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La vita umana è inviolabile

QUEI MIGRANTI SI POTEVANO SALVARE
La tragedia di Cutro

“La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli” Come se fosse del tutto normale dire ai disperati, “sono anche cazzi vostri che siete nati nella parte sbagliata del pianeta”. Se questo esimio signore fosse nato all’epoca delle grandi purghe di Stalin avrebbe detto “ma forse questi antigovernativi se la sono cercata”.

Ovviamente il governo “come fa si tace” (per citare Dante), in questo caso, la premier sceglie il silenzio, anche quando un manipolo di fascisti aggredisce un ragazzo fuori da una scuola di Firenze e si viene a scoprire che condivide la sede con Fratelli d’Italia. Cose da dire ne avrebbe ma come al solito, certa politica, cambia la morale a seconda della direzione del vento. Ma da dove viene questa affermazione? Quanto può essere scura l’anima di un essere umano che freddamente lancia dardi avvelenati contro dei disperati inermi arrivando, addirittura, a trovare delle responsabilità sulla loro condotta? Non vorrei citare la nascita del razzismo in occidente, e non vorrei spingermi ai 400 anni circa di sfruttamento e controllo dell’uomo bianco (sarebbe lungo e noioso), ma la vera radice è proprio lì.

Esistono varie rotte migratorie dalle quali i migranti tentano di arrivare in occidente, la rotta che il caicco, con a bordo 200 anime, ha tentato di percorrere è quella Turca, una rotta che sta tornando molto attiva data la situazione politica in Afganistan. I migranti venivano anche da Siria e Iraq, inutile dire quanto sia geopoliticamente complessa la situazione. L’Afganistan, dopo l’abbandono americano con annesso regalo di armi e mezzi ai Talebani, è un regime islamico dove le donne non hanno più nemmeno il diritto a uscire di casa senza un “tutore”. Sull’Iraq si potrebbe scrivere all’infinito, un Paese disgraziato, attanagliato da decenni di dittatura e poi completamente raso al suolo da una guerra voluta dagli Stati uniti della quale, ad oggi, non sono chiare le vere ragioni, se non quella di un delirio imperiale del quale, in passato, nemmeno l’impero romano ha sofferto mai. Ci chiediamo perché questa gente parte? Forse dovremmo sfogliare i giornali di questi decenni per capire che “hanno creato il deserto e l’hanno chiamato pace” per citare Pubblio Cornelio Tacito. Non esiste solo l’Ucraina: dei 18 conflitti significativi sparsi per il mondo, ben 14 sono in Africa (alcuni dei quali coinvolgono più stati, come quello del Maghreb che ne coinvolge dieci), 2 sono in Asia Iraq e Siria, sarà un caso ma i migranti che hanno tentato la traversata dalla Turchia venivano da Iraq Afganistan e Siria.

Insomma il mondo è un gran casino, e le cose vanno sempre peggio, in tutto questo tumulto gli uomini migrano, come fanno da 110.000 anni. E già perché il fenomeno migratorio non è nato con lo sfruttamento dell’Africa, né con le guerre imperiali, la migrazione dell’umanità è nata con l’uomo stesso, anzi, prima che l’uomo si definisse tale… noi già migravamo. Se non fosse così tutta la popolazione umana sarebbe ancora in Africa invece appena ne abbiamo avuto la possibilità, appena ci siamo alzati su due zampe e abbiamo avuto la possibilità di vedere oltre la linea dell’erba, abbiamo cominciato a migrare. Da sempre, la migrazione è talmente insita nella natura umana che la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo la riconosce come diritto inviolabile. Questi 200 disperati che hanno deciso di prendere il mare su una barca, senza dubbio mal funzionante, decidendo di rischiare la vita per arrivare in un posto “migliore”, si può avere qualsiasi convinzione, si può pensare qualsiasi cosa, ma su un tema bisogna che tutti ci mettiamo d’accordo. La vita umana è inviolabile, principio che le civiltà si trova a dover sostenere e difendere. Quindi le 68 persone morte nel nostro mare si potevano salvare, se solo qualcuno fosse stato lì. Ma quella rotta non è battuta da nessuna Ong… E qui emergono le contraddizioni di chi ha contestato e contesta il ruolo delle Ong sulle rotte del Mediterraneo, dei corridoi umanitari con Africa e Asia; accompagnati dai sovranisti che si La Calabria piange e non dimentica oppongono ad una politica comune di ridistribuzione e riorganizzazione, e dalla costruzione di reti e muri per evitare che i disperati transitino per gli stati europei. Le migrazioni non si fermano, le migrazioni si governano.

L’Italia, primo Paese di approdo esposto a migrazioni con all’attivo migliaia di salvataggi accoglienza ha bisogno, urgentemente, di una politica comune di ridistribuzione, e mentre il governo tuona nei salotti televisivi, si allea proprio con i soggetti che si oppongono all’Italia. Servirebbe una politica comune, che partisse da una missione di salvataggio comune, con un sistema integrato di accoglienza che dia alle persone inserimento e accudimento. Nel frattempo contiamo i morti… I popoli del sud conoscono il mare: dal mare i Calabresi da sempre trovano sostentamento pescando, dal mare venivano non solo i nemici invasori, ma anche gli scambi commerciali, culturali e di civiltà che ha percorso l coste del Mediterraneo; per mare si partiva per trovare fortuna in tutto il mondo. Nel nostro sangue scorre la paura e il rispetto per il Mediterraneo da cui tutti proveniamo. Non stupisce lo slancio con cui i calabresi li hanno soccorsi sin dai primi momenti del naufragio. La compassione espressa nei confronti delle vittime e la solidarietà nei confronti dei sopravvissuti. L’imam ha abbracciato il vescovo. Il Dio che guardava dal cielo, il disastro di Cutro era lo stesso. Potevamo salvarli! Dovevamo Salvarli! Noi, con la nostra storia, con il nostro senso di umanità con i nostri valori, con l’ospitalità greca e poi cristiana come baluardo, noi dovevamo salvarli, dovevamo essere lì.

Come quegli italiani che ora portano fiori, come quei carabinieri che si sono gettati in mare senza nessuna protezione. Si sono buttati in mare, sotto la carcassa della barca a cercare di strappare al gelo delle acque una persona viva, o un corpo. Le organizzazioni umanitarie internazionali parlano di 26.000 morti nel mar mediterraneo. 26.000… un numero enorme, mettetele insieme 26.000 persone, come tutti gli abitanti di Bacoli, oppure Chieti se preferite. Immaginate che cosa succederebbe se tutti i giorni sparisse tutta la popolazione di Chieti. Fra le più grandi tragedie occidentali c’è stato l’11 settembre, 3.000 morti, una tragedia enorme. No, non voglio fare il raffronto dei morti ma siamo oltre il rischio di inaridimento delle anime. Una morte è una tragedia, un milione di morti non possono e non devono diventare una statistica nè descrivere cosa il nostro cuore sta vivendo. Fin quando la morte non bussa alla nostra porta, allora quell’empatia, non fa vedere i suoi effetti