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La riforma fiscale in 21 articoli, il Consiglio dei Ministri avvia l’iter

Sta per prendere il via la rivisitazione delle norme fiscali
Riforma fiscale

Tra una riforma organica avviata dal Governo Draghi e la fase di attuazione di competenza del Governo Meloni sta per prendere il via definitivamente la rivisitazione delle norme fiscali italiane così come avevamo descritto su queste pagine diverse settimane fa.

Il Consiglio dei Ministri di conseguenza chiede al Parlamento una delega per realizzare una riforma attesissima e nell’interesse di tutti gli italiani. Il tema resta però sempre lo stesso, qualsiasi riforma si metterà in campo e con qualsiasi sfumatura politica, bisognerà fare i conti con i vincoli di bilancio strettissimi che riguardano in particolare il nostro debito pubblico. Ad ogni modo, almeno stando ai principi generali trapelati in questi giorni rispetto alle attività parlamentari di settore, le linee guida della riforma dovrebbero concentrarsi “politicamente” sui seguenti indirizzi. Garantire maggiore certezza del diritto tributario poiché troppe sono le condizioni di interpretabilità ed incertezza del sistema che scoraggiano investimenti interni ed esteri. Restituire al Parlamento il primato della legislazione in materia togliendo alle Agenzie fiscali l’eccessiva attività paralegislativa che avviene con l’uso delle circolari.

Alleggerire il carico sanzionatorio che diviene spesso veicolo di impossibilità di recupero. Favorire la forfettizzazione della determinazione dei redditi non solo dal lato dell’impresa ma anche da quello del lavoro dipendente per semplificare accertamento, riscossione ma anche la vita degli operatori. Alleggerire il rapporto conflittuale esistente con il fisco rimediando alla proliferazione di soglie all’ingresso del contenzioso, tra le quali anche quella della mediazione tributaria troppo spesso priva di risultati, per avviare una stagione collaborativa. Alleggerire l’eccessiva proliferazione di strumenti informatici per l’accesso al rapporto con la Pubblica Amministrazione i quali non sempre sono capiti o utilizzabili dai piccoli imprenditori e dagli artigiani. Riportare nel solco della progressività di imposta tutta una serie di prelievi fiscali affidati oggi alla imposizione indiretta. Rivedere il sistema delle aliquote fiscali. Alleggerire gli obblighi dichiarativi oggi divenuti insostenibili per tutti e spesso una mera duplicazione rispetto a informazioni che il Fisco già possiede. Restituire allo Statuto del Contribuente una funzione primaria nel rapporto tra cittadino e Fisco.

Riportare pari dignità nel rapporto tra versamenti e rimborsi fiscali, gli ultimi dei quali oggi troppo spesso lasciati nell’ambito della completa incertezza. In altre parole molto lavoro da fare considerando che, purtroppo, complice la pandemia ma prima ancora una eccessiva disattenzione del Parlamento rispetto alle responsabilità proprie della legislazione tributaria, le Agenzie fiscali italiane avevano dovuto rimediare spesso a lacune normative con proprie circolari che sono finite spesso per diventare fonte di legge quando in verità non lo sono. La riforma si muove in ogni caso nel solco di una disciplina generale già accennata dal precedente Governo Draghi che ragionava, finalmente, sul consolidamento di principi di diritto in favore dei cittadini. Cosa succederà praticamente? E’ ancora presto per dirlo ma una serie di misure sono già comprensibili rispetto a quanto trapela dalle aule parlamentari. Le aliquote della imposta sul reddito delle persone fisiche, l’IRPEF, che è la principale imposta progressiva sul reddito di tutti gli italiani, dovrebbero scendere a 3 e dovrebbe restare ancora in vigore il sistema di calmierizzazione del prelievo fiscale garantito da deduzioni e detrazioni.

Oltre una soglia massima di reddito, ai cittadini verrà applicata una aliquota forfettaria in luogo di quella massima attuale che sfiora il 50%. Scompare definitivamente l’IRAP per imprese individuali e professionisti ma la riforma dovrebbe metter mano anche alla condizione delle società le quali sarebbero le ultime interessate, sotto il profilo soggettivo, dalla imposta regionale. Si presume che il prelievo ai fini IRAP dovrebbe essere fatto rientrare nell’ambito della imposta sul reddito, sia delle persone fisiche che delle società e chiudere definitivamente questa pagina del diritto tributario italiano che tanta confusione ha generato nel tempo. Va ricordato tuttavia che attraverso l’IRAP si finanzia la sanità nelle regioni italiane e quindi occorrerà trovare in fretta un sistema compensatorio per non aggravare la già complessa situazione dei sistemi sanitari regionali. Interventi sull’IVA e sulle altre imposte indirette saranno certamente al centro della attività del Governo.

La questione della eccessiva proliferazione di norme che regolano il prelievo indiretto è una questione spinosa. Sono imposte indirette quelle che colpiscono tutti i cittadini indipendentemente dalla propria capacità di reddito e quindi soprattutto le classi sociali meno abbienti sono quelle che patiscono il loro effetto. Tra queste spicca il ruolo dell’IVA e delle Accise sui carburanti. In entrambi i casi per poter acquistare prodotti spesso necessari per la vita quotidiana, si è costretti a sborsare una addizionale che finisce in imposte e che da un lato è il modo più semplice per lo Stato per fare cassa ma dall’altro non discrimina tra chi ha i mezzi per comprare e chi non li ha.

Francesco Andrea Falcone
Dottore Commercialista – Revisore Legale