Il Forum socialista che si terrà a Roma sabato alla Sala Capranichetta, scandisce il tempo dei riformatori. Di fronte alle situazioni drammatiche che stanno sconvolgendo il mondo contemporaneo la questione socialista, che si estrinseca in primo luogo nel riformismo, ha una straordinaria attualità. Il nesso socialismo-libertà si ripropone con tutta la sua forza ideale sia di fronte all’aggressione all’Ucraina, scatenata da un pericoloso nazionalismo predatorio della Russia, sia di fronte all’imperialismo cinese che sta investendo Taiwan sul piano militare e vaste zone del mondo sul piano economico.
Dalla scelta per la Repubblica al centrosinistra; dalla questione dei cattolici al progetto per la democrazia dell’alternativa; dalla grande riforma istituzionale agli interventi di riforma dello Stato sociale e civile, i socialisti hanno sempre avuto la capacità di avvertire, prima di tutti gli altri, i mutamenti in corso nella politica. Al di là del loro peso elettorale e della loro collocazione politica, sono stati i protagonisti attivi dei grandi passaggi politici della democrazia italiana. La cultura politica dei socialisti, dovunque essi siano, avverte la crescente condizione di precarietà del sistema politico attuale; coglie i processi di dissoluzione dei partiti e delle alleanze che hanno dominato in questi anni; sente l’urgenza di fare i conti con un bipolarismo incompleto e artificiale che ha determinato un obiettivo degrado nella democrazia italiana, accentuandone i caratteri di democrazia delegata e deresponsabilizzata. Non si tratta solo di rivendicare la memoria del socialismo italiano.
I contenuti ideali della “civiltà socialista”, in alcuni snodi fondamentali e anche in alcune proposte di riforma, mantengono la loro validità: dalla riforma della giustizia, al presidenzialismo, alla solidarietà con l’Ucraina, all’impegno meridionalista, a tutte le tematiche riguardanti il lavoro e a quella che chiamiamo la “globalizzazione della sopravvivenza”. L’impegno riformatore su questi nodi essenziali ha un retroterra politico-culturale di grande rilievo che in tutti questi anni è stato alimentato grazie all’impegno individuale e collettivo di singole personalità e di strutture organizzate di studio appartenenti a un’area socialista assai estesa che sfugge a ogni schema di natura partitica e anche a ogni scelta pregiudiziale di schieramento. Il progetto dei riformatori oggi può rappresentare l’unica alternativa seria e credibile a quella dei conservatori espresso da Giorgia Meloni perché, inoltrandosi sul terreno del conservatorismo liberale, per quanto solcato da mille contraddizioni all’interno del centrodestra, è altra cosa rispetto all’ultranazionalismo sovranista e ancor più al post fascismo. Una posizione strategica della destra che va compiutamente considerata per costruire un’alternativa. In questo quadro risultano decisivi tre punti di riferimento: l’Europa, il Mezzogiorno d’Italia, il socialismo europeo. L’Italia deve impegnarsi nella costruzione dell’Europa federale sapendo che in questo quadro sono comunque fondamentali il Mediterraneo e il Mezzogiorno. Il ruolo che il Mezzogiorno d’Italia sta assumendo in Europa, il cui mare Mediterraneo è mare interno, è sempre più strategico, visto che è una via di accesso e di riferimento, collegando la sponda Sud del Mediterraneo ai destini del Vecchio continente: il Sud d’Italia non sarà periferico e marginale bensì centrale rispetto alla Penisola e all’Europa.
Di qui, la lettura di una Italia mediterranea proiettata verso il futuro in chiave di protagonista nei prossimi decenni. Il Mezzogiorno dovrà diventare attore principale nella sua unità, superando campanilismi e regionalismi, rilanciando la sua identità territoriale, economica, sociale, politica e culturale nello Stato nazionale e nell’Unione europea. In questo contesto occorre federare le Regioni del Meridione, unificando la programmazione e la gestione di almeno il 50 percento dei fondi Ue e nazionali, in una progettualità interregionale finalizzata all’armatura infrastrutturale del territorio, alla formazione, alle politiche di sviluppo tecnologico e di servizi, con l’obiettivo di realizzare nell’Italia mediterranea la grande piattaforma economica logistica euro-mediterranea. A tal fine, è esiziale la proposta di legge dell’autonomia differenziata, che mette a rischio l’unità d’Italia e rende irrealizzabile l’Italia federata e il sistema Ue-Mediterraneo. Il socialismo del ventunesimo secolo è quello che combina insieme socialismo, democrazia, liberalismo. È una scelta valida. Un’autentica posizione riformista può essere l’unica alternativa al conservatorismo di destra e di sinistra.