MASSAFRA – Il Castello non è interamente di proprietà del Comune.
La scoperta quasi per caso durante la commissione cultura da parte dei consiglieri comunali Vito Miccolis del Pd e Giuseppe Cofano della Costituente di Centro.
Un fatto che accende i riflettori su tutta una serie di stranezze. In primis il fatto che solo oggi, a distanza di oltre quarant’anni dall’atto di acquisto dell’immobile, qualcuno rivendichi la proprietà di una parte del piazzale d’Armi.
La storia dell’acquisto del Castello inizia il 12 febbraio 1965 quando crollò il torrione sud-ovest. La Giunta Municipale deliberò la sgombero delle macerie e fu interessata la Sovrintendenza alle Gallerie e Monumenti di Bari per un piano di consolidamento e di restauro. Verso la metà del 1965 prese corpo il progetto del suo acquisto per cui fu interessato l’ufficio tecnico erariale di Taranto per i rilevamenti tecnici e le valutazioni finanziarie. L’intero complesso venne valutato in 50 milioni. Mediante la concessione di un mutuo da parte dell’INA, la città di Massafra con atto del 4.5.1976 n.113535 entrò in possesso definitivo del castello. Da quella data si è provveduto alla ricostruzione del torrione e sono stati effettuati numerosi lavori di restauro e di consolidamento dell’intero monumento. Lavori che hanno interessato anche la parte che ora si ritiene privata.
“Martedì – racconta Miccolis – nella commissione cultura, insieme al consigliere Cofano, ho chiesto agli uffici competenti tutta la documentazione di questa strana storia. Ho appreso anche che il Comune, tramite i suoi uffici, ha iniziato una trattativa per l’acquisto di quella porzione del cortile del castello ritenuta privata. L’intera vicenda è assurda perché non si comprende come gli uffici comunali non si sono accorti prima di non essere proprietari di quella parte del piazzale e perché sono stati effettuati importanti lavori con i soldi dei contribuenti. Tutto è nato dopo che il 27 luglio 2010 l’amministrazione comunale ha autorizzato ad una società l’attività di somministrazione di alimenti e bevande all’intero di alcuni locali del castello e l’area che il cittadino rivendica è utilizzata per l’attività di ristorazione.