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Attacco a secco da sei gare. I dolori del Taranto che ha spento il motore

Il punto
Il Taranto

Battuta d’arresto e riflessione. Perché se è vero che il girone di ritorno rappresenta un “altro campionato”, un secondo atto della competizione in cui recitano squadre ristrutturate, colmate nelle proprie lacune tecnico-tattiche, rinnovate nel bagaglio della qualità individuale, persino trasformate negli interpreti e nello studio di soluzioni originali, è altrettanto fondamentale non smarrire l’identità strategica e lo spirito agonistico votato al sacrificio, all’umiltà ed all’applicazione.

Il Taranto deve confermare la solidità del percorso tracciato verso la meta della salvezza, approfittando del serbatoio di talento e di forza innovativa ricercato e garantito in epilogo della sessione invernale del mercato, abbandonando qualsiasi rischio di destabilizzazione, così come di sperimentazione eccessiva, quest’ultimo aspetto esplicitamente puntualizzato da Ezio Capuano già al termine della gara interna con la Gelbison (bocciato lo schieramento di un tridente puro, così come impossibile coadiuvare due centrocampisti con le peculiarità compensate in una classica linea nevralgica a quattro). Il mese calcistico di febbraio non è stato inaugurato in modo propizio: la formazione ionica è caduta a Foggia, sotto i riflettori del turno infrasettimanale, cedendo le armi ai satanelli di Fabio Gallo in evoluzione interessante e proficua, artefici di una manovra matura, organizzata, mnemonica, versatile nelle intuizioni dei suoi protagonistici, i quali hanno esercitato una supremazia territoriale ed un’iniziativa lucida, costante, velocizzata nel fraseggio e nella verticalizzazione, propedeutica a scardinare la fase di contenimento espressa dagli avversari.

Il derby vinto 2-0 dalla compagine dauna consta della necessità di discernere l’episodio dalla prestazione del Taranto: il doppio vantaggio è stato suggellato nel finale del primo tempo, il calcio di rigore concesso in maniera generosa ai padroni di casa e trasformato da Peralta al 39’, così come l’azione corale culminata nell’astuzia di Garattoni al 45’, hanno interrotto un confronto puntiglioso e strategico già nel suo stesso approccio, ma non hanno stimolato una reazione corretta, gagliarda e convinta nei rossoblu nel corso della ripresa. La fase di non possesso palla rappresenta un’arma importante per una squadra pragmatica come il Taranto, ma risulta fine a se stessa se la creatività continua a latitare in proiezione offensiva, se il baricentro basso complica i piani di intesa e sinergia dalla cintola in su, se l’impostazione dalle retrovie scaturisce principalmente in lanci lunghi, se le mezzali variate non supportano i cursori su entrambe le catene di destra e di sinistra. Troppo spesso la formazione ionica è stata costretta a ripiegare e concentrarsi sull’opera di recupero, vanificando il tentativo di ricerca della profondità anche e soprattutto attraverso le ripartenze: il Foggia ha preso le contromisure, ha approfittato degli appoggi errati e delle titubanze in disimpegno, ha amministrato senza patemi mentre gli antagonisti perdevano l’attimo nell’inerzia degli ultimi metri. Il concetto di “equilibrio” non può non prescindere dall’ inventiva e dalla concretezza sotto porta: il Taranto non segna dalla trasferta di Messina, ultima gara del girone d’andata disputata a dicembre, in cui s’impose 2-1 con le reti di Tommasini e Romano, assenti entrambi allo “Zaccheria” (febbre per il primo, trauma alla spalla per il secondo).

Metamorfosi non nell’assetto tattico dogmatico del 3-5-2 ma nella selezione dei titolari: la meta-partita degli ionici racconta del debutto del fresco ex rossonero Sciacca in difesa, insieme con Antonini e Formiconi, ma anche della fiducia accordata a Diaby nel ruolo di interno destro (ancora timoroso per i postumi del lungo infortunio, l’ivoriano), a Mazza per la mansione invocata di regista, a Crecco in versione mezzala mancina, poi esterno largo durante la seconda frazione di gioco, appannaggio di un’altra visione della mediana (con Provenzano e Labriola). Ancora: l’ennesimo attacco inedito, stavolta formato dai volenterosi Bifulco e Semprini, penalizzati dalla carenza di dialogo palla a terra e suggerimenti calibrati dalle fasce; successivo l’inserimento di Nocciolini, arruolato al fotofinish dal Giugliano in uno scambio di prestiti che ha coinvolto il giovane La Monica. “E’ la verità, un dato incontrovertibile: il Taranto non riesce a segnare da sei gare- ha commentato mister Capuano nel post derby- Abbiamo sbagliato spesso l’ultimo passaggio, abbiamo creato nella ripresa quando Nobile (portiere del Foggia, ndr) è stato protagonista di due parate importanti. Avevamo iniziato bene, ma la gara è stata stappata ancora una volta da un calcio di rigore dubbio. Dobbiamo migliorare sicuramente, anche se i due davanti mi sono piaciuti molto: uno legava e l’altro aggrediva la profondità”.

“Secondo me, il problema è che abbiamo perso un po’ di umiltà ed un po’ di cattiveria- ha confidato l’allenatore rossoblu- I nuovi arrivati aumentano la qualità, ma hanno giocato poco e non hanno grande consistenza a livello organico per attuare la tipologia di aggressione di gioco richiesta. Per come avevamo preparato la gara, la prestazione è stata spezzata dall’episodio, poi il Foggia si esprime sulla profondità lunga, cerca la transizione diretta e se ottiene un vantaggio o sfrutta uno spazio concesso, buca sistematicamente. Il rigore era inesistente, ma abbiamo sbagliato con Mastromonaco e Sciacca: non si può aggredire la figura oltre la metà campo, è un errore che ha aperto l’area”. “Il girone di ritorno è completamente diverso, i punti a disposizione diminuiscono e la singola partita pesa di più: sono tranquillo circa la correzione dei meccanismi per il conseguimento dell’obiettivo- ha dichiarato il trainer ionico- Sapevamo che alcuni elementi ingaggiati non giocavano da parecchio, ma le loro doti si riveleranno preziose per la squadra in funzione futuristica. Per acquisire la condizione, i ragazzi devono essere schierati: adesso devo essere bravo io nel centellinare, valuterò con l’esperienza del mio staff i prossimi inserimenti”.