il vento che ha alzato le onde del mare di Cutro, oggi soffia forte anche su questo Governo, strappandone il velo di apparente compattezza e tradendo le crepe che si celano al suo interno. La Presidente del Consiglio, ben lontana dalla enunciata cristianità che le avrebbe imposto di andare a rendere omaggio alle vittime ed a stare vicino ai sopravvissuti, non sanerà ciò che è accaduto con una inutile e chiassosa parata. Non recupererà la stima dei calabresi, né quella di tutti i cittadini italiani e non basteranno decreti che inaspriscono le pene per gli scafisti a cancellare il ricordo di tante vittime innocenti. Ora, Presidente Meloni, sarà lei, e non i migranti, a dover affrontare il vento che ha iniziato a soffiare forte contro il suo Governo. Chissà se avrà la forza di mantenere le mani ben ferme sul timone senza deviare verso rotte che mortifichino, ancora una volta, diritti e libertà…