Il 16 febbraio 2023, in maniera piuttosto decisa e, pare, inattesa per una parte della maggioranza, il Governo decide per lo stop alle operazioni di sconto in fattura e cessione del credito. La misura risponde alla scelta di porre un argine definitivo alla deriva che sta prendendo l’intero settore edilizio dal mese di novembre 2021, allorquando il Governo Draghi introdusse il Decreto Antifrode che generò non poca confusione nel mercato della cessione dei crediti.
Tra l’altro le azioni della magistratura, anche locale, volte ad assicurare legalità nelle operazioni di ristrutturazione edilizia e cessione dei crediti, non aveva fino ad ora altri strumenti legali a disposizione per scindere il rapporto solidale che sarebbe esistito, in termini di responsabilità, tra il cittadino che ha commissionato i lavori e l’impresa che si è fatta pagare attraverso crediti fiscali. A sua volta poi, lo stesso problema sorgeva per le banche acquirenti dei crediti, mai totalmente tutelate rispetto ai rischi derivanti da operazioni poste in frode alla legge da parte di cittadini o imprese infedeli. Sono diventati diffusi i sequestri di crediti fiscali in loro danno quando gli organi inquirenti hanno individuato casi fraudolenti di ristrutturazioni mai realizzate o realizzate con prezzi gonfiati. Gli istituti di credito, incolpevoli, hanno subito il sequestro di crediti acquistati in buona fede senza aver mai potuto opporre alcun diritto alla propria tutela.
Ovviamente, a fronte di casi frequenti di questo tipo, il sistema bancario si era fermato da molti mesi, centellinando gli acquisti di crediti e mettendo in gravi difficoltà le imprese e i cittadini che avevano commissionato i lavori. Invano la Circolare 33/E del 2022 di Agenzia Entrate, aveva posto un freno al problema della rischiosità degli acquisti, non avendo di fatti valore di legge. Il Governo decide così di fermare questa misura bloccando la cartolarizzazione dei crediti ma non gli incentivi. E cioè gli incentivi continueranno ad avere valenza fino alle normali scadenze previste dalla Legge di Bilancio per il 2023 – vale a dire in quasi in tutti i casi per Superbonus e Sismabonus entro il 31 dicembre 2023 ad eccezione delle mono familiari il cui termine agevolativo scade il 31 marzo 2023 – ma chi vorrà fruire delle agevolazioni esistenti per le nuove pratiche, dal 17 febbraio in poi, dovrà pagare tutti i lavori e detrarre in dichiarazione dei redditi il proprio credito fiscale. Stop quindi a cessione del credito e sconto in fattura. A chiusura temporale delle finestre di funzionamento di Superbonus e Sismabonus, resteranno solo in vigore le agevolazioni edilizie per ristrutturazione ed ecobonus secondo le loro discipline. Il Governo dispone nello stesso decreto anche il divieto per gli Enti della Pubblica Amministrazione di acquistare crediti fiscali per compensare imposte proprie.
La misura aveva interessato diversi enti locali e regionali ma il timore che si ingenerasse un corto circuito nelle finanze dello Stato ha convinto il Governo a chiudere questa strada per sempre. Si smantella così, dopo il reddito di cittadinanza, la seconda delle misure più importanti del Governo Conte. Superbonus e Sismabonus hanno avuto il pregio di ravvivare un mercato assai asfittico in Italia, come quello dell’edilizia, che soffriva da anni di un blocco generale per ragioni diverse. La cartolarizzazione dei crediti fiscali aveva consentito di vendere i propri diritti alla detrazione fiscale anche a soggetti che una capienza fiscale non ce l’avevano, generando di fatto una moneta alternativa la cui crescita però si è rivelata insostenibile per una economia, come quella italiana, gravata da un enorme debito pubblico. Non sarà però, probabilmente, una brutta notizia. Di fatto il mercato delle nuove pratiche connesse a Superbonus e Sismabonus era fermo da mesi perché le imprese non riuscivano più a cedere i crediti. Anche i dati ENEA sul valore dei lavori certificati si riferisce probabilmente a operazioni edilizie afferenti il 2021 ed il 2022, ma da tempo in molti avevano rinunciato ad avviare nuovi lavori per paura di rimanere incastrati nella impossibilità di vendere crediti. Ulteriore buona notizia è che il Governo disciplina definitivamente le esimenti da responsabilità solidale tra cedenti e cessionari introducendo l’articolo 6 bis al D.L. 34/2020 che prevede, salvo ipotesi di dolo, per le quali occorrerebbe dimostrare una compartecipazione intenzionale del cessionario alle operazioni poste in frode alla legge, l’esclusione da responsabilità solidale per i cessionari che dimostrino l’acquisizione del credito ed il possesso della documentazione elencata nel decreto, al quale si rimanda per brevità, ma che non differisce affatto dalle check list messe a disposizione da tempo dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.
Il successivo articolo 6 ter introdotto sempre per decreto, estende l’esimente da responsabilità anche in caso di ricessione del credito di secondo e terzo livello da parte di istituti di credito verso correntisti della banca – fuori dall’ambito di definizione di soggetti puramente consumatori – ai quali basterà ricevere una certificazione che attesti che la Banca sia in possesso della documentazione elencata per decreto. Il Governo interviene quindi in modo deciso e non c’è da biasimarlo. La situazione era divenuta veramente assai critica per moltissime imprese e cittadini in Italia. Forse aver messo uno stop alla cessione dei crediti ed aver stabilito regole certe per l’esenzione da responsabilità da parte degli acquirenti convincerà il mercato a riprendersi definitivamente, anche a costo di chiudere questa pagina una volta per tutte.
Francesco Andrea Falcone
Dottore Commercialista – Revisore Legale