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Natale, il periodo più dolce… e stressante dell’anno!

Per un’alimentazione corretta
Natale, periodo di stress per le diete

Si sta avvicinando il periodo di Natale e, come ogni anno, iniziano i consigli della diet industry. “Per bruciare una fetta da 100 g di panettone devi correre xx minuti, mentre invece per una fetta di pandoro devi correrne xx!” “Un calice di spumante da brindisi ha xx calorie” “Dopo le abbuffate delle feste puoi rimetterti in linea con questo leggero menù: (segue dieta di 3 giorni a base di verdura e poco più)” “La dieta detox di gennaio!”

Inutile battersi contro questo tipo di comunicazione: è strettamente legata a un marketing dietetico aggressivo, che mira a guadagnare grazie alla vendita di “prodotti dietetici”, “integratori brucia grassi”, “programmi di dimagrimento rapido”. Perché la maggior parte di noi teme “le abbuffate” delle feste? Nel mese di dicembre si condensano le occasioni in cui diventa lecito mettere in tavola e condividere piatti particolarmente ricchi di grassi, zuccheri e godimento: banchetti ipercalorici, in cui ci si concede tutto ciò che fa gola, e che nel resto dell’anno si cerca di evitarli centellinare per paura di ingrassare . La cultura della dieta ha veicolato un messaggio completamento sbagliato, legato al senso di colpa, al peccato. Se si ascolta il corpo, si sbaglia: d’altronde, quante volte noi stessi diciamo “se mi permettessi di mangiare quello che voglio, andrei avanti solo a pizza e dolci”.

Per essere magri e in salute, bisogna seguire lo schema di una dieta, sopprimendo quello che il corpo vorrebbe. Questo tipo di comunicazione è puro marketing: nel momento in cui si colloca “il giusto mangiare” fuori dalla portata del proprio corpo, è facile far sì che le persone spendano soldi (tanti soldi) per ottenere la dieta miracolosa, o l’integratore miracoloso; non a caso esistono anche integratori che promettono di sopprimere un istinto naturale del corpo: la fame. Ma se il nostro corpo non avesse bisogno di schemi esterni per nutrirsi in odo adeguato, e se fosse sufficiente indirizzarlo opportunamente? Mangiare con consapevolezza non è un’azione del tutto intuitiva: quando mangiamo qualcosa di buono, continueremmo a mangiarlo proprio perché ci da soddisfazione. Se stiamo “a dieta” da una vita facciano doppiamente fatica a darci un freno. Dopo anni di diete, di senso di colpa, di istinti naturali che vengono imbrigliati da schemi esterni di porzioni, numeri e frequenze di cibo mangiare con consapevolezza è una vera rivoluzione.

E d’altronde, è molto più facile leggere da qualche parte che “la giusta porzione di pandoro è xx grammi” piuttosto che iniziare a mangiare il pandoro e fermarsi quando ci si rende conto di essere appagati. Si possono fare alcuni ragionamenti che aiutano ad affrontare diversamente le feste. La prima, cerchiamo di usare parole positive: un conto è dire che le feste “si affrontano”, un altro è dire “si vivono”. Per esempio cè la differenza fra dire “fare uno sgarro” e “gustarsi una coccola”, tra “le abbuffate natalizie” e “banchetti natalizi”. Questi piccoli cambiamenti permettono di esercitare in positivo la neuro plasticità del cervello, ossia la sua capacità di aprirsi a connessioni neurali differenti. Si può usare le parole come “abbuffate”, “sgarro’’, “eccesso”, e creare un clima opprimente, oppure si può usare le parole come “coccola”, “calore”, “attesa”, “bontà” e descrivere le feste con tutt’altra vibrazione. Ovviamente le parole da sole non sono in grado di stravolgere l’esperienza delle feste ma sono già un primo passo. Si può fare a meno a seguire i profili social, le pagine di riviste che promuovono in qualsiasi modo la cultura natalizia: calorie dei dolci, suggerimenti per alleggerire i piatti, idee per menu detox. Non fanno altro che caricare il circolo vizioso, rimandare l’attenzione su quei temi. Piuttosto si può cercare idee su come addobbare la tavola, acquistare le candele profumante ect..

Quante volte ci capita di mangiare qualcosa di buono non tanto perché troviamo gratificazione ad ogni singolo morso, quanto piuttosto perché viviamo quei occasione come l’unica per poterci lasciare andare? Immaginate di vietarvi di mangiare i biscotti al cioccolato. Un pomeriggio vi concedete di mangiare uno, lo mangiate, ma dentro di voi sapete di aver trasgredito un regola, un divieto. Sapete che dal giorno successivo quella regola tornerà ad essere in vigore, e quei biscotti di nuovo torneranno essere qualcosa di rigorosamente vietato. Dato che ora avete trasgredito la regola e ne avete mangiato uno, non vale forse la pena di lasciarsi completamente andare a mangiare altri? Ecco è quello che succede: il primo biscotto va mangiato con senso di colpa ma anche con appagamento. Poi pero ce ne saranno altri, 5 o 10 o tutto il pacco divorati con foga, solo con senso di colpa, senza piu sentire nemmeno il sapore. E se invece ci permettiamo di mangiare ogni tanto quei biscotti, senza vincoli particolari? Sarebbe molto piu difficile arrivare a divorarli senza realmente assaporali.

Dr.ssa Monika Szczesna
Biologa nutrizionista
www.dieta metabolic.it