MARTINA FRANCA – Con i suoi 103 anni (li aveva compiuti il 7 giugno) era il sacerdote decano dell’arcidiocesi e forse fra i più vecchi di Puglia. Si tratta di mons. Antonio Corrente, canonico onorario del Capitolo Metropolitano, i cui funerali sono stati celebrati dall’arcivescovo ieri pomeriggio a Martina Franca nella parrocchia del Divino Amore, dov’è stato a lungo parroco e dove (fino a quando la salute glielo permetteva) si recava a celebrare. Importante punto di riferimento per gli abitanti di zona Palombelle, quella chiesa fu “progettata e costruita” nei minimi particolari proprio da don Antonio. Costretto a casa dagli acciacchi della veneranda età, ogni giorno il sacerdote riceveva la Comunione e pregava il santo rosario, assieme alla nipote che lo accudiva, e la Liturgia delle Ore aiutandosi con l’audio del tablet. Don Antonio conservava nitidi i ricordi della giovinezza, soprattutto degli anni venti, quando era aspirante di Azione Cattolica nella parrocchia di San Martino, sotto la guida di don Olindo Ruggieri.
Di quest’ultimo egli ricordava le catechesi sul valore della grazia e del battesimo, che gli fecero nascere la vocazione, maturata durante la missione a Martina Franca dei padri benedettini di Parma, grazie ai quali sorse l’abbazia di Noci. A 12 anni ci fu l’ingresso in seminario, in un cammino verso il sacerdozio conclusosi il 5 luglio del 1942 con l’ordinazione. Don Antonio ha fondato in Camerun una scuola per ostetriche, frequentata oggi da una quarantina di allieve, in Afghanistan un asilo aperto alle bambine e in India una chiesa che volle dedicare alla “Santa Famiglia”. Autore di libri a sfondo teologico di una monografia sul dialetto di Martina Franca, egli è stato docente di religione in diversi istituti scolastici del posto: “Mi procura tanta soddisfazione – disse a tal proposito – incontrare gente di una certa età che ancora ricorda i miei insegnamenti e dai quali ha tratto beneficio nella vita”.
Ci riferì in occasione del centesimo compleanno: “Mi permetto di dare un consiglio ai giovani sacerdoti: mettete il sale del Vangelo nel mondo e non lasciate entrare il mondo nella Chiesa. Nella santa messa sarà bene che il celebrante si limiti a spiegare bene le letture e non si dilunghi su argomenti che non hanno nulla a che fare con la Parola di Dio, che deve essere al centro di tutto. Il sacerdote deve ritornare a servire, impegnandosi a far crescere la fede, grazie alla quale l’uomo migliora se stesso. Ripeto: bisogna mettere il Vangelo al centro della vita presbiterale, tutto il resto non conta!”.
Angelo Diofano