Quasi un mese in rossoblu. Ed un immediato senso di appartenenza alla nuova missione, un’osmosi professionale ed emotiva con l’ambiente ionico, un’ispirazione spiccata verso le metamorfosi di un reparto, quello offensivo, per il quale il suo profilo era stato individuato da tempo. Simone Rossetti, uno dei nuovi protagonisti della batteria d’attacco del Taranto, decisamente rimpinguata ed avvezza a sperimentazioni intriganti dopo l’emorragia di pedine non funzionali, scontente o infortunate, è entusiasta della sua scelta, certificata prima del ripristino del campionato a gennaio: “Dal primo giorno in cui sono arrivato, mister Capuano ha chiesto tanta intensità, soprattutto da noi punte pretende un particolare lavoro di sacrificio- esordisce il centravanti originario dell’Emilia Romagna, classe ’97- Bisogna essere preparati atleticamente, fisicamente e mentalmente. All’inizio ho avuto un po’ di difficoltà, perché abituarsi a certi ritmi energici richiede tempo, però sto piano piano entrando in forma e sto capendo nel dettaglio la didattica dell’allenatore”.
Peregrinazioni e dimestichezza sviluppate nei raggruppamenti centrosettentrionali, con un’unica eccezione d’annata nelle fila della Virtus Francavilla, Rossetti si appresta ad un’avventura stimolante: “Sono in prestito dal Renate. Taranto rappresenta una nuova dimensione che rispecchia le mie caratteristiche: la forza fisica, la vocazione al sacrificio, la voglia di offrire fino all’ultima goccia di sudore, mi ritrovo abbastanza bene in questo- spiega- Gli approcci sono diversi: nel girone C entri in stadi pieni di gente appassionata che incita, si provano sensazioni opposte rispetto all’atmosfera di impianti più desolati. Nel gruppo meridionale esiste molta intensità, molta potenza fisica, un agonismo superiore: non dico che sia una questione di abitudine, perché la complicazione tattica riguarda tutti e tre i gironi, però questo richiede vigore sia mentale che atletico”. Illustra le sue virtù, Simone Rossetti: “Sicuramente la forza fisica, il gioco aereo, l’intuizione nelle sponde sono le mie doti principali. Sono un attaccante a cui piace aggredire molto la profondità, ovviamente quando è possibile, e prediligo operare molto vicino all’area di rigore.
Una prima punta- si racconta- Concordo col mister sull’azione spalle alla porta: lui ha tanti anni di esperienza, conosce il calcio qui meglio di tutti. Confermo la mia ricerca anticipata da parte del Taranto: con lo staff tecnico ci siamo sentiti già alla fine di ottobre, si è creata subito sintonia, non ci ho pensato due volte: appena ho ricevuto la chiamata, ho preso la mia decisione. Non c’era bisogno di convincermi!”. Esaltato dal nuovo incarico, da incastonare in un sistema, il 3-5- 2, dogmatico ma non esente da oscillazioni e soluzioni originali in chiave avanzata: “Non avevo mai giocato con questo modulo però, attraverso gli allenamenti del mister, sto entrando nei meccanismi- ammette Rossetti- Ho in Tommasini un punto di riferimento che mi aiuta molto coi movimenti. Stiamo iniziando a trovare una quadra. Noi attaccanti, avendo caratteristiche diverse, riusciamo bene a completarci tutti: secondo me, ci possiamo togliere grosse soddisfazioni”.
Combinazioni ed assortimento nel ristrutturato comparto offensivo: “Christian Tommasini è l’attaccante un po’ più simile a me, è centravanti puro: contro la Turris, insieme abbiamo disputato una buona prestazione di reparto in cui ci è mancato solo il gol. Ci piace venire incontro per legare il gioco, attaccare la profondità e la linea avversariaesamina con spigliatezza l’ex prodotto del vivaio del Bologna- Alfredo Bifulco è più incline a prendere palla ed attaccare l’uomo: è uno dei giocatori più forti nel suo ruolo, l’ha dimostrato già ad Andria. Mauro Semprini, a mio modo di vedere, è un attaccante molto forte quando si defila, quando aggredisce la profondità. Anche Giuseppe La Monica mi ricollega a Tommasini: ottima prima punta giovane, affine alle mie caratteristiche”. Un trittico di partite disputate a gennaio dall’ex Renate: “Sono abbastanza soddisfatto. Catanzaro non fa troppo testo perché dovevo conoscere le qualità dei miei compagni e l’avversario era molto difficile da affrontare- ricorda- Con la Turris è stata un’ottima partita dal punto di vista sia tecnico che tattico da parte di tutti, in cui abbiamo avuto tante occasioni per passare in vantaggio ma è sempre mancata qualcosa negli ultimi metri. Con l’Andria è stata una gara più difficile: gli avversari si giocavano tanto in casa: anche lì abbiamo confezionato opportunità, però manca sempre quell’ultimo passaggio decisivo”. Il Taranto è squadra pragmatica, ordinata nell’interpretazione della fase di non possesso palla, non può ricercare ossessivamente il “bel gioco”, eppure qualche estetismo nella manovra inizia ad intravedersi: “Penso che siano state disputate prestazioni in crescendo- assicura Rossetti- Sta latitando però la finalizzazione, la parte più importante. Il livello dei miei colleghi di reparto è alto: alcuni sono reduci da periodi poco felici, necessitano di ritrovare la confidenza sotto rete. Ci conoscevamo per aver giocato contro, non sulle basi di comunicazione e di fraseggio: una motivazione per una sterilità offensiva transitoria. Sono sicuro che a breve riusciremo a sbloccarci tutti e segnare con continuità». La diserzione della Curva è destabilizzante anche per i neo tesserati ? “Non siamo delusi, ma ci dispiace, perché quando accetti di esibirti in uno stadio come lo Iacovone e non lo vedi pieno è un po’ come un colpo al cuore- confida- I tifosi avranno i loro motivi. Butteremo il cuore oltre l’ostacolo anche per loro”.