Taranto, fin dai primi anni del Medioevo, è stata oggetto di insediamento dei più disparati ordini religiosi. Tra gli altri approdarono a Taranto anche i Celestini. Le prime notizie della presenza dei Padri Celestini a Taranto risalgono al 1547. I Padri Celestini avevano a Lecce il Centro del loro Ordine e risiedevano in quel palazzo che appunto ha nome Palazzo dei Celestini, oggi sede della Municipalità di Lecce. In quell’anno la nobile Flora Messana di Taranto donò ai Padri Celestini di Lecce la chiesa di Santa Maria dei Martiri per edificarvi un monastero.
Ma i Padri Celestini non presero mai possesso di quella chiesa. Nel secolo seguente il capitano Federico Ventura fece dono della chiesa dell’Annunziata alla Confraternita dei Padri Pellegrini ma, siccome i Pellegrini, dopo avervi edificato il loro Oratorio con annesso Ospedale avevano abbandonato la chiesa, lo stesso Capitano Ventura ne trasferì la gestione ai Padri Celestini i quali su quel sito costruirono il loro monastero. L’ordine dei Celestini aveva come compito il soccorso ai pellegrini e agli ammalati che venivano curati nell’ospedale Fatebenefratelli. Nel 1808, essendo stato soppresso l’Ordine dai Francesi, il monastero fu convertito in padiglione militare del Comando di Piazza e ospitò il quartiere generale dell’armata francese.
Il 6 aprile 1813 Gioacchino Murat, con proprio decreto, concesse la chiesa dell’Annunziata, ormai sconsacrata, al Comune che ne aveva fatto richiesta per trasformarla in teatro. Il progetto di trasformazione fu redatto dall’architetto Saverio Greco e i lavori erano quasi ultimati allorché, a seguito delle proteste dell’Arcivescovo Monsignor Giuseppe Antonio De Fulgore che riteneva una profanazione la presenza di un teatro in un luogo di culto ancorché sconsacrato, Ferdinando II ne ordinò la demolizione. Anche quest’ordine fu bloccato e la demolizione mai eseguita. Il grande edificio rimase in piedi seppure nel più completo abbandono quasi per un secolo. Si tornò a parlare del Convento dei Celestini nel 1902 quando, Sindaco Vincenzo Damasco, l’Amministrazione comunale affidò all’ingegnere Bazzani l’incarico di redigere un progetto per la risistemazione di Piazza Castello. Ai fini della valorizzazione del Palazzo di Città si prospettò l’idea di localizzare a fianco del Palazzo Municipale, il nuovo Palazzo delle Poste previa ovviamente la demolizione del Convento dei Celestini.
Non se ne fece niente fino al 1926 allorchè il progetto, ripreso dall’ingegner Mazzoni, sembrava dovesse realizzarsi. Si diede così inizio alla demolizione del Convento. Invece accadde qualcosa che cambiò radicalmente i programmi dell’Amministrazione. Nel corso dei lavori di demolizione di ciò che restava del Convento furono ritrovati rocchi di colonne e capitelli di un tempio greco per cui la Sovrintendenza ai Beni Archeologici bloccò i lavori e il Palazzo delle Poste trovò collocazione in altro sito, sul nuovo Lungomare a fianco del Palazzo del Governo. I reperti archeologici erano l’indizio della presenza in quel sito di un tempio dorico dedicato a Diana. Su questo argomento gli archeologi sono divisi. Alcuni studiosi infatti ritengono che quelle colonne siano le colonne di un tempio dedicato a Poseidone, altri invece come Luigi Viola, ritengono che quei resti appartengano ad un tempio dedicato a Diana. Ben si comprende come il tempio dorico si estendesse ben oltre il sito dell’ex Convento dei Celestini. I resti di quel tempio infatti erano anche all’interno dell’Oratorio della SS.Trinità che aveva il suo ingresso su Via Duomo a fianco all’ex Convento di San Michele. Negli anni 70, a seguito della demolizione dell’ex Oratorio della Confraternita della SS. Trinità, la Sovrintendenza archeologica portò alla luce le due colonne che sono oggi visibili in Piazza Castello sul lato sinistro di Palazzo di città.
Mario Guadagnolo