MANDURIA – I bersaglieri della sezione “Enrico Toti” di Manduria, riprendendo le proprie attività culturali dopo le limitazioni imposte dalla pandemia, hanno voluto realizzare una piccola mostra, attraverso una raccolta di foto che testimoniano alcuni momenti vissuti dai nostri militari nel periodo della Grande Guerra (1915- 1918) Le località che si vedono in fotografia sono le zone di combattimento verso i confini italiani del Nord, versante austro-ungarico, tra cui il Carso, l’Isonzo, Caporetto, il Piave, il Monte Grappa, Vittorio Veneto, “Ricordiamo che la prima guerra mondiale provocò numerosi caduti, mutilati e dispersi- sottolineano in una nota stampa i bersaglieri della sezione “Enrico Toti” – tutto iniziò con l’uccisione dell’arciduca ereditario d’Austria e di sua moglie, per mano di uno studente bosniaco a Sarajevo.
L’Austria dichiarò poi guerra alla Serbia, l’Italia all’Austria e tutto diventò un susseguirsi di interessi legati anche alla conquista di territori. Un fronte importante fu la zona di Caporetto, dove il generale Cadorna subì una dura sconfitta. L’avanzamento degli austroungarici era ormai incontrollabile, ma il generale Armando Diaz, preso il posto di Cadorna, riuscì a far indietreggiare gli invasori e a portare l’Italia alla vittoria”. Nelle foto della mostra si potranno vedere le postazioni di combattimento e difesa dei fanti italiani, bersaglieri e alpini nelle loro specialità, postazioni di vedetta, trincee eassalti in prima linea e al fronte- prosegue la notafotografie molto toccanti di caduti , feriti gravi o meno gravi, ma una straordinariamente significativa è quella di una madre che porta sulle gambe l’elmetto del figlio caduto in battaglia. Un opuscolo ricco di immagini sintetizza questa piccola mostra contributo, realizzata affinché il visitatore possa avere una visione, almeno in fotografia, di ciò che i nostri nonni hanno sofferto per il nostro Paese. Un grande ringraziamento va al Sindaco e alle autorità della nostra Manduria- conclude la nota stampa dei bersaglieri della sezione “Enrico Toti”- che ci hanno permesso tutto ciò, alla direttrice del museo storico che ci ha ospitati e a quanti visiteranno la mostra”.