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Taranto indenne contro la Fidelis Andria: al “Degli Ulivi” è pareggio per 0-0

Tre legni colpiti dai rossoblu nel primo tempo. Vannucchi salva il risultato nei minuti finali
Il Taranto

Prova d’intensità, d’agonismo, anche di creatività, nonostante il terzo pareggio a reti inviolate incastonato nell’originaria quaterna di gare del girone di ritorno. Il Taranto è costretto a rinviare l’appuntamento con la prima vittoria del secondo atto del campionato, come del nuovo anno solare, contrastato dalle sorprese preventivate e dispensate dalla Fidelis Andria appena affidata alla didattica di Bruno Trocini, ostacolato dai tre legni colpiti nel corso della prima frazione di gioco, sicuramente protetto dalle opposizioni decisive di Vannucchi fra i pali.

Contro i biancazzurri ristrutturati nell’impianto tattico (un 3-5-2 speculare) e nelle individualità prescelte, Ezio Capuano non rinnega il suo integralismo e colma le caselle orfane degli squalificati Evangelisti in difesa e Tommasini in attacco, con l’eclettico Formiconi e con la coppia offensiva inedita composta da Bifulco e Semprini, entrambi esordienti in formazione titolare. Centrocampo sostanzialmente invariato rispetto alla precedente partita con la Turris, il quale consta di un’unica eccezione nell’area mancina interna, ovvero Mazza che vince il ballottaggio con Labriola. Provenzano agisce in cabina di regia, supportato alla sua destra dal duttile Antonio Romano, mentre sulle fasce immancabili sono gli apporti di Mastromonaco e Ferrara. Per la prima volta nella stagione in corso, il Taranto ridimensiona i piani del minutaggio, schierando appunto solo due under classe 2000. Dal canto suo, Trocini medita la ripartenza di un’Andria relegata in zona play out beneficiando di una retroguardia appannaggio del neo acquisto De Franco, coordinato da Delvino e Dalmazzi, mentre l’esperto Arrigoni detta i tempi su un’asse mediana amministrata dai vari Finizio, Paolini, Candellori e Ciotti; Ekuban e Bolsius rappresentano il tandem d’attacco. L’approccio è indovinato, il ritmo vivace, incline ai capovolgimenti di fronte, affatto conservativo: la compagine ionica ostenta la sua identità ed una crescita qualitativa della manovra, incentivando l’equilibrio nell’interpretazione delle due fasi, rintracciando sia l’impostazione dalle retrovie (Antonini docet), sia l’ampiezza sulle corsie (Bifulco spazia, si allarga, suggerisce alle spalle di Semprini, filtra in area; Mastromonaco confeziona cross a ripetizione), ma deve organizzare ancora i nuovi sincronismi offensivi (la ricerca della profondità da parte di Semprini).

Di sicuro è una squadra trasformista, quella rossoblu: anche nel rischio, non smarrisce mai l’ordine e la razionalità, evitando qualsiasi traccia di panico; lo testimoniano anche le letture sui cambi applicati nel secondo tempo, con l’argentino Gaston Romano che accelera l’architettura tattica, attraverso il recupero incessante dei palloni e l’intraprendenza al tiro; con Mazza ripristinato playmaker, ruolo ricoperto in due circostanze d’emergenza (nelle trasferte di Cerignola e di Francavilla Fontana, ndr); con Rossetti che impone struttura, fisicità, verticalizzazione e dialogo. La prima occasione è firmata dagli ospiti ionici al ventesimo: Bifulco s’incarica dell’esecuzione di un calcio di punizione accordato nei pressi del vertice sinistro, coinvolge Romano nello schema e propizia l’accorrente Provenzano che stampa la traversa con un gran destro al volo deviato. Un minuto più tardi, la Fidelis Andria fallisce a porta praticamente sguarnita, quando Bolsius approfitta di un errore in chiusura di Formiconi (ingannato dal terreno pesante per la pioggia) e serve Ekuban, il quale perde l’attimo e trascina fuori la sfera,  al cospetto di un Vannucchi coraggioso a disorientarlo. Improvviso il tiro cross effettuato da Mastromonaco dopo la solita incursione sulla destra, il quale scheggia il palo con la complicità dell’estremo difensore biancazzurro Vandelli al 24’. I federiciani provano a stuzzicare la porta ionica prima al 28’ con Bolsius, autore di un pregevole lavoro nello spazio stretto, concluso con una parabola bloccata da Vannucchi; poi al 31’ con Arrigoni che, intercettando l’assist di Candellori per vie centrali, sferra una conclusione fuori misura. Il Taranto timbra il terzo legno della sua partita al 34’: Ferrara confeziona un suggerimento dalla fascia sinistra per Bifulco, il quale si districa con precisione nell’opposta porzione dell’area, intuisce il movimento in girata sulla marcatura di Delvino e disegna un diagonale chirurgico col destro destinato sulla base del palo, previa deviazione salvifica da parte di Vandelli. Replica l’Andria al 38’ancora con Arrigoni, il quale tenta su calcio piazzato nella metà campo destra, con la traiettoria che s’abbassa e chiama in causa Vannucchi a tutelare in corner.

La ripresa s’inaugura con la suddetta metamorfosi della linea nevralgica (esce Provenzano, in difficoltà su qualche trama di contenimento, a favore di “Chapi” Romano). Ad impossessarsi dell’iniziativa sono i padroni di casa: al 52’ Ekuban opera corto per Finizio, artefice di un fendente destro che sorvola la trasversale. Trocini opta per gli inserimenti di Ventola e Djibril (per Ekuban e Paolini), mentre Capuano corregge il baricentro basso con l’innesto di Rossetti al posto di Semprini. Ne nasce l’opportunità al 68’, una combinazione interessante ispirata da Ferrara e Rossetti e completata dal colpo di tacco di Gaston Romano, in verticale e dal limite, a favore di Bifulco: l’ex attaccante del Padova crea un rasoterra frenato da Vandelli. L’epilogo è caratterizzato dalla girandola delle sostituzioni, poiché mister Capuano accorda fiducia al rientrante Diaby ed al giovane La Monica, mentre il collega Trocini getta nella mischia l’under Orfei. All’87’ l’intenzione di Rossetti, lanciato da Mastromonaco, potrebbe sorprendere ma è vanificata da Vandelli. Decisivo sarà invece l’intervento di Gianmarco Vannucchi all’89’: un istinto superlativo che libera il palo alla sua destra, protetto dal tentativo in girata ravvicinata da parte di Dalmazzi, esortato proprio dal neo entrato Orfei.